Giove: registrato un aumento di temperature sul gigante gassoso. Cosa potrebbe essere accaduto? Il gigante gassoso è situato nel sistema solare ad una distanza cinque volte superiore di quella presente tra il Sole e la Terra.
Giove dovrebbe presentare una temperatura pari a meno 100 gradi Fahrenheit. Invece, secondo quanto riportato, le misurazioni ottenute registrano un incremento di circa 800 gradi Fahrenheit. Questo crea un interrogativo su cosa sia accaduto, per poter causare un riscaldamento così eccessivo dell’intera atmosfera superiore del pianeta.
I ricercatori hanno fornito una spiegazione combinando insieme i dati di tre strumenti di osservazione. Le osservazioni sono state effettuate dalla sonda Juno, della NASA, dal satellite Hisaki, della Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) e dai dati forniti dall’osservatorio Keck, sul Maunakea, nelle Hawaii.
Il team internazionale ha rese note le cause dell’intensa aurora di Giove sulla rivista Nature, che avrebbero scatenato un riscaldamento a temperature sorprendentemente elevate nella porzione più elevata dell’atmosfera di Giove.
Le aurore avvengono anche sulla Terra. In questo caso le particelle cariche elettricamente vengono attratte dal campo magnetico del pianeta. Su Giove, invece, il materiale in eruzione creato dalla sua luna vulcanica, Io, è sicuramente la causa delle potenti aurore registrate.
Il riscaldamento avvenuto nell’atmosfera superiore sulle regioni polari del gigante gassoso, tuttavia, trova le sue fondamenta da una particolare condizione del vento solare.
I ricercatori, attraverso le combinazioni di dati raccolti, sono riusciti ad individuare l’esatta posizione dell’aurora sul gigante gassoso del sistema solare. Hanno così scoperto che la causa del diffondersi del calore sul pianeta, è stata causata soprattutto da un’elevata concentrazione del vento solare.
L’emissione del vento solare, nel momento in cui raggiunge Giove, ne comprime il campo planetario. Di conseguenza la fonte di calore provocata dall’eruzione di Io, finisce per disperdersi sull’intero pianeta.
James O’Donoghue, del JAXA Institute of Space and Astronautical Science, Sagamihara, Giappone, ha affermato che: “La nostra è stata solo fortuna. Se avessimo osservato Giove in un’altra notte, quando, in tempi recenti, la pressione del vento solare non era stata elevata, ce lo saremmo persi”.
La missione Juno, della NASA, attualmente è stata prolungata di quattro anni e nove mesi oltre il previsto. La missione è stata inviata il 5 agosto del 2011 per riuscire a studiare il campo magnetico di Giove.
Questa presenta a bordo due strumenti italiani, lo JIRAM, realizzato in Italia dalla Leonardo e guidato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-band Translator), realizzato da Thales Alenia Space e guidato dall’Università La Sapienza di Roma. I progetti sono stati realizzati con il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana.
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