giovedì, Settembre 19

I fondi neri di Hitler

Con l’ascesa al potere nel 1933 Adolf Hitler in breve tempo riuscirà a mettere le mani su ingenti e crescenti disponibilità finanziarie del tutto al di fuori di ogni controllo pubblico e di revisione contabile. L’inizio dell’accaparramento di questi fondi neri avviene con la morte di Hindenburg, il vecchio Presidente, il 2 agosto del 1934. Il Fuhrer metterà le mani sui fondi presidenziali e grazie all’evirazione del Parlamento li sottrae sia alla revisione contabile del Ministero delle Finanze a cui erano soggetti sia all’approvazione del Reichstag.

Libero da qualunque vincolo e forma di controllo Hitler iniziò a spendere questi fondi conferendo dei sussidi mensili ai seguaci della prima ora. Già nel 1933, su suggerimento del Ministero degli Interni, Hitler attribuì un sussidio mensile di 300 marchi a 17 militanti della NDASP indicati come “precursori razzisti ed antisemiti” del movimento.

Nel 1936 la “generosità” hitleriana si estese a coloro che avevano conosciuto il carcere durante le ultimi fasi della Repubblica di Weimar ed oltre un centinaio, tra uomini e donne, ricevette un sussidio mensile oscillante tra i 50 e i 500 marchi, per servigi resi al partito nazista. Naturalmente in questa opera di foraggiamento del consenso e della fedeltà, Hitler non perse di vista gli alti gradi dell’Esercito.

Dal 1937 dai fondi neri del Fuhrer vennero prelevati 100.000 marchi all’anno per le vacanze del corpo ufficiali. August von Mackensen, ultimo feldmaresciallo superstite del Kaiser e quindi figura di alta caratura simbolica, riceve nello stesso anno in dono una vasta tenuta nel circondario di Prenzlau e come se non bastasse Htiler gli concede 350.000 marchi per le spese di ristrutturazione. Tutto ovviamente esentasse.

Per far fronte alle spese allegre del Furher nel corso degli anni questi fondi neri si ingrossano fino a raggiungere nel 1942 l’esorbitante cifra di 24 milioni di marchi. A questa montagna di soldi vanno aggiunti i diritti delle vendite del Mein Kampf che tutte le organizzazioni del partito acquistavano in blocco e dove si calcola che mediamente ogni cittadino ne avesse in casa almeno una copia. Solo nel 1933 questi diritti ammontavano ad 1,2 milioni di marchi.

A partire dal 1937 Hitler riscosse anche i diritti per l’uso della sua immagine sui francobolli della posta cosa che Hindenburg non aveva mai fatto. Secondo la testimonianza di Albert Speer, l’architetto del regime, uno degli assegni circolari consegnati dal Ministero delle Poste ad Hitler ammontava all’astronomica cifra di 50 milioni di marchi.

Altre cospicue entrate provenivano dalle donazioni annuali delle grandi aziende tedesche che sgomitavano per ingraziarsi il dittatore, dai diritti per la pubblicazione dei suoi deliranti discorsi e dai lasciti testamentari che con il crescere del culto della personalità del Fuhrer iniziarono a fioccare anno dopo anno.

Letteralmente sepolto da questa enorme massa di denaro non sorprende che con il classico gesto del demagogo Hitler rinunciasse allo stipendio ed all’indennità di Cancelliere che ammontavano complessivamente a 63.000 marchi l’anno. Una briciola rispetto al fiume di denaro che gestiva al di fuori di qualunque controllo e contabilità pubblica. Tutti esentasse.

Quando nel 1934 l’Ufficio delle Imposte di Monaco gli contestò un mancato pagamento delle tasse per ben 400.000 marchi, i vertici nazisti intervennero duramente sul capo dell’Ufficio Ludwig Mirre che con solerzia non soltanto chiuse il provvedimento ma si preoccupò di distruggere l’intero incartamento che riguardava la posizione tributaria di Hitler. Per questo accomodamento Mirre ricevette un aumento di stipendio annuo di 2000 marchi. Naturalmente esentasse.

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