La beffa di Sokal

Alan David Sokal (classe 1955) è un fisico statunitense che attualmente insegna alla New York University il suo campo di studio è orientato verso la meccanica statistica, la teoria quantistica dei campi, la fisica matematica e la fisica computazionale.

Negli anni Novanta fu autore di una provocazione intellettuale passata alla storia come la “beffa di Sokal“. Per mettere alla berlina l’uso disinvolto delle metafore in argomenti pseudofilosofici e pseudoscientifici il fisico statunitense scrisse un articolo-parodia Transgressing the Boundaries: Toward a Transformative Hermeneutics of Quantum Gravity (La trasgressione dei confini: verso un’ermeneutica trasformativa della gravità quantistica), pubblicato nel 1996 sulla rivista sociologica Social Text.

Sokal scrisse questo articolo utilizzando lo stile metaforico caro ad intellettuali come Lacan, Derrida e altri affastellandolo di enunciati fantasiosi, falsi e addirittura assurdi. In tale articolo si sosteneva che la gravità quantistica fosse un costrutto sociale e linguistico: nel testo erano inserite, in modo voluto, 35 occorrenze del termine «femminista», attraverso espressioni come «algebra femminista» e con presunti riferimenti a un interesse di pensatrici femministe e postmoderniste per la meccanica dei fluidi, questo per “sfruttare” la sensibilità politica della rivista da tempo orientata verso le posizioni della sinistra femminista.

L’utilizzo di un linguaggio accademico ma politicamente orientato, con un poderoso apparato critico, probabilmente fu la ragione principale perché frasi del tutto insensate come ad esempio «Proprio come le femministe liberali seguono un’agenda minimale di eguaglianza sociale e parità di diritti per le donne e il diritto alla scelta, così matematici liberali (e anche socialisti) seguono il paradigma egemonico di Zermelo-Franekel (che, riflettendo le origini liberali del XIX secolo già incorpora l’assioma di uguaglianza) con la sola aggiunta dell’assioma della scelta» riuscirono a passare il vaglio del comitato scientifico della rivista.

L’articolo riuscì a superare con successo le procedure di selezione e venne pubblicato l’anno stesso dalla rivista. Questa a quel tempo, non praticava la revisione paritaria e non sottoponeva l’articolo a una revisione esterna da parte di un fisico. Tre settimane dopo la sua pubblicazione, nel maggio 1996, Sokal rivelò su un’altra rivista,  Lingua Franca che l’articolo era una bufala.

Il fisico americano scrisse che il suo intento era quello di vedere se quella rivista avrebbe «pubblicato un articolo pieno di frasi senza senso, purché queste»:

  1. suonassero bene
  2. fossero in accordo con i presupposti ideologici dei curatori”.

Lo scandalo fu enorme e il dibattito che imperverso raggiunse il calor bianco tanto che qualcuno arrivò a sostenere, per giustificare la topica commessa, che l’articolo di Sokal aveva probabilmente un “senso compiuto” al di la delle intenzioni dell’autore. Rimane il fatto che l’articolo di Sokal rappresenta un esemplare ammirevole di come si possano costruire argomentazioni false e assurde rispettando non soltanto i canoni di linguaggio convenuti ma soprattutto “solleticando” attraverso l’opportuno uso delle metafore quello che è il pensiero mainstream del momento.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Un volo di storni, di G. Parisi

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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