lunedì, Settembre 16

Il Grinta

Ci sono molti romanzi, a volte piccoli capolavori o comunque opere di culto, che restano sconosciuti al grande pubblico schiacciati da trasposizioni cinematografiche che hanno fatto la storia del cinema. Uno di questi è “Il Grinta” di Charles Portis.

Portis (classe 1933) nato ad El Dorado in Arkansas deve la sua fama soprattutto per questo romanzo ambientato nell’epopea western americana, nelle terre selvagge dell’Arkansas, al confine con lo sterminato Territorio Indiano dove si aggira Mattie Ross,  una straordinaria ragazzina di quattordici anni che intende vendicare l’assassinio del padre. E per farlo si rivolge al più spietato e crudele sceriffo federale dello Stato, Reuben Cogburn, detto “Il Grinta”.

Le 175 pagine del romanzo che sfruttano ampiamente e con grande ritmo una struttura dialogica, descrivono con pennellate di umorismo, il mito della frontiera americana con insuperata maestria. Il romanzo ha ispirato intere generazioni di lettori e soprattutto di registi ad iniziare da Henry Hathaway che ne fece un film che permise al grande John Wayne di aggiudicarsi l’unico Oscar della sua carriera.

Nel 2010, quaranta anni dopo il capolavoro di Hathaway, i fratelli Coen realizzeranno un remake con Jeff Bridges e Matt Damon. Non era un’impresa facile realizzare un remake del film di Henry Hathaway che fece vincere l’Oscar al suo protagonista. Ma, come sempre, i Coen riescono a costruire un’opera totalmente personale pur rispettando (più dell’originale) lo spirito del romanzo di Charles Portis a cui la sceneggiatura si ispira. 

Vale la pena fare il percorso a “rovescio” e leggere il romanzo magari dopo aver visto uno o entrambi i film che ne sono derivati. DI sicuro non si rimarrà delusi.

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