giovedì, Settembre 19

Il cantante che annunciò la propria morte

Phil Ochs nato a El Paso il 19 dicembre 1940 è stato un cantautore militante e di protesta, con posizioni molto più radicali del primo Bob Dylan che divenne con il tempo uno dei suoi rivali più accesi. Ochs aveva dedicato la sua intera vita di artista lottando per un mondo migliore, aveva partecipato a cento marce della pace, a mille benefits per una causa giusta: e scritto decine di “canzoni sovversive” sulle orme di due giganti a cui si ispirava quali Woody Guthrie e Pete Seeger.

Questo appassionato esponente della sinistra libertaria americana però nel 1968 durante la convenzione del Partito Democratico subì una profonda delusione che mise in discussione tutto quello che aveva fatto fino ad allora.

Durante la Convention di Chicago, fine agosto di 50 anni fa, decine di migliaia di contestatori che chiedevano la fine della guerra in Vietnam si scontrarono in strada con la polizia, mentre il Partito Democratico si spaccava sul conflitto. La corrente guidata da Eugene McCarthy – il candidato anti-guerra che sfidava l’establishment che sosteneva l’impegno bellico in Estremo Oriente fu sconfitta da coloro che sostenevano la continuità con la presidenza Johnson. Il leader di quest’ultima Hubert Humprhrey ottenne la nomina a candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Gli scontri arrivarono fino nella hall della Convention e furono picchiati perfino alcuni delegati e parecchi giornalisti.

Profondamente amareggiato e interiormente svuotato Ochs fa uscire un album che fin dalla copertina rappresenta la sua morte come artista, si tratta di REHEARSALS FOR RETIREMENT, dove sulla copertina campeggiava una lapide in primo piano con la scritta “Nato a El Paso, Texas, 1940 – Morto a Chicago, Illinois, 1968” e un giovane con un fucile in spalla e sullo sfondo la bandiera americana. Il disco non ebbe successo come per altro i due album che seguirono in cui con grande dignità Ochs aveva cercato di passare dalle asprezze della protesta al meno urticante mondo della canzone d’autore.

La sua stagione era davvero finita ma Ochs non volle mollare e tentò di riciclarsi cercando di trasformarsi in un improbabile clone a metà strada tra Elvis Presley e Che Guevara per cercare di raggiungere quelle masse che le sue canzoni di impegno civile e protesta avevano soltanto sfiorato. Si trattò di un altro insuccesso che minò ulteriormente una personalità  tormentata dalla psicosi maniaco-depressiva e da problemi di identità dissociata.

La guerra nel Vietnam terminò ufficialmente il 30 aprile 1975; in quello che fu il suo ultimo evento da attivista, Phil Ochs organizzò un raduno The War is Over  al Central Park di New York, cui presero parte 100.000 persone venute a ascoltare lui, Harry Belafonte, Odetta, Joan Baez, Pete Seeger e altri. Ochs e Joan Baez  eseguirono insieme There But for Fortune, e Ochs chiuse con un’ultima esecuzione della sua The War is Over, asserzione finalmente vera.

Ochs nel 1975, un anno prima della sua morte

Dopo una lunga serie di comportamenti abnormi ed autodistruttivi, Phil Ochs si suicidò, un anno dopo,  il 9 aprile 1976 a casa di sua sorella, a Far Rockaway nello Stato del New York, dove aveva vissuto da bambino. Lasciato solo dalla sorella per soli dieci minuti, mentre lei era andata a fare la spesa, Ochs si impiccò alla porta del bagno. Il giorno successivo fu cremato, e le sue ceneri disperse dall’amico Andy Wickham dall’alto del castello di Edimburgo che aveva visitato da bambino, insieme alla madre di origine scozzese.

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