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Il mistero Tunguska, ricercatori italiani fanno nuova luce

Il mistero Tunguska, ricercatori italiani fanno nuova luce. Tunguska è stata devastata da un’esplosione che il 30 giugno 1908 distrusse oltre duemila chilometri quadrati di taiga siberiana. Questa fu molto probabilmente dovuta all’impatto di un corpo celeste. I frammenti del meteorite però non sono mai stati rinvenuti. Una nuova ricerca ha individuato l’area in cui cercare i resti.

Lungo le rive del fiume Tunguska, nella Siberia centrale, il 30 giugno 1908 si è verificato quello che viene ad oggi considerato l’impatto del millennio. Qui avvenne un’esplosione da 15 megatoni prodotta probabilmente da un meteoroide con un diametro tra i 50 e gli 80 metri. L’evento rase al suolo milioni di alberi a causa di una terrificante onda d’urto. Il rumore dell’esplosione venne udito fino a mille chilometri di distanza. Le registrazioni sismiche e barometriche dell’epoca hanno permesso di conoscere, con una buona approssimazione, l’ora dell’evento. Questo è avvenuto alle 07:14:28 locali. Ad oggi, ciò che non è noto è cosa lo abbia causato.

Il mistero di Tunguska

Il mistero di Tunguska interessa i ricercatori da oltre un secolo e ha creato le teorie più disparate. Tra le possibili cause c’è l’antimateria e un attacco extraterrestre. Tralasciando queste ipotesi è piuttosto probabile che a schiantarsi sulla taiga fosse stato un corpo celeste. Quest’ultimo però, non è mai stato ritrovato.

Una nuova ricerca, condotta da tre ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica, l‘Inaf, ha localizzato in quale zona cercare gli eventuali resti. Ma per quale motivo non è mai stato recuperato alcun frammento? Il celebre Meteor Crater circa 50 mila anni fa, fu ritrovato. Mentre a Tunguska di crateri non vi è traccia alcuna.

Sono numerose le ipotesi a riguardo. Potrebbe essere stata una piccola cometa, un corpo quindi formato da ghiaccio. Forse è stato un asteroide fragile, quindi non di metallo, come l’asteroide che colpì l‘Arizona, ma di roccia un oggetto più frantumabile. Un’altra ipotesi è che l’oggetto fosse di metallo ma con un angolo talmente radente da “rimbalzare” sull’atmosfera. Se l’ultima ipotesi è corretta, la domanda è se è fisicamente possibile? E dove dovremmo cercare?

Il mistero di Tunguska: la ricerca

La nuova ricerca, appena pubblicato su Icarus. vuole trovare una soluzione al mistero di Tunguska, Mario Di Martino, Giovanna Stirpe e, primo autore dello studio, Albino Carbognani, autore di articoli divulgativi su Media Inaf e sul suo blog Asteroidi e dintorni, sono i tre esperti che hanno cercato di ricostruire la più probabile area di dispersione dei frammenti della caduta di un piccolo asteroide, il cosiddetto strewn field.

Albino Carbognani ha spiegato che: “In effetti le testimonianze degli eventi raccolte all’epoca della caduta parlavano di pietre comparse nella foresta subito dopo la catastrofe. Purtroppo, la prima spedizione di Leonid Kulik è stata fatta solo 19 anni dopo. Quindi, gli eventuali frammenti macroscopici hanno avuto tutto il tempo per essere inghiottiti dal fango della taiga”. Ma quanto erano macroscopici i resti, e qual è la probabilità che siano giunti al suolo?

Albino Carbognani ha risposto al quesito dicendo che: “Per un Tunguska Cosmic Body (Tcb) avente un’energia cinetica di 15 Mt, quella più accettata per l’evento, e velocità atmosferica nel range 11-20 km/s, tipica di un impatto asteroidale, un frammento dell’ordine del metro di diametro e con una forza di coesione nel range 14-85 MPa poteva resistere all’onda d’urto. L’oggetto poteva quindi sopravvivere all’airburst avvenuto a circa 8,5 km di quota e arrivare al suolo”.

Il ricercatore continua spiegando che: “La coesione necessaria non è particolarmente elevata. Quindi è probabile che esistano frammenti macroscopici del Tcb. Viste le piccole dimensioni dell’asteroide, il Tcb molto probabilmente era un corpo monolitico e non un rubble pile come ad esempio Bennu, che è molto più grande”.

Il mistero di Tunguska: dove sono i resti?

Albino Carbognani e i colleghi, per comprendere il luogo in cui potrebbero essere i resti, hanno messo insieme i pochi dati disponibili. Questo grazie alle testimonianze storiche e alle numerose campagne scientifiche che si sono succedute da allora. Tra i dati ci sono l’azimut della direzione di provenienza, il possibile angolo d’ingresso e l’epicentro dell’esplosione.

I ricercatori hanno inserito i dati in un modello messo a punto utilizzando un altro impatto, quello del secolo, l’evento di Chelyabinsk del 2013. Grazie alla loro pluriennale esperienza con il progetto Prisma, coronata dal primo successo avvenuto nel 2020 con il ritrovamento della meteorite di Cavezzo, e ad un software, il Meteorite Finder, da loro sviluppato per calcolare il cosiddetto “volo buio”, o dark flight, di un meteoroide e delimitarne l’area di dispersione sul terreno, hanno individuato la regione più promettente.

Albino Carbognani conclude affermando che: “Dai calcoli risulta che il possibile strewn field di Tunguska è collocato a circa 11 km a nord-ovest dall’epicentro dell’esplosione e ha un’estensione di circa 140 km quadrati. Se ci sono le meteoriti macroscopiche devono essere sottoterra. Perché quando sono arrivate al suolo avevano ancora abbastanza energia cinetica per penetrare il fangoso suolo siberiano. Il caso Tunguska non è ancora risolto. Però potrebbero esserci dei frammenti del Tcb, che aspettano solo di essere rinvenuti. Le informazioni che potrebbero ottenersi chiarirebbero la natura del corpo oltre ogni ragionevole dubbio. Sarebbe la soluzione di un “mistero” che dura da più di un secolo e che è ora di risolvere”.

FONTE:

https://agi.it/scienza/news/2023-11-03/mistero-meteorite-tunguska-impatto-siberia-cause-23784395/

Fabiana Leoncavallo

Laureata in architettura, mi ritengo una persona piuttosto poliedrica. Grande appassionata di scienze, astronomia, storia, letteratura, cinema e serie tv, tutti argomenti che amo descrivere nei miei articoli, che si basano su ricerche valide. Inoltre, amo molto effettuare studi sulla natura, sugli animali, sui cambiamenti climatici, sulla salute e l’alimentazione.

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