lunedì, Settembre 16

I giochi di Olimpia

I primi Giochi Olimpici si svolsero quasi tremila anni fa, nel 776 a.e.v. In seguito si tennero ogni quattro anni per oltre un millennio. Gli atleti venivano a gareggiare da tutto il mondo greco, ragion per cui si parla di giochi panellenici (da pan, «tutto», ed héllenes, «greco»). Se ne tennero in totale 293 edizioni prima che l’imperatore romano (e cristiano) Teodosio, nell’ultimo decennio del IV secolo e.v., mettesse fine a tutte le feste pagane.

Naturalmente le discipline non soltanto erano molto meno numerose di quelle dell’era moderna ma anche piuttosto differenti. Si gareggiava ad esempio nella corsa dei carri o nel pancrazio una sorta di combattimento senza esclusione di colpi un po’ simile all’odierno kickboxing. Le gare si aprivano nell’Ippodromo con le gare di corsa dei cavalli con cinque carri, seguiva il pugilato, mentre la terza era una “lotta dolorosa”, il pancrazio appunto, poi veniva la corsa nei campi, la quinta era una disfida in armi (che terminava alla prima ferita inferta all’avversario), a seguire il lancio di un oggetto pesante (il solos, attrezzo in ferro rappresentante anche il premio), il tiro con l’arco al bersaglio, infine il giavellotto.

Il primo documento scritto che può riferirsi alla nascita delle Olimpiadi parla di una festa con una sola gara: lo stadion (gara di corsa). Da quel momento in poi tutti i Giochi divennero sempre più importanti in tutto il mondo greco. Successivamente altri sport si aggiunsero alla corsa con il numero delle gare che crebbe fino a venti, per durare sette giorni.

Per gli archeologi ritrovare il sito di Olimpia dove si svolgevano le antiche olimpiadi fu una sfida altrettanto appassionate della ricerca dei siti di Troia, Micene o Itaca. I tedeschi scavavano ad Olimpia già dal 1875.

Il sito di Olimpia non fu facile da trovare per gli archeologi. Dopo gli ultimi Giochi del 393 e.v., il santuario cadde man mano in disuso e infine fu abbandonato. I palazzi furono scossi e abbattuti da terremoti nel VI secolo e.v., e i fusti delle colonne dei magnifici templi rimasero a giacere sul terreno, gli uni accanto agli altri. Per aggiungere al danno la beffa, entrambi i fiumi della zona esondarono: prima il Cladeo e diversi secoli dopo l’Alfeo coprendo il sito con uno strato di limo e fango alto più di quattro metri.

Il primo a localizzarlo fu l’esploratore inglese Richard Chandler nel 1766, i francesi eseguirono degli scavi a Olimpia nel 1829 e recuperarono dal Tempio di Zeus frammenti di metope incise. Queste ultime, che si alternavano con dei triglifi (tre scanalature verticali), erano elementi architettonici spesso presenti tra le decorazioni dei templi greci fra la cima delle colonne e il tetto.

Furono però i tedeschi a contrattare con il governo greco per i diritti esclusivi a scavare nel sito dal 1875 al 1881. Noto come Convenzione di Olimpia, il contratto stabilì un precedente per tutti i successivi scavi in Grecia da parte di stranieri. Sanciva che tutti i beni scoperti durante gli scavi restassero in Grecia, a meno che il governo decidesse di consegnarne copie o facsimili a chi aveva eseguito i lavori, o al rispettivo governo, come ringraziamento.

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