Ormai è accertato che più di tre miliardi di anni fa, su Marte erano presenti mari e fiumi di acqua liquida in tutto simili a quelli terrestri. Oggi il Pianeta Rosso è un deserto freddo e sterile, dove nelle regioni a più alta latitudine sopravvivono coltri di ghiaccio perenne.
Eppure nonostante la scomparsa di acqua liquida sulla superficie, su Marte durante la lunga stagione invernale nevica. Una neve un po’ diversa rispetto a quella terrestre, ma procediamo con ordine.
Rispetto all’anno terrestre, il periodo di rivoluzione intorno al Sole di Marte è circa il doppio, e dura 687 delle nostre giornate. L’inverno marziano dura pertanto circa 154 giorni terrestri, mentre quello dell’emisfero settentrionale è terminato il 26 dicembre 2022, quello dell’emisfero meridionale è ormai alle porte, ed inizierà il 12 gennaio 2024, protraendosi per circa 6 mesi.
L’inverno del pianeta rosso comporta una diminuzione dell’irraggiamento solare, già minore di quello terrestre, per la maggiore distanza che separa Marte dal Sole. Il minore irraggiamento si traduce in temperature ancora più basse di quelle già rigide delle altre stagioni, i valori, in prossimità dei poli, possono toccare i -123° C.
Se i ghiacciai presenti intorno ai poli marziani sono costituiti da acqua allo stato solido, come ci hanno mostrato le immagini scattate dalla sonda Mars Express dell’agenzia spaziale europea (ESA), in orbita attorno a Marte dal 2003, altri ghiacciai sono costituiti da ghiaccio secco, che è la forma solida dell’anidride carbonica.
La solidificazione della CO2 avviene soltanto a temperature molto basse, inferiori ai -78° C. Sulla Terra non esistono le condizioni climatiche affinché questo processo avvenga, su Marte, durante il periodo invernale invece questo fenomeno si realizza con una certa frequenza.
In particolare, nelle regioni polari, dall’atmosfera precipita neve di anidride carbonica che si deposita sulla superficie di Marte, formando strati bianchi, a tratti translucidi, simili a brina o gelo. Non dimentichiamo infatti che l’atmosfera marziana è composta per il 95% da anidride carbonica, per il 2% per cento da argon e azoto e per il resto da tracce di ossigeno, ossido di azoto, neon e krypton.
La “neve” di anidride carbonica forma uno strato di ghiaccio secco, su cui però sarebbe impossibile sciare o praticare alcuni degli sport invernali terrestri. Quando poi l’inverno lentamente da spazio alla primavera marziana, il maggior calore dell’irraggiamento solare, passando attraverso la superficie traslucida del ghiaccio secco, riscalda l’anidride carbonica alla base, la quale sublima, ovvero passa direttamente dallo stato solido a quello gassoso.
L’anidride carbonica in forma gassosa cerca uno sfogo verso l’esterno che avviene attraverso delle eruzioni, altamente spettacolari, che ricordano i geyser.
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