lunedì, Settembre 16

Il declino demografico dell’umanità inizierà a fine secolo

Un recente studio pubblicato sulla prestigiosa rivista “The Lancet”, realizzato da un team di ricerca dell’Università di Washington coordinato dai professori Stein Emil Vollset e Christopher J L Murray, docenti presso l’Institute for Health Metrics and Evaluation della Facoltà di Medicina dell’ateneo di Seattle, apre un nuovo, inquietante scenario sull’andamento demografico della popolazione umana.

La continua crescita demografica del pianeta raggiungerà il suo picco tra 44 anni (nel 2064) e la Terra allora sfiorerà i 9,7 miliardi di individui, dopodiché inizierà un progressivo ed inarrestabile declino che alla fine di questo secolo farà scendere la popolazione mondiale a 8,8 miliardi (rispetto ai 7,7 attuali).

Può sembrare a prima vista poca cosa, ma perdere 1 miliardo di individui in 36 anni è fatto, che nel passato, appartiene a fasi in cui l’umanità ha dovuto confrontarsi con eventi quali guerre e pandemie (la prima guerra mondiale e la “spagnola) oppure il devastante ciclo pandemico della peste nera nel Trecento.

Lo studio ha modellato la popolazione futura in base a scenari di riferimento e alternativi in funzione dei tassi di fertilità, migrazione e mortalità. Il modello matematico messo a punto dai ricercatori si è basato sui dati del Global Burden of Disease Study del 2017, uno degli studi epidemiologici più completi mai realizzati.

Se il dato globale che ne emerge prevede il picco massimo della popolazione nel 2064 e poi la continua decrescita fino al minimo di fine secolo, diversa è la situazione per paesi (oggetto dello studio sono state 193 nazioni).

Alcuni di questi paesi, fra i quali Spagna, Italia, Portogallo, Giappone, Thailandia e Corea del Sud subiranno un crollo della popolazione superiore al 50%. Il dato italiano è forse tra i più prevedibili visto che già dal 2017 il nostro tasso di natalità è bassissimo: 1,34 nati per donna. La stessa Cina, il paese con più abitanti del mondo, circa 1,4 miliardi di esseri umani ad oggi, nel 2099 dovrebbe avere una popolazione dimezzata, pari secondo lo studio a 732 milioni.

Al contrario l’Africa ed il Medio Oriente vedranno la loro popolazione triplicata (da 1,03 a 3,07 miliardi di individui) con gli immaginabili sconvolgimenti geopolitici ed economici conseguenti.

Secondo il professor Stein Emil Vollset i fattori che innescheranno questo crollo demografico sono da ricercare ei: “miglioramenti nell’accesso ai contraccettivi e l’educazione delle ragazze e delle donne”. “Questi fattori – ha spiegato lo scienziato – guidano il tasso di fertilità: il numero medio di bambini che una donna genera durante la sua vita, che è il principale fattore determinante della popolazione. Si prevede che il tasso di fertilità totale globale diminuirà costantemente, da 2,37 nel 2017 a 1,66 nel 2100, ben al di sotto del tasso minimo (2,1 nati vivi per donna) ritenuto necessario per mantenere il numero della popolazione”.

Questo studio che ovviamente non può tenere conto di eventi imprevedibili ma concreti come guerre, carestie e pandemie rappresenta però, un campanello d’allarme, soprattutto per quelle aree del mondo e quei paesi che rischiano una definitiva emarginazione a causa di un rovinoso crollo demografico.

 


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