giovedì, Settembre 19

Il fallimento dell’operazione Rolling Thunder

Il 23 dicembre 1966, giunse in visita a Hanoi il vicecaporedattore del New York Times Harrison Salisbury, e fu una visita destinata ad avere importanti conseguenze propagandistiche. Il giornalista era stato scelto tra un folto gruppo di reporter che aveva chiesto il visto perché si opponeva alla strategia di bombardamenti a tappeto statunitensi.

Glii articoli di Harrison Salisbury

Pur con tutti i limiti d’azione a cui Salisbury fu sottoposto dalle autorità nordvietnamite, il giornalista americano alla fine del tour programmato maturò una profonda simpatia per il popolo vietnamita che per motivi discutibili doveva subire il bombardamento della nazione più potente del mondo. Negli articoli che scrisse per il New York Times e successivamente in un libro sposò completamente le teorie nordvietnamite senza preoccuparsi eccessivamente di verificarle tutte fino in fondo.

Il governo statunitense provò a demolire le tesi di Salisbury affermando che si basavano su dati statistici forniti dalla propaganda comunista. Ciò nonostante, il governo americano non fu in grado di negare in maniera convincente verità importanti e scomode, la principale delle quali era che una parte sostanziosa degli ordigni americani sganciati dal cielo cadeva nei posti sbagliati. Per esempio, durante gli attacchi alla centrale elettrica di Nam Dinh, le bombe caddero sugli adiacenti impianti tessili.

Danni collaterali

Erano gli stessi rapporti dell’aeronautica americana a confermare che almeno il 50% delle bombe sganciate dagli F105 finivano a più di 150 metri dagli obiettivi designati. I cosiddetti “danni collaterali” erano quindi ingentissimi. Insomma l’Operazione “Rolling Thunder” si stava rivelando se non un fallimento completo, un boomerang pericolosissimo.

Rolling Thunder era il nome in codice della prima delle quattro principali missioni di bombardamento effettuate dagli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam, sotto la presidenza di Lyndon B. Johnson. Si svolse tra il 1º marzo 1965 ed il 1º novembre 1968. Nonostante però gli articoli di Salisbury, un sondaggio del febbraio del 1967 mostrò che se l’ottantacinque per cento degli americani ora riconosceva che si stavano ammazzando civili vietnamiti, il sessantasette per cento continuava a dirsi favorevole ai bombardamenti. Questo orientamento dell’opinione pubblica fece si che nei mesi successivi la campagna di bombardamento si intensificò ulteriormente.

Una pioggia di bombe

L’operazione Rolling Thunder vide scaricare sul Vietnam del Nord circa 450.000 tonnellate di bombe uccidendo alla fine dei conti cinquantaduemila nordvietnamiti su diciotto milioni. La metà degli abitanti di Haiphong si diede alla fuga; la popolazione di Hanoi si ridusse di un terzo. I costi finanziari di questa campagna di bombardamenti furono per gli USA altissimi. Nel 1966 la campagna aerea costava agli Stati Uniti sei dollari e sessanta centesimi per ogni dollaro di danni inflitti e quasi dieci dollari un anno dopo.

Rolling Thunder distrusse il sessantacinque per cento dei depositi di petrolio, il cinquantanove per cento delle centrali elettriche, il cinquantacinque per cento dei ponti principali, 9821 veicoli e 1966 vagoni ferroviari. Nonostante questi risultati la campagna aerea si risolse progressivamente in un insuccesso politico e militare per gli Stati Uniti. I bombardamenti indiscriminati spinsero Unione Sovietica e Cina ad incrementare decisamente gli aiuti verso il Vietnam del Nord. Soltanto nel 1968 la sola Cina spediva qualcosa come 1000 tonnellate di rifornimenti al giorno attraverso la ferrovia a nord-est.

Hanoi ringrazia

Inoltre come confermava uno studio top secret della Commissione JASON per il Pentagono nel 1966: «Il bombardamento ha chiaramente rafforzato il supporto popolare accordato al regime, generando un entusiasmo patriottico e nazionalista». Hanoi quindi si trovava servito su un piatto d’argento il rafforzamento dello spirito combattivo dei vietnamiti proprio grazie agli ingenti danni collaterali di Rolling Thunder.

L’andamento della campagna aerea sarà uno dei motivi del ripensamento di uno dei “falchi” dell’Amministrazione americana: Robert McNamara. Prima di lasciare definitivamente l’incarico di Segretario alla Difesam, il 29 febbraio 1968, a un pranzo privato McNamara si lasciò andare ad affermare, con toni emotivi, la sua profonda delusione per la «devastante inutilità» dei bombardamenti. Al pari di altri capi militari più illuminati, aveva finalmente capito che con un mezzo del genere la vittoria, posto che la si conseguisse, sarebbe venuta soltanto imponendo una devastazione di proporzioni apocalittiche incompatibile con la gestione dell’opinione pubblica americana e di quella internazionale.

Il 1 novembre 1968 l’operazione Rolling Thunder si concludeva con un sostanziale fallimento.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Vietnam. Una tragedia epica di M. Hastings

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