Il grande errore di Hitler: allearsi con Mussolini

Le ragioni della futura alleanza tra Berlino e Roma iniziano a maturare quasi subito dopo il 1922, quando Benito Mussolini, assume l’incarico di Presidente del Consiglio e Adolf Hitler ancora molto lontano dalla sua ascesa al potere, viene conquistato dalla personalità del Duce.

Una fascinazione pericolosa

Già il 14 novembre di quell’anno, durante una riunione del Partito nazionalsocialista dei lavoratori (NSDAP) a Monaco, Hitler pretende che la Germania faccia causa comune con un’Italia «che vive la rinascita nazionale e ha davanti a sé un grande futuro». Il futuro Fuhrer non si ferma qui, tre anni dopo, sul Mein Kampf, sostiene che la Germania può avere soltanto due alleati: l’Inghilterra e l’Italia.

Tale è l’infatuazione per Mussolini e il fascismo che Hitler dichiara più volte di essere pronto a rinunciare a qualsiasi pretesa sul Sud Tirolo può di ottenere l’agognata alleanza con l’Italia. Lo afferma molto chiaramente nel «Secondo libro», che scrive nell’estate 1928. Fino a quel momento Hitler non ha mai incontrato Mussolini.

Il primo vertice

Il primo incontro tra i due dittatori avviene nel giugno del 1934 a Venezia. Si tratta del primo dei diciassette incontri che segneranno le vicende politiche e umane dei due e che si concluderanno tragicamente in seguito alla disfatta della seconda guerra mondiale. ll 13 giugno 1934, Hitler giunge in Italia, precisamente a Stra (Venezia), dove sorgeva l’antico aeroporto San Nicola. La scelta del luogo era stata indicata da Mussolini stesso, intenzionato a colpire nell’orgoglio il cancelliere tedesco. Venezia, infatti, da un lato incarnava i valori di una resistenza storica al Germanesimo e all’Islam, dall’altro il simbolo dei territori irredenti strappati all’ex Impero austro-ungarico.

Nonostante questo tentativo di intimidire l’ospite, Hitler si mostrò colpito dal suo mentore, nonostante l’incontro fosse viziato da alcune tensioni politiche tra i due paesi, soprattutto a proposito delle mire naziste sull’Austria.

Il reale stato delle cose

Fino al 1938 la Germania sottovalutò l’impreparazione economica e militare italiana. La potenza economica della penisola sbandierata con enfasi nel Mein Kampf si rivelerà poco a poco, come un pericoloso miraggio. Il paese ristagna economicamente e soprattutto dipende da massicce importazione di tutte le principali materie prime. La cattiva gestione e la corruzione sono fattori endemici. E se Hitler ancora nel 1937 non vuole che la reale fotografia della situazione italiana possa ostacolare l’alleanza con l’amico e sodale Mussolini, il ministero tedesco della guerra osserva che, in caso di conflitto, l’Italia sarebbe stata un fardello economico per i suoi alleati, a meno che non si riesca a garantirle sufficienti approvvigionamenti di materie prime.

L’errore più grave

L’errore di valutazione più grave però Hitler e la Germania nazista lo fanno sullo stato dell’esercito italiano. Il Führer lo ritiene forte e battagliero, forse accecato dalla politica estera aggressiva messa in campo da Mussolini fin dal 1932. Le vittoriose guerre coloniali in Libia e Abissinia, l’impegno a fianco delle forze franchiste in Spagna inducono in errore il Furher che pur notando certe evidenti fragilità delle forze militari italiane, le ritiene marginali rispetto alla prova di forza offerta sul campo.

Solo nel 1940 finalmente Hitler avrà contezza della reale situazione dell’Italia, paese senza una lira e il cui esercito è contraddistinto da lacune strutturali, tecnologiche e organizzative. Le forze italiane non sono concepite per una guerra di movimento. La dottrina militare è ancora, con qualche imbellettamento, quella della Prima Guerra Mondiale, con un’esasperazione del ruolo della fanteria e della supremazia numerica. L’armata è scarsamente motorizzata e non investe nei reparti corazzati. Anche l’artiglieria è vetusta: si appoggia perlopiù a modelli della Prima guerra mondiale rimodernati alla bell’e meglio.

Anche la Marina Militare….

Alla fine i tedeschi riportano qualche speranza soltanto sulla Marina italiana che sulla carta era di tutto rispetto.  Nel 1940 la Regia Marina, per numero di unità e dislocamento in tonnellate di navi da guerra, si collocava quinta nella classifica delle marine più grandi al mondo e poteva dispiegare una notevole componente di battelli subacquei, seconda solo all’Unione Sovietica e avvantaggiata dall’unità del teatro di operazioni: il Mar Mediterraneo e in piccola parte nell’Oceano Atlantico.

In realtà anche la Marina Militare, sia per evidente lacune tecniche (radar) che per l’assenza di chiari e concreti piani operativi, fallirà il compito di assicurare la supremazia navale nel Mediterraneo, indispensabile per garantire la filiera della logistica del teatro di operazioni nord africano.

Il Patto d’Acciaio

Nonostante che ormai fosse chiaro come l’Italia rischiava di essere un Alleato fragilissimo, Hitler porta a compimento il suo antico desiderata e sigla con l’Italia il 22 maggio 1939, il Patto d’Acciaio con il quale i due paesi si promettono illimitati aiuti anche in caso di guerra scatenata da loro. Poco più di tre mesi dopo, la Germania attaccherà la Polonia innescando il secondo conflitto mondiale.

Per dieci mesi circa l’Italia non scenderà in guerra, nonostante il Patto d’Acciaio e in questo lasso di tempo Hitler avrà modo di sperimentare sia i motivi di contrasto con l’alleato per le aspirazioni imperialistiche delle due dittature (Balcani), sia la testardaggine del Duce di voler svolgere una guerra parallela e autonoma rispetto alla Germania, prima in Nord Africa e poi in Grecia.

In entrambi i casi l’impreparazione delle forze armate italiane sarà così evidente e drammatica che per impedirne il collasso dell’Italia, la Germania sarà costretta ad intervenire destinando uomini e mezzi su fronti strategicamente poco significativi al solo scopo di salvare Mussolini. Tra i tanti errori strategici commessi da Hitler nel corso della seconda guerra mondiale, un posto di rilievo certamente è destinato alla scelta di allearsi con l’Italia di Mussolini.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

AA.VV. I grandi errori della seconda guerra mondiale

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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