domenica, Settembre 8

L’infanzia nel Medioevo: un “avventura”pericolosa

Non ci stancheremo mai di ripetere che i dieci secoli che convenzionalmente indichiamo come Medioevo si riferiscono a società, organizzazioni statali, condizioni socio-economiche, culturali e tecnico scientifiche profondamente diverse le une dalle altre. Questa premessa è doverosa quando si affrontano temi per così dire “generali” e quindi soggetti a profonde evoluzioni nel corso della lunga Età di Mezzo, come nel caso dell’infanzia nel Medioevo.

La mortalità infantile

Per rimanere quindi all’argomento di questo articolo, nascere nell’Alto Medioevo era un fatto drammaticamente incerto e pericoloso. La mortalità infantile era spaventosa e se si sopravviveva al parto, le possibilità di morire nei primissimi anni di vita era altissima. Secondo alcuni storici almeno un bambino su tre moriva prima dei cinque anni di vita. Questo sarà uno dei fattori che manterrà molto bassa la crescita demografica almeno fino al XI secolo.

Da quel momento un insieme di circostanze favorevoli come la fine delle invasioni barbariche, la diminuzione delle guerre, delle carestie, un miglioramento nella qualità dell’alimentazione, il progresso delle cure mediche porterà ad una sensibile riduzione della mortalità infantile contribuendo ad una vigorosa crescita demografica.

Trotula e la nascita della puericultura

L’assistenza medica e i primi rudimentali principi di puericultura saranno tra i fattori più decisivi della riduzione della mortalità infantile. Un trattato, in particolare, segnerà la nascita dell’ostetricia e della ginecologia come scienze mediche. Il  De passionibus mulierum ante in et post partum, attribuito al medico Trotula ( scritto nel XI secolo) ma edito a stampa solo nel 1544, a Strasburgo, nell’edizione tarda di George Krant. 

Trotula, conosciuta anche come TrottulaTrottaTrocta o Troctula era una donna longobarda, nata a Salerno e appartenente alla nobile famiglia dei De Ruggiero. Visse ed operò al tempo dell’ultimo principe longobardo di Salerno,  Gisulfo II. Le donne di origine longobarda, contrariamente a quelle di altre società ed etnie, svolgevano un ruolo attivo non soltanto nella gestione della casa, ma anche in politica e nelle professioni.

Trotula, che a sua volta sposò un medico, apparteneva alla cosiddetta scuola salernitana della medicina. Nel suo trattato raccomanda la necessità di assicurare la protezione perineale durante il parto e prescrive la sutura delle lacerazioni del perineo. Ci sono poi suggerimenti di puericultura dettati dal buon senso oltre che dalla grande esperienza maturata, sulla crescita dei bambini nella prima infanzia.

I primi precetti della puericultura medievale

Il bimbo deve essere scrupolosamente pulito, lasciato dormire sin quando lo voglia, non deve mangiare troppo, non va spaventato con grida e rumori ma fatto crescere in ambiente sereno. Non va abbagliato da luce troppo forte e, in ogni caso, va affidato alla natura che sa fare meglio di quanto possa fare anche la migliore delle madri.

Ultimamente si è scatenata una querelle storiografica sull’attribuzione del De passionibus mulierum ante in et post partum, che secondo alcuni, invece che a Trotula, sarebbe da attribuire ad un medico liberto dell’epoca augustea. Le ragionevoli raccomandazioni contenute nel trattato di Trotula non erano condivise da tutti.

C’era chi sosteneva ad esempio che il neonato andasse fasciato dalla testa ai talloni per assicurargli una crescita armoniosa degli arti! Si tratta di una pratica che è andata avanti ancora per molti secoli.

Il primo trattato di pediatria

Il primo trattato di pediatria è opera di Paolo Bagellardo o Bagellardi, nato nei primi anni del 1400, medico e docente padovano che nel 1472 scrive il  Libellus de aegritudinis et remediis infantium, diviso in due parti che trattano questioni di puericoltura e, in 22 capitoli, le malattie dei bambini. L’opera è il primo trattato di pediatria conosciuto e deve la sua originalità alla sapiente fusione, compiuta dall’autore, della ricca tradizione medica araba con la scienza occidentale.

I pericoli dell’infanzia

Oltre alle malattie, molti erano i pericoli e le insidie che neonati e bambini dovevano affrontare nei primi anni di vita. Incredibilmente uno dei principali per i neonati era la caduta dal letto. Si trattava di un’eventualità tutt’altro che rara, tanto da essere “immortalata” in numerosi dipinti, come in questo di Simone Martini dove il beato Agostino Novello salva un bambino caduto da una culla sospesa sopra il letto dei genitori.

Per i più grandicelli, figli di contadini o operai che passavano gran parte della loro prima infanzia “per strada” altri erano i pericoli, dai cani randagi che spesso aggredivano i piccoli a violenze sessuali che nella grande maggioranza dei casi risultavano impunite. Le malattie rimanevano però la principale insidia della salute dei piccoli e la causa principale di morte.

I giochi

I bambini che riuscivano a superare indenni i primissimi anni di vita erano dediti a giochi molto simili a quelli praticati dai bambini di qualche decina di anni fa: vari tipi di palle di legno, birilli, cerchi, bambole di legno e di stoffa, cavalli lignei, etc. Se appartenenti a famiglie nobili o comunque agiate erano affidati a delle balie. Se invece figli del “popolo” vivevano e giocavano all’aperto senza alcun controllo.

In questo quadro di Peter Bruegel sono rappresentati circa 80 giochi praticati dai bambini in età medievale.

Giunti a una certa età – sei, sette anni – i bambini vanno a scuola o a bottega a imparare il mestiere. Nelle famiglie aristocratiche o comunque benestanti spesso l’istruzione veniva affidata ad un precettore che non disdegnava di utilizzare le maniere forti per gli studenti più recalcitranti.

Le bambine invece rimangono in casa ove, sotto l’occhio vigile della madre, delle nonne e delle zie, imparano quello che farà di loro delle donne in grado di gestire una casa, ovvero lavare, rammendare, ricamare, cucinare, filare, lavorare la lana e persino per le famiglie contadine anche accudire orti ed animali.

Per saperne di più

2 Comments

  • Daniela Agostini

    Molto interessante!!la storia ufficiali racconta solo delle guerre e gli uomini imparano che la guerra è come un destino per l’uomo,si adeguano e pensano che sia necessaria per risolvere i contrasti…

    • Tutto è storia, ogni cosa che riguarda la vita degli uomini, sia della gente di potere che delle persone umili. Come diceva Marc Bloch un grande storico ucciso dai nazisti in quanto esponente della Resistenza francese, anche studiare come si è evoluta nel tempo la produzione della marmellata è un fatto storico che merita di essere studiato e raccontato.

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