giovedì, Settembre 19

Intervista ad Anna Lazzarini

Anna Lazzarini è una delle più brave disegnatrici italiane, il suo tratto dalle linee chiare e dalla facile lettura visiva è capace di trasmettere emozioni anche al lettore più smaliziato. Dal 1996 collabora con la Sergio Bonelli Editore, in questa intervista si racconta a La Nona Arte.

Gli inizi

1) Ciao Anna, anche tu ti sei formata alla Scuola del Fumetto di Milano. Cosa ricordi di
quel periodo e adesso che sei una professionista affermata, quale è stato il valore
aggiunto principale di quell’esperienza formativa?
Anna: Sì ho fatto la scuola del fumetto di Milano, a cavallo tra la fine degli anni ottanta e
novanta. Ricordo che eravamo giovani e pieni di sogni e sopratutto un mondo del fumetto
molto stimolante e dinamico. Sicuramente era un ambiente dove mi riconoscevo e mi
sentivo a mio agio, fuori sembravamo strani, giravano molti fumetti di autori vari, si
parlava di film, di libri, di storie. Purtroppo, poco dei manga giapponesi che allora erano
piuttosto snobbati…io ero una dei pochi che si interessava all’argomento, andavo alla
“borsa del fumetto” dove trovavo i primi libri di Amano, Shirow, Miazak
i.

La passione per i Manga


2) Immagino che giovanissima sia stata anche tu una lettrice di fumetti? Quali erano le
testate preferite? E oggi hai ancora il tempo di leggere fumetti? Puoi dirci come cambia
la fruizione di un albo delle nuvole parlanti quando si è un’affermata autrice di comics?

Anna; Confesso che quando arrivai alla scuola del fumetto le mie letture si fermavano ai fumetti
giapponesi che allora cominciavano ad arrivare tramite pubblicazioni di riviste come “il
Giornalino”
o “Candy Candy”, insieme ai Topolino. A scuola scoprii molto altro naturalmente, ma io preferivo sempre autori dalla linea chiara e che disegnassero bene le donne, tipo Giardino, Manara, Moebius, Altuna, Seijas, Mirales.
Con il tempo i manga giapponesi furono più reperibili, memore dei cartoni animati che
vedevo da ragazzina recuperai molti dei manga da cui erano tratti, come “Ghost in the
shell
” di Masamune Shirow o quelli di Rumiko Takahashi e molti altri. Per me leggere i
fumetti è sempre un piacere, certo con il tempo sono diventata più selettiva e leggo
prevalentemente ciò che mi piace.

L’esordio con Bonelli


3) Nel 1996 inizi a collaborare con Sergio Bonelli Editore, la casa più prestigiosa del
fumetto italiano. Entri nella squadra dei disegnatori di Legs Weaver ed esordisci con il
numero 18, curando i disegni di “Vampyre Story” su testi di Stefano Piani. Cosa puoi
raccontarci di quell’esordio?
Anna: Che fui molto emozionata quando lo vidi pubblicato, fino ad allora avevo fatto per lo più
trasposizioni di altri, ma con la Bonelli esordii come autrice.


4) Molte delle tue opere in Casa Bonelli sono riconducibili alla fantascienza, oltre a
Legs hai disegnato Nathan Never, Agenzia Alfa, Gregory Hunter. Si tratta di una mera
coincidenza oppure di un’ambientazione che senti tua e valorizza il tuo stile di
disegnatrice?

Anna: Più che altro era dovuto al fatto che Legs aveva quell’ambientazione, una volta chiusa la
testata sono rimasta nell’ambito delle cose curate da Antonio Serra. Mi piace la
fantascienza legata ai personaggi femminili, come Ripley e Sara Connors i miei miti!

L’incontro con Zagor


5) Nel 2020 sei chiamata a disegnare per la prima volta, Zagor, l’eroe più longevo e
popolare della Bonelli dopo Tex. Come si entra in un personaggio dalla storia così
lunga e come si confronta un nuovo disegnatore con i canoni tradizionali dello Spirito
con la Scure?

Anna: All’inizio pensavo sarebbe stato difficile, più che altro data l’affezione al personaggio dei
suoi lettori.. la prima storia era breve e Moreno per aiutarmi a prendere confidenza ha
scelto una storia con i cavalli sapendo che mi sarebbe piaciuto disegnarli. Sicuramente a livello di ambienti è stato più semplice della fantascienza!

6) Del signore di Darkwood tu hai disegnato due tra gli albi più belli ma anche
controversi della sua lunga saga. “Una ragazza in pericolo” e “Yellow Rock”. La storia
che racconta la morte di Jenny ha avuto un enorme feedback da parte dei lettori, segno
che testo e disegni hanno colpito la sfera più intima di ogni zagoriano. Come è stato
disegnare la sceneggiatura di Moreno Burattini? Vi siete confrontati in modo particolare
su come realizzare alcune tavole oppure Moreno ti ha lasciato totalmente libera di
interpretare il suo soggetto? Come ti spieghi la grande messe di reazioni, alcune
anche negative, nei confronti di questo passaggio cruciale dell’epopea zagoriana?

Anna: Quando ho letto le prime pagine della sceneggiatura ho capito che sarebbe stata una storia
particolare. Da subito Moreno ha chiesto il mio punto di vista sulle scene che
coinvolgevano la relazione di Jenny con Zagor. Per lui era importante che
l’atteggiamento di Jenny fosse veritiero e non solo una storia preconcetta. Mi ha molto
coinvolto la storia e anche se non sapevo come sarebbe andata a finire, sentivo che non
poteva esserci un “lieto fine”. Non immaginavo una reazione così sconvolta da parte dei lettori, evidentemente erano tutti molto affezionati al personaggio di Jenny… e forse per il fatto (come sottolinea
anche Zagor alla fine) che non ci sia stato un cattivo importante a portarla via, ma dei
balordi di passaggio. Comunque anche a me è dispiaciuto che Jenny se ne andasse, anche se credo che il
motivo per cui rimarrà nel cuore dei lettori sarà soprattutto per questo, e per la
commovente scena finale che Moreno ha scritto.

La cautela dei cristalli


6) Se dovessi definire con tre aggettivi il tuo stile di illustratore, quali sceglieresti?
Anna: Linea chiara, di facile lettura visiva, poliedrica.


7) Nel 2022 esce quello che io ritengo una delle tue opere più belle e riuscite, “La
cautela dei cristalli”
su testi di Alberto Ostini. Alcuni osservatori sostengono che questo
romanzo a fumetti di ben 352 pagine strizzi l’occhio ai manga, anche per il frequente
uso delle mezzetinte e anche dei retini digitali. Si tratta davvero di una scelta
calcolata oppure più semplicemente queste tecniche appartengono al tuo stile di
disegnatrice?
Anna: Di scelte calcolate non ne ho mai fatte. Lo stile che ho usato per la “Cautela dei Cristalli “
è solo uno dei miei stili che con il tempo ho sviluppato. In quel periodo ho cominciato ad
usare la tavoletta grafica e mi sono divertita a sperimentare. Come detto all’inizio la mia
formazione grafica nasce dai Manga. Poi con il tempo ho virato verso uno stile più
realistico, ma non ritengo un modo migliore dell’altro, mi piacciono entrambi per diversi
motivi. Poi ci sono anche gli americani che hanno sì un modo realistico di disegnare ma
un’impostazione grafica totalmente diversa. Insomma perché definirsi, l’importante è
essere riconoscibili qualunque cosa si faccia.

La crisi del fumetto secondo Anna


8) Concludiamo questa breve intervista con una domanda che stiamo ponendo a tutti gli
autori del mondo dei comics che intervistiamo. Da anni si parla con toni più o meno
allarmistici di crisi del fumetto. Quale è la tua opinione in proposito?


Anna: Difficile rispondere… non si può prevedere il futuro, di sicuro con quello che si vede
succedere alle edicole, ai cali di vendite, alla nascita di nuove intelligenze artificiali. Il
Futuro non sembra roseo, ma d’altra parte chi avrebbe mai immaginato il boom dei
supereroi negli anni duemila e dei manga adesso! Quando facevo la scuola del fumetto
negli anni novanta tutti mi dissuadevano dicendo che non c’era futuro per quel tipo di
disegno. Quindi non possiamo sapere quali saranno le variabili che orienteranno il
mercato. E neanche sulle tecnologie.. l’unica sarebbe fare le cose credendoci e con
passione non solo per calcolo e algoritmi.

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