Molti di voi avranno certamente letto “I pilastri della Terra”, considerato forse il capolavoro letterario di Ken Follett. Si tratta di un romanzo storico che racconta la costruzione di una cattedrale a Kingsbridge, in Inghilterra (località immaginaria nel Wiltshire). Ambientato tra il 1120 e il 1174, questo imponente romanzo di oltre 1.000 pagine, che ha venduto oltre 14 milioni di copie in tutto il mondo (1,3 soltanto in Italia) ha tra i suoi protagonisti assoluti, Tom il Costruttore.
L’opera di Follett riporta piuttosto fedelmente la crescente importanza di uno dei mestieri più apprezzati del Medioevo quello del muratore, declinato in tutte le sue graduate specializzazioni, dal cavapietre al capomastro.
L’importanza di questo mestiere inizia a crescere esponenzialmente dalla fine dell’epoca carolingia. Per costruire castelli, chiese e palazzi innanzi tutto ci vogliono le pietre ed occorre individuare le cave più vicine al luogo dove verrà edificato l’edificio, per ovvi motivi legati al trasporto di blocchi di materiale che possono superare il quintale. Generalmente l’attività di cavapietre viene esercitata in ambito familiare usando usando gli stessi strumenti fino al XVIII secolo (piccone, martello, sega a mano).
Il trasporto è una delle fasi più impegnative per rifornire il cantiere di questo materiale. Se il volume è ridotto e la distanza dal sito di costruzione prossima può bastare anche una semplice carriola. Se i blocchi di pietra iniziano a superare il peso di 50-80 chilogrammi, allora è necessario dotarsi di un argano in grado di sollevare il materiale fino al pianale di un carro, in genere trainato da buoi o cavalli. Se la cava è vicina ad un fiume le pietre vengono trasportate attraverso chiatte fino al punto della riva più prossimo all’edificio in costruzione.
Quando ad essere costruito è un edificio importante e imponente come una chiesa o un palazzo nobiliare è essenziale la presenza di un capomastro. Questa figura professionale riunisce in se le competenze di un “architetto”, di un direttore di cantiere e di un muratore ultra specializzato e dirige una squadra, talvolta numerosissima, di muratori, carpentieri e scalpellini.
La cronaca del monaco Gervasio riferisce i lavori di Guglielmo di Sens, capomastro per il nuovo coro della cattedrale di Canterbury (seconda metà del XII secolo). “S’impegnò a procurarsi le rocce al di là del mare. Costruì degli apparecchi per caricare e scaricare i battelli, nonché per trasportare il cemento e le pietre. Fornì ai suoi uomini che erano riuniti i pannelli (modelli) per tagliare la pietra e, senza perdere tempo, preparò altri elementi analoghi”.
Si diventa capomastro dopo aver scalato tutta la “gerarchia” del mestiere, da semplice manovale ad operaio specializzato e dopo aver servito alle dipendenze di un capomastro già affermato. Con l’incremento dell’edilizia religiosa e nobiliare questa figura, nei suoi elementi migliori, gode di un enorme popolarità e di un’alta considerazione. Questo status da “archistar” medievale è testimoniato da molti elementi.
Nel Duecento, Pierre de Montreuil, capomastro dell’abbazia di Saint-Germain-des-Près di Parigi, è talmente essenziale che la sua pietra tombale reca l’iscrizione doctor latomorum (maestro dei tagliatori di pietra) e che la moglie è sepolta al suo fianco. E come i grandi architetti dell’epoca moderna, i grandi capomastri medievali sono chiamati a servire in paesi molto lontani dalla loro patria.
Mathias da Arras, primo capomastro della cattedrale di Praga, sarà chiamato a prestare la sua opera a Narbona, in Francia. Spesso principi e duchi inviano i loro capomastri a studiare le opere di colleghi illustri, affinché ne carpiscano i segreti e possono emulare le loro costruzioni nei paesi d’origine.
Contratti ben precisi regolano il rapporto tra committente e capomastro, a titolo esemplificativo, riportiamo quello che impegna il Comune di Macerata che vuole raddoppiare il volume del palazzo comunale e farlo in pietra, (in un paese come l’Italia che solitamente costruisce a mattoni) e il capomastro proveniente dall’estero.
Ecco alcuni estratti del capitolato alla base del contratto di lavoro: “Costruirà le fondamenta e i muri di questa casa con lo stesso spessore di quelli del palazzo antico, fino alla spalletta, assottigliando questo muro fino al parapetto, proprio come nel palazzo antico […]. Farà elevare l’edificio su tre piani […]. E farà edificare su questa casa una struttura per il tetto con travi lunghe e solide, e assi di abete della medesima grandezza delle travi e delle assi della struttura del palazzo antico”.
Per saperne di più:
La “classe operaia” nell’Età di Mezzo
I pilastri della terra di Ken Follett
Fonti:
alcune voci di Wikipedia
Verdon, Jean. La vita quotidiana ai tempi del Medioevo
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