domenica, Settembre 8

Alimentazione di Tex e dei suoi pards: confronto con il vero cibo della Frontiera

Piccolo confronto tra il vero cibo della Frontiera americana e l’alimentazione di Tex e dei suoi pards. Tra gli appassionati del più celebre e longevo  fumetto italiano “Tex”  creato dall’arte del duo Bonelli-Galep, spesso si apre un dibattito su cosa e come mangiano Tex e i suoi pards e come quel tipo di tavola abbia qualche riferimento storico e di costume sulla vera alimentazione dei pionieri e degli uomini di frontiera del West americano.

L’alimentazione di Tex

Dando per accertato di una certa, esasperante monotonia nell’alimentazione di Tex e soci (bistecche alte tre dita con pantagruelico contorno di patatine fritte croccanti, spesso seguito da una fetta di torta di mele) e accertato altresì che una dieta continuativa del genere, per altro inondata da fiumi di birra e whisky, conduce alla tomba nel giro di pochi anni, essa cambia a seconda dell’ambientazione delle singole avventure. Quella descritta sopra rappresenta i classici pasti di Tex quando è in una delle cittadine della frontiera americana.

La dieta di Tex e pards però cambia quando risiedono nella riserva Navajo, allora il piatto principale consiste nella selvaggina che i nostri cacciano con insuperabile perizia. A volte durante lunghi viaggi di trasferimento sono costretti a mangiare soltanto il pemmican.

Il pemmican

Preparazione alimentare in uso ai nativi americani, il pemmican è prodotto a partire dalle parti magre di daino, bisonte o, successivamente, manzo, che vengono prima essiccate al sole o al vento e poi ridotte in poltiglia, mescolate con grasso sciolto e frutta secca in polvere, pressate in gallette e infine insaccate. Il pemmican ha la caratteristica di conservarsi a lungo e quindi di essere particolarmente indicato in caso di lunghe spedizioni dove non sempre era facile procacciarsi della selvaggina fresca.

Nei casi dove Tex e soci sono costretti a nutrirsi di questo alimento, la conclusione è affidata al caffè, rigorosamente nero e bollente, preparato da Kit Carson a cui lo stesso Tex riconosce un talento specifico.

Il vero cibo della frontiera

Contrariamente a quanto dice la vulgata la carne più consumata era quella di maiale salata accompagnata da patate, peperoni, fagioli e piselli. Molto forte andavano le uova generalmente strapazzate accompagnate con bacon fritto, mentre per quanto riguarda la carne, soprattutto durante i viaggi non si disdegnava la selvaggina (lepri, conigli selvatici e galline prataiole).

I pionieri amavano poi le Johnnycakes (focaccine che cuocevano all’aria aperta in pesanti padelle di ghisa, mettendo insieme farina di mais, acqua e qualche rimasuglio di grasso recuperato da altri piatti) mentre tra i dolci frittelle (chiamate slapjack) e mele fritte la facevano da padroni.

slapjack

Il pane poi fatto con il lievito madre e cotto spesso nel forno olandese,  era la fonte maggiore di carboidrati della gente del West fossero essi agricoltori stanziali che pionieri in cerca di una vita migliore verso l’Ovest. Talvolta quando i viaggi erano particolarmente lunghi si doveva surrogare il pane con delle gallette che si ammorbidivano nell’acqua.

E i beveraggi?

Per quanto riguarda il bere, un impulso fondamentale fu dato dalla nascita dei saloon, vera e propria icona del West. Il primo locale a fregiarsi del nome “Saloon” fu a Brown’s Hole, nei pressi del confine tra Wyoming, Colorado e Utah. Era il 1822 e il Brown’s Saloon fu una manna dal cielo per i trappers che vi si recavano per alleggerire le durissime giornata di caccia.

In questi locali che inizialmente erano dei tendoni che si allestivano nei pressi di miniere, campi di trapper o forti si serviva spesso un whisky grezzo i cui ingredienti erano l’alcool puro, il tabacco da masticare e lo zucchero. I nomignoli con cui veniva etichettato erano: succo di tarantola, occhio rosso, vernice per bare e acqua di fuoco.

Anche la birra veniva servita in questi locali ma la temperatura era sempre tale da renderla poco gustosa, almeno rispetto ai canoni attuali. I padroni tenevano la birra nel retro dei saloon, nella speranza di mantenerla un po’ fresca. Soltanto verso la fine dell’Ottocento con l’invenzione della ghiacciaia la birra gelata, invocata da Tex e Carson dopo una lunga cavalcata, ebbe un senso effettivo.

Per saperne di più:

I Saloon

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