domenica, Settembre 8

Il muflone

Secondo una leggenda sarda, un pastore quasi sempre isolato dalla comunità vicina, conduceva il suo gregge al pascolo di prima mattina. Un giorno, salendo in montagna, visto un muflone, gli puntò il fucile contro, ma quello gli confessò di essere lo spirito di suo nonno. Allora il pastore, impaurito, corse subito alla sua baracca, dove si era acceso un incendio, che fece in tempo a bloccare. Il muflone gli aveva permesso di salvare la sua abitazione.

Caratteristiche generali

Il muflone europeo (Ovis gmelini musimon), mammifero artidiattilo, ungulato, della famiglia dei Cervidi, discende da quello asiatico. Vive in particolare in Sardegna, Corsica, Cipro, e in altre isole minori, ma dal 1700 è stato introdotto anche in Europa, poi in Cile e negli Stati Uniti. Il pelo si scurisce d’inverno, ma è bianco sul muso, parte interna delle orecchie e attorno agli occhi. I maschi si distinguono dalle femmine, di colore marroncino, per due grosse corna ricurve, fisse su basa ossea, ambiti trofei di caccia.

Habitat e struttura sociale

Il muflone vive principalmente in zone collinari e rocciose, dove trova rifugio quando si sente in pericolo. Comunque si può spingere anche in foreste di conifere e latifoglie, fino ad altezze di circa 1500 metri.

Mentre le femmine con i loro piccoli vivono in grossi gruppi, i maschi, in genere coetanei, vivono in altri, separati da loro e più ristretti. Invece gli esemplari più vecchi preferiscono stare soli. Non sono territoriali, non avendo ghiandole odorifere adeguate per contrassegnare confini. A volte però si scatenano combattimenti per una certa zona territoriale o per l’accoppiamento.

Alimentazione e comportamento

Animali da pascolo, oltre che di erbe, i mufloni si nutrono anche di tanti altri vegetali e varie ghiande, anzi possono brucare persino piante abbastanza dure, evitate da altri animali.

Piuttosto diffidente verso chi potrebbe disturbarlo, appare di indole più pacifica nelle zone che ritiene sicure. Più corridore che arrampicatore, il muflone si accorge di potenziali pericoli grazie all’udito, l’olfatto e la vista molto fini.

Corteggiamento e riproduzione

Nel mese d’ottobre, o anche dopo, in zone più fredde, i maschi si avvicinano ai branchi femminili, attratti dal loro odore. Entrano in competizione tra loro per attirarle. Si scontrano con cozzate frontali di corna o con vigorose spallate. Nel primo caso essi, dopo una breve rincorsa, si saltano addosso con forte impatto, persino sonoro, udibile anche da lontano.

Nel secondo, invece, meno violento, essi si spingono l’un l’atro, con le corna incrociate. Da notare però che si tratta di comportamenti ritualizzati, senza grosse ferite, per stabilire solo chi è il più forte, senza la soppressione o il ferimento grave del perdente.

Tra marzo ed aprile, le femmine lasciano il gruppo e, dopo circa 5 mesi di gestazione, partoriscono isolate uno o due piccoli, già capaci di muoversi, allattati inizialmente ogni 15 minuti, per sei mesi. La maturità sessuale si raggiunge a circa un anno e mezzo di età. Poi d’estate femmine e piccoli si riuniscono in una quarantina. La vita media di un muflone oscilla tra i 12 e i 15 anni di età.

Situazione e problematiche attuali

I mufloni, in base alla convenzione europea di Berna (1982), sono specie protetta, ma in Italia ciò si attua realmente solo nell’Asinara, con territorio inaccessibile ai cacciatori e nella riserva privata di Capo Figari e Figarolo, nell’estrema punta nord-orientale della Sardegna, con adeguati controlli.

A volte però ci sono iniziative non positive se considerate a lungo termine. Nell’isola del Giglio, ad esempio, negli anni ’50 furono introdotti 7 mufloni, che però nel tempo sono cresciuti molto in numero, arrivando a circa 150. La conseguenza di questa sovrappolazione rispetto ad piccola isola, con flora e fauna protette, ha comportato una drastica riduzione, in particolare dei lecci, ma anche di giovani arbusti, che quindi non si potevano più riprodurre.

La soluzione a questo errore di collocazione è stata drastica ed ha comportato l’abbattimento di 35 capi, nonostante le proteste animaliste, e il trasferimento di 52 in altre zone. In Sardegna la popolazione attuale è abbastanza numerosa, con oltre 2.000 esemplari, dovuta anche ad introduzioni, che però potrebbero creare una certa competitività con i camosci.

Per saperne di più:

Ovis Musimon

Fonti:

Wikipedia, Ente gestione Aree protette (Alpi marittime), Ambiente.regione.emilia-romagna.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights