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Guerre cruente in foreste (e in città)

La prima guerra documentata è durata circa 4 anni, dal 1974 al 1978, con undici morti e tre dispersi. Cruenta e crudele, con bevute di sangue delle vittime, lembi di pelle strappati e accanimento con pietre sul corpo di caduti. Ma non si tratta di un conflitto tra esseri umani: sono stati due gruppi di scimpanzé, a fronteggiarsi, nel Parco Nazionale del Gombe Stream (Tanzania).

Prima appartenenti ad un’ unica comunità, in seguito si divisero in due, Kahama, a sud, e Kasakela, al nord; quest’ultima più grande, con dodici femmine adulte, i loro piccoli e otto maschi adulti. Sei di questi uccisero il giovane Godi dell’altra tribù, che stava mangiando frutti su di un albero. Successivamente, vennero uccisi anche tutti i maschi adulti Kahama ed una femmina, altre picchiate e rapite. Quindi i Kasakela presero possesso del territorio degli avversari, ma per poco tempo, a loro volta scacciati dai confinanti Kalenda, molto superiori in numero e forza. La studiosa Jane Goodall fu davvero scioccata da questi ed altri eventi, avendo ritenuto fino ad allora gli scimpanzé più pacifici rispetto a noi.

Nel Kibale National Park, in Uganda, una colonia di scimpanzé si è via via ingrandita, fino a raggiungere il numero anomalo di ben 200 individui, con l’aumento di fenomeni di aggressività. Adesso il grande gruppo si è suddiviso in tre bande separate e nemiche, occidentale, centrale ed orientale. A volte dei maschi vengono uccisi da avversari con lo strappo di organi genitali.

Recentemente si assiste a scontri violenti lungo una strada che fa da confine, tra una “banda del tempio” di macachi e una di razziatori, dai territori contigui. La prima ha disposizione un grande albero di fichi e uno stagno , due risorse vitali, assenti nel territorio della seconda. Talvolta ci sono stati dei morti, ma in genere ci si limita ad una semplice scaramuccia intimidatoria.

Un forte conflitto si è verificato per strada anche in Thainlandia, a Lobpuri (“città delle scimmie”) tra molti macachi, che arrivano a circa seimila individui, su una popolazione di 55.000 persone. Prima i macachi godevano della benevolenza dei turisti che regalavano loro cibo e dolci. Poi con il Covid19 il numero di turisti si è ridotto notevolmente, per cui i macachi sono diventati più affamati e competitivi tra loro. Comunque, ogni anno a novembre durante il Festival delle scimmie, per loro viene preparato un enorme banchetto a base di frutta, caramelle e dolci. Forse si tratta di iniziative non opportune, poiché si sviluppa una certa abitudine a mangiare cose non ritrovabili in natura, con la conseguenza negativa di volerne ancora, a volte quasi pretenderle.

Addirittura nel Sud Ovest del Giappone, a Yamaguchi, si è avuto il ferimento di circa 50 persone da parte di branchi di macachi molto aggressivi, provenienti da montagne vicine. Le forze dell’ordine hanno dovuto catturare e abbattere un maschio di 4 anni, alto un metro. Adesso la gente non esce di casa se non munita di ombrelli e cesoie per difendersi.

Secondo gli studiosi, l’aggressività è un’istinto naturale, messo in atto soprattutto dal bisogno di procurarsi cibo, per la conquista di territorio e femmine con cui accoppiarsi, per cui avviene non raramente in natura, anche senza la presenza umana. Però c’è da dire che, nel solo Giappone, negli ultimi decenni, si è avuta una diminuzione di circa il 50% della superficie boschiva, a causa della deforestazione per l’urbanizzazione e lo sfruttamento di legno, per cui le scimmie tendono a sconfinare in territori ormai urbanizzati, abituandosi ad alimentazioni diverse, a volte condizionate anche dalle stesse persone. Quindi l’aggressività, in certi casi, potrebbe essere innescata ed accentuata anche da tali fattori antropici.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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