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Individuati, in un solo giorno, 7 pianeti delle dimensioni della Terra

I ricercatori, cinque anni fa, sono riusciti ad individuare il sistema TRAPPIST-1, una spettacolare serie di mondi. La NASA ha annunciato la scoperta del sistema il 22 febbraio del 2017, una notizia che è finita subito in prima pagina.

Gli astronomi sono riusciti a localizzare una stella nana rossa, che ospitava una famiglia di sette pianeti dalle dimensioni molto simili alla Terra. I ricercatori, attraverso i telescopi a terra e nello spazio, hanno rilevato uno dei sistemi planetari più insoliti mai trovati oltre il nostro Sole. La scoperta ha subito aperto un quesito, ossia se qualcuno di questi mondi fosse abitabile, e quindi, adatto ad ospitare la vita.

Il sistema TRAPPIST-1

Sono passati ormai cinque anni, e il sistema planetaria individuato è ancora molto enigmatico. I primi studi avevano rivelato che i pianeti, presenti nel sistema TRAPPIST-1, sono di origine rocciosa, sono situati a 41 anni luce da noi e potrebbero avere quasi il doppio dell’età del sistema solare.

La svolta sulle informazioni del sistema potrebbe arrivare dal telescopio spaziale James Webb lanciato di recente. WEBB, il più grande e il più potente telescopio mai lanciato, cercherà di individuare i segni di atmosfere sui pianeti TRAPPIST-1.

L’obiettivo di WEBB

L’obiettivo primario per Webb è il quarto pianeta dalla stella, denominato TRAPPIST-1e. Il pianeta si trova nel bel mezzo di quella che gli scienziati definiscono la zona abitabile. Questa non è altro che la zona in cui la distanza orbitale da una stella e la quantità di riscaldamento è in grado di consentire all’acqua di rimanere liquida sulla superficie di un pianeta.

La stella nanna rossa TRAPPIST-1, nonostante i suoi pianeti siano ammassati attorno ad essa, non solo è molto più fredda del nostro Sole, ma ha anche una dimensione inferiore al 10%. Per comprendere meglio la dimensione di TRAPPIST-1 basti pensare che se l’intero sistema fosse collocato nel nostro sistema solare, si adatterebbe all’orbita del nostro pianeta più interno, Mercurio.

La ricerca di atmosfere

La zona abitabile è solamente un primo aspetto da individuare. Infatti, un pianeta potenzialmente abitabile richiederebbe anche un’atmosfera adatta. WEBB, molto probabilmente potrà ottenere solo un’indicazione parziale della presenza di un’atmosfera.

Michaël Gillon, astronomo dell’Università di Liegi in Belgio e autore principale dello studio che ha rivelato i sette pianeti nel 2017, ha dichiarato che: “Quello che è in gioco qui è la prima caratterizzazione dell’atmosfera di un pianeta delle dimensioni della Terra situato nella zona abitabile”.

Le misurazioni riprese con il telescopio spaziale Hubble hanno aggiunto delle ulteriori informazioni sull’abitabilità di questi pianeti. Nonostante che Hubble non abbia la capacità di determinare se i pianeti possiedano atmosfere potenzialmente abitabili, è riuscito comunque a determinare che almeno tre dei pianeti, ossia d, e ed f, non sembrano possedere delle atmosfere dominate dall’idrogeno dei giganti gassosi, come Nettuno, nel nostro sistema solare. Secondo i ricercatori questi pianeti hanno infatti meno possibilità di supportare la vita.

Secondo Nikole Lewis, scienziato planetario della Cornell University, rimane la possibilità del “potenziale delle atmosfere di supportare l’acqua liquida in superficie”. Nikole Lewis farà parte del team che utilizzerà il telescopio Webb per individuare segni di un’atmosfera su TRAPPIST-1e.

Il ricercatore ha spiegato che: “La speranza è di vedere l’anidride carbonica, una caratteristica davvero forte, esattamente nelle lunghezze d’onda rilevabili da Webb. Una volta che sono state individuati determinati aspetti, possiamo utilizzare una risoluzione molto più alta in quell’area specifica”.

Conclusioni

Le dimensioni dei pianeti TRAPPIST-1 potrebbero aiutare a rafforzare le conoscenze per quanto riguarda l’abitabilità. I pianeti presenti in questo sistema non sono paragonabili soltanto per dimensione alla Terra, ma anche per massa.

Lewis di Cornell, ha spiegato che: “Abbiamo ottenuto alcune informazioni davvero molto valide sulle loro dimensioni, sia sulla massa che sul raggio. Ciò significa che conosciamo le loro densità”. Le densità suggeriscono che i pianeti potrebbero essere composti da dei materiali che sono presenti anche sulla Terra.

I ricercatori stanno utilizzando dei modelli computerizzati riguardanti la possibile formazione ed evoluzione dell’atmosfera planetaria, per cercare di restringere la loro possibile composizione, un aspetto fondamentale per caratterizzare i pianeti del sistema TRAPPIST-1.

Secondo Lewis di Cornell, “la cosa grandiosa del sistema TRAPPIST è che ci consentirà di perfezionare quei modelli in entrambi i modi, sia che finiscano per essere solo roccia sterile o per essere dei mondi potenzialmente abitabili”.

FONTE:

https://www.nasa.gov/feature/jpl/day-of-discovery-7-earth-size-planets

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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