venerdì, Settembre 20

Che fine hanno fatto i tardigradi che si sono schiantati sulla Luna nell’aprile 2019?

I tardigradi sono un tipo di invertebrati celomati dalle caratteristiche straordinarie. Si tratta di più di un migliaio di specie animali classificate, tutte dalla minuscole dimensioni che oscillano tra  0,1 mm e 1,5 mm. In inglese sono detti “waterbears“, ossia “orsetti d’acqua“. Le specie marine sono incolori o bianco-grigiastre, mentre quelle terrestri o d’acqua dolce possono essere di vari colori, ad esempio arancioni, gialle, verdi o nere.

La super resistenza dei tardigradi

Quello che li rende speciali è la loro capacità di resistere ad ambienti estremi. Per saperne di più su queste eccezionali capacità di resistenza è possibile consultare l’articolo “I tardigradi gli esseri che erediteranno la Terra“. Si stima che questi minuscoli animaletti abbiano una vita media di circa 60 anni.

Lo schianto della sonda Beresheet

Ma quali sono i limiti di questi straordinari esserini? La risposta ci proviene da uno studio condotto da una ricercatrice della Queen Mary University di Londra. Alejandra Traspas, questo il suo nome, si è chiesta se la colonia di tardigradi presenti nella sonda israeliana Beresheet che si è schiantata sulla Luna nell’aprile del 2019 possa essere sopravvissuti all’impatto.

La sonda israeliana dopo un viaggio perfetto, mentre era in fase di allunaggio sul nostro satellite, per un guasto del motore principale si schiantava sulla superficie lunare. La domanda alla quale la Traspas cercava di dare risposta era se la colonia di questi iper resistenti animaletti fosse sopravvissuta ad un impatto del genere.

Prove kamikaze

Per scoprirlo la ricercatrice ha preso un campione di 20 tardigradi e li ha indotti in uno stato di ibernazione tenendoli per 48 ore al di sotto della temperatura di congelamento dell’acqua. Dopodiché li ha piazzati a coppie dentro a pallottole di nylon, che sono state poi sparate contro un bersaglio: ripetuti tentativi hanno dimostrato che gli orsetti d’acqua sopravvivono all’impatto fino a una velocità di circa 900 metri al secondo (3.000 km all’ora), oltre i quali letteralmente si spappolano.

Un impatto con le caratteristiche di quello della sonda israeliana produce anche una pressione spaventosa. I tardigradi riescono a sopravvivere fino a circa 1,14 gigapascal (oltre 10.000 atmosfere) – al di sopra l’effetto della pressione è lo stesso dell’impatto, ovvero lo spappolamento dei tardigradi. La Traspas ha fatto notare che l’impatto del lander Beresheet ha generato una pressione superiore: questo significa che con ogni probabilità gli “orsetti d’acqua” non sono sopravvissuti al violentissimo contatto con il suolo lunare.

I dubbi sulla teoria della panspermia

Lo studio della ricercatrice pubblicato su Astrobiology non è però soltanto un divertissement ma le sue conclusioni insinuano più di qualche dubbio sulla teoria della panspermia, ovvero l’ipotesi che  che suggerisce che i semi della vita (in senso ovviamente figurato) siano sparsi per l’Universo, e che la vita sulla Terra sia iniziata con l’arrivo di detti semi e il loro sviluppo, in seguito a collisioni di oggetti cosmici, quali meteoriti.

Stando ai risultati ottenuti da Traspas questo sarebbe impossibile, perché l’impatto di qualunque frammento di un corpo celeste su un altro pianeta sarebbe devastante e ucciderebbe tutte le forme di vita che vi fossero eventualmente abbarbicate, a parte forse qualche microrganismo ancora più resistente dei tardigradi, di cui però attualmente non siamo a conoscenza.

Fonti::

alcune voci di Wikipedia

Focus.it

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