lunedì, Settembre 16

Il raduno di Norimberga

Uno dei momenti cruciali dell’imposizione del culto di Adolf Hitler si svolse dal 5 al 10 settembre 1934 nella Giornata Nazionale del Partito a Norimberga. Cinquecento treni portarono 250.000 persone fino ad una stazione ferroviaria costruita per l’occasione. I partecipanti furono ospitati in una gigantesca tendopoli confortati da pantagrueliche libagioni a base di cibo e birra.

Alle porte della città, nel vasto campo Zeppelin, decine di migliaia di camicie brune, SS ed attivisti del Partito Nazista, celebrarono una serie di rituali codificati con il Furher. Alla serie di discorsi, cori, sfilate marziali dopo il tramonto fecero seguito fiaccolate e una cerimonia dalla spettacolare coreografia con i fasci di luce proiettati verso il cielo da oltre 100 potenti riflettori.

Nell’arena la luce dei proiettori faceva risaltare il rosso, il bianco ed il nero di 30.000 svastiche che i portabandiera innalzavano sopra le file delle camice brune. Un corrispondente americano presente al raduno scrisse per il suo giornale che tutta la cerimonia era pervasa da un “misticismo di stampo religioso”.

All’apparizione di Hitler trentamila braccia si alzarono nel saluto nazista mentre il Furher camminava ieraticamente nel sentiero centrale. Il giornalista americano sperimentò direttamente l’entusiasmo e la venerazione sfrenata che Hitler produceva sui suoi sostenitori. L’intera cerimonia si chiuse con una interminabile parata di unità militari e para militari per le vie di Norimberga eseguite con la proverbiale sincronia nazista.

Hitler aveva voluto che tutto l’evento fosse ripreso cinematograficamente e nonostante la contrarietà del Ministro per la Propaganda Goebbels aveva scelto una giovane regista Leni Riefenstahl, allora appena trentaduenne, dandole totale carta bianca.

Con trenta cineprese a sua disposizione, 16 operatori ciascuno coadiuvato da un assistente e 4 furgoni di attrezzature acustiche la Riefenstahl realizzò un documentario come fino ad allora non si erano mai visti. Con l’ausilio di 120 tecnici e tecniche ancora inedite come l’utilizzo di grandangoli e teleobiettivi la giovane cineasta produsse un film soggiogante ed evocativo a cui lo stesso Hitler diede il titolo, “Il trionfo della volontà”.

Fu questo l’unico film su Hitler realizzato sotto il Terzo Reich. La Riefenstahl vinse diversi premi, non solo in Germania ma anche negli Stati Uniti, in Francia, in Svezia e altri paesi. Il film raggiunse una notevole popolarità nel Terzo Reich e anche altrove, e continuò a influenzare il cinema, i documentari, e le produzioni pubblicitarie, al punto di sollevare domande sulla linea di divisione fra arte e moralità.

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