giovedì, Settembre 19

Il futurismo in Italia e in Europa

Il Futurismo è inizialmente legato alla figura del suo fondatore, Filippo Tommaso Marinetti (1876 – 1944), il quale ebbe una vita piuttosto movimentata; partecipò, infatti, a tutte le guerre del suo tempo perché nella guerra (da lui proclamata “sola igiene del mondo“) vedeva qualcosa di positivo quasi che essa potesse distruggere le forze obsolete del passato, sia in politica sia nell’arte, e creare con ardore e slancio le forme nuove dell’avvenire.

Nel 1909, a Parigi, egli dette inizio al Futurismo: un movimento che si scagliò politicamente contro le forme tradizionali della letteratura e delle arti. Il termine “futurismo” si oppone a “passatismo” e vuole significare distacco da una tradizione razionale, classica, accademica e anche sentimentale (“Uccidiamo il chiaro di luna!” si intitola un libello di Marinetti) e l’instaurazione di una nuova sorta di mitologia ricavata dal mondo contemporaneo della meccanica e della velocità.

Simbolo adeguato di questo atteggiamento tecnologico, violento e temerario è la sostituzione, operata nel primo Manifesto del Futurismo, dell’automobile da corsa alla Vittoria alata di Samotracia come compendio di bellezza.

Canone fondamentale del Futurismo è la simultaneità fra impressione ed espressione attuata in letteratura mediante le “parole in libertà“, cioè libertà dal ritmo prima, dalla convenzione grammaticale poi, sfociante al limite di un’onomatopea portata anche all’interno del discorso articolato che dovrebbe ridursi, per rappresentare il sinergismo dei vari ordini di sensazioni e la rapidità dei trapassi, a una serie di sostantivi giustapposti senza punteggiatura e modulati con novità tipografica.

In Italia i migliori scrittori affermatisi come futuristi sono stati Palazzeschi, Govoni, Marinetti. In Francia il Futurismo ebbe molta presa sull’opera di Guillame Apollinaire (Calligrammes). In Russia l’influsso del Futurismo vide il suo rappresentante principale (almeno agli inizi) nel poeta della Rivoluzione d’Ottobre Vladimir Majakovskij (1894 – 1930).

Nelle arti figurative il Futurismo lasciò un segno importante soprattutto nella pittura con Umberto Boccioni (1882 – 1916, morto in guerra) e con la prima attività di Carlo Carrà (1881 – 1966), e nella teoria dell’architettura con Antonio Sant’Elia (1888 – 1916, morto in guerra).

Il Futurismo tocca anche la prima opera pittorica di Ottone Rosai (1895 – 1957) e dello stesso Giorgio Morandi (1890 – 1964). I principali manifesti del Futurismo sono: “Il Manifeste du Futurisme” (1909), “Uccidiamo il chiaro di luna!” (1909), “Il Manifesto tecnico della letteratura futurista” (1912), “Distruzione della sintassi” (1913) scritti da Marinetti; “La pittura futurista” (firmato da Boccioni, Carrà, Russolo), “Il Manifesto della musica futurista” (firmato da Pratella e Russolo), “Il controdolore” (di Palazzeschi), “L’Antitradizione futurista” (di Apollinaire), “Il Manifesto del teatro sintetico futurista”.

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