giovedì, Settembre 19

Il paradosso della tolleranza

Nelle società occidentali che fondano i loro regimi su base democratica sempre di più si sostiene che le libertà di parola e di pensiero, anche attraverso le forme sociali organizzate devono essere assolute. A tale proposito si invoca il principio che una società democratica debba forzosamente fondarsi su una assoluta tolleranza. Apparentemente questo concetto non fa una grinza, ma è davvero così semplice?

Nel 1945 il filosofo austro-britannico Karl Popper (1902-1994) conosciuto per le sue posizioni liberali e la difesa della società aperta, formulò un paradosso passato alla storia come “il paradosso della tolleranza“. Semplificando il paradosso recita che un’ipotetica società fondata sull’assoluta tolleranza sarebbe inevitabilmente stravolta e dominata dalle frange minoritarie intolleranti presenti al suo interno.

Popper conclude provocatoriamente che una certa dose di intolleranza è necessaria proprio per preservare i caratteri di una società nel suo complesso tollerante e aperta. Questo paradosso viene formulato da Popper ne La società aperta e i suoi nemici Vol. 1. Popper nella sua dissertazione si rifà a Platone e in particolare  al ragionamento del filosofo greco sulla consapevolezza dei rischi che porta con sé la sacralizzazione del concetto di governo democratico.

Uno degli aspetti di questa sacralizzazione risiede nel totem assoluto della tolleranza. Una tolleranza quasi senza limiti. Persino uno dei filosofi che hanno difeso con maggior forza la tolleranza anche verso le frange intolleranti, John Rawls (1921-2002), nel 1971 sosteneva:  “Mentre una setta intollerante in sé non ha il diritto di lamentarsi dell’intolleranza, la sua libertà dovrebbe essere limitata solo quando i tolleranti credano sinceramente e ragionevolmente che la loro sicurezza e quella delle istituzioni della libertà siano in pericolo”.

Nel 1987 Michael Rosenfeld, professore di legge alla Yeshiva University di New York, affermò che “sembra contraddittorio estendere la libertà di parola a quegli estremisti che […] se avessero successo, sopprimerebbero spietatamente le parole di quelli con i quali vanno in disaccordo.” Questa enunciazione la ritroviamo nel concreto dibattito quotidiano su quali limiti dare alla libertà di espressione di formazioni neonaziste o neofasciste, che propugnano una concezione totalitaria dello Stato che priverebbe delle libertà politiche e di espressione coloro che professano la tolleranza.

Insomma come si può intuire da queste poche righe se si è ragionevolmente sicuri che un regime di tolleranza assoluto sia altamente pericoloso per le società democratiche rimane difficile capire dove porre il limite dopo il quale una società libera per preservarsi deve agire in modo intollerante verso le minoranze intolleranti.

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