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Il feudo nel Medio Evo

Il feudo era l’asse centrale di quel sistema politico, economico e sociale che viene definito come feudalesimo. Ma cos’era esattamente il feudo e da dove derivava questo termine? Innanzi tutto è bene specificare che questa definizione si diffuse abbastanza tardi nel corso di quel millennio che chiamiamo Medio Evo.

Per la prima volta viene citato in un documento dell’anno 899. Feudum deriva da fehu, “bestiame”, e richiama la concezione tipica delle genti nomadi (come lo erano i germani prima della fine delle migrazioni) per cui la ricchezza risiedeva nella quantità di bestiame posseduto. Una volta diventati stanziali, però, la vera ricchezza (e di conseguenza il potere) divenne la quantità di terra posseduta.

Correntemente però si preferiva usare il termine latino di beneficium (beneficio). Questi benefici potevano variare in modo molto significativo, si andava da vaste regioni comprendenti numerosi villaggi, fino a piccoli appezzamenti di terra. In base alla grandezza del feudo il vassallo si impegnava a corrispondere una serie di obblighi verso il suo signore. Quello principale era mettere a disposizione del dominus un certo numero di guerrieri in caso di bisogno, la proporzione comunemente accettata era di un uomo a cavallo ogni dodici mansi di terra, ossia circa trentasei ettari.

All’inizio questi benefici erano concessi soltanto in regime di possesso e non di proprietà ed alla morte del beneficiario tornavano nella disponibilità del Signore. Non potevano quindi essere venduti né trasmessi in eredità ai figli. Ben presto però i feudatari più importanti iniziarono a far pressione sulla corona perché concedesse loro l’ereditarietà. La ottennero in vista della campagna militare indetta dall’imperatore Carlo il Calvo nell’887: aveva bisogno di loro, quindi concesse di trasmettere il feudo ai figli in caso di loro morte in guerra.

Questa importante concessione divenne generalizzata ed a prescindere dalla morte in battaglia con una legge emanata da Corrado il Salico nel 1037, la famosa Constitutio de feudis. Il vertice del sistema feudale era il Re. A lui erano legati i vassalli, nobili di alto rango vincolati dal giuramento di fedeltà prestato con il rito dell’omaggio.

Sotto di essi c’erano nobili di rango medio e basso, i valvassori (mentre i valvassini non sono mai esistiti, si tratta di un falso storico). In fondo a questa piramide sociale c’erano i contadini liberi (massari), che potevano tenere il raccolto corrispondendo al signore un canone in denaro. Per ultimi e praticamente senza diritti c’erano i servi della gleba che pagavano un canone in natura corrispondente a parte del raccolto ed erano tenuti a prestazioni obbligatorie: le famose corvée.

Quali erano i compiti dei feudatari? Il vassallo poteva avere la delega per la riscossione delle tasse o per amministrare la giustizia in nome del Re, trattenendo per se le pene pecuniarie. E naturalmente come abbiamo già scritto fornire cavalieri e soldati per le imprese militari del dominus. Tra il IX ed il X secoli epoca turbolenta, caratterizzata fra l’altro dalle scorrerie ungare, saracene e vichinghi all’interno dei feudi iniziarono ad erigersi veri e propri castelli, che se da un lato corrispondevano a logiche militari di difesa del territorio assunsero presto una forte valenza simbolica.

Il castello iniziò a rappresentare il simbolo per antonomasia dello status del vassallo in una società sempre più policentrica. Ovviamente non fu così in tutta Europa. In molte aree, come la Scandinavia, il feudalesimo restò un fenomeno marginale, e in genere ogni regione ebbe le proprie peculiarità.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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