La fine dello studio system holliwoodyano

Lo studio system di Hollywood che aveva dominato il cinema americano fino alla fine della seconda guerra mondiale, entra in crisi fin dagli ultimi anni Quaranta.

Le ragioni di una crisi che assumerà dimensioni tali da mutare per sempre l’assetto dell’industria cinematografica americana sono essenzialmente due: la fine dell’integrazione verticale e la diffusione della televisione.

Il ruolo delle Majors

La caratteristica principale dello studio system era il dominio delle cinque grandi case di produzione americane, le cosiddette Majors: MGM, Warner, 20th Century-Fox, Paramout, RKO. Questo vero e proprio cartello controllava ogni passaggio della filiera produttiva e distributiva di una pellicola.

In altri termini produzione, distribuzione ed esercizio erano saldamente controllate dai cinque colossi dell’industria cinematografica statunitense, ognuna delle quali possedeva decine, a volte centinaia di sale cinematografiche, nelle principali città americane. Questa era la principale differenza con le Minors (Columbia, Universal e United Artist) che non possedevano sale cinematografiche.

La “Paramount Decision”

Il totale controllo dell’integrazione verticale costituiva però una violazione della legge anti trust degli Stati Uniti. Nel 1948, una storica sentenza della Corte Suprema americana, passata alla storia come la “Paramount Decision” separava la produzione dalla distribuzione e soprattutto dall’esercizio.

Si apriva così una crisi mortale per lo studio system che riceverà il colpo di grazia dalla crescente diffusione della televisione, media che sottrae al cinema consistenti quote di pubblico. Hollywood cercherà di reagire al “cannibalismo” di questo nuovo media, puntando sulla qualità del prodotto, soprattutto in termini tecnologici.

I film a colori che fino ad allora erano stati una minoranza, diverranno di fatto la normalità (la televisione era ancora in bianco e nero), si affermerà il formato panoramico e si assiste ai primi esperimenti con il 3D e il suono stereofonico.

L’avvento della televisione e la crisi di pubblico

Non servirà a molto. Il pubblico continua a calare vertiginosamente. Anche le riallocazioni urbane del ceto medio, dal centro delle grandi città ai grandi quartieri suburbani, in larga misura sprovvisti di sale cinematografiche, contribuirà all’inarrestabile emorragia di spettatori. Solo dagli anni Settanta, con l’affermarsi delle multisale anche questi quartieri saranno presidiati dalla settima arte.

Nel giro di un ventennio Hollywood perde due terzi del pubblico. Fino alla metà degli anni Quaranta, il 60% degli americani andava al cinema almeno una volta alla settimana. Negli anni Sessanta i consumatori abituali di cinema sono meno del 20% della popolazione.

Come conseguenza le case produttrici fanno meno film, ma non per questo i costi si riducono, anzi assistiamo ad una loro significativa lievitazione. Fino alla metà degli anni Cinquanta gli studios realizzavano circa 400 film l’anno, perché essendo, almeno le Majors, possessori di sale cinematografiche, riuscivano a scaricare sugli esercenti i rischi di produzione.

Il block booking

Il “trucco” era semplice. Un esercente tipo della provincia americana per ottenere un titolo di grande richiamo (e quindi con rischio basso o nullo) era costretto prendere un pacchetto di film dove spesso figuravano titoli dotati di scarso appeal. Questa pratica viene dichiarata illegale nel quadro della ‘Paramount decision’.

Insomma per avere il film con le grandi star di Hollywood che garantivano la presenza di un pubblico numeroso, gli esercenti erano costretti ad “acquistare” molti altri titoli di scarsa qualità ed alto rischio. Questa pratica era il cosiddetto block booking.

I costi come dicevamo, nonostante una produzione fortemente ridotta, lievitano. Le case produttrici investono molto sui film che decidono di realizzare nella speranza di ottenere alti profitti, anche attraverso nuove pratiche distributive.

L’era dei roadshow

È l’era del roadshow: film ultra-spettacolari, girati in Technicolor e formato panoramico che vengono proiettati in sale di particolare prestigio, spesso con biglietti dal prezzo più alto del normale. E’ un altro tentativo di sconfiggere la televisione offrendo un prodotto che il piccolo schermo non è in grado di uguagliare.

Nel caso di alcuni pellicole questa strategia funziona, è il caso di Il ponte sul fiume Kwai (The Bridge on the River Kwai, 1957) e Ben-Hur (id., 1959) a Tutti insieme appassionatamente (The Sound of Music, 1965) e Il dottor Zivago (Doctor Zhivago, 1965), che incassano decine di milioni di dollari.

Altri kolossal invece, dal punto di vista industriale, sono dei clamorosi flop, come, ad esempio, Cleopatra (1963) che incassa 26 milioni di dollari a fronte di 37 milioni di costo. La questione è che il pubblico non soltanto è diminuito ma è profondamente cambiato.

Le famiglie sono “catturate” dalla televisione ed al cinema vanno soprattutto i giovani che però non sono più quelli di ante guerra, hanno valori, convinzioni, esigenze profondamente diverse e non si riconoscono più nel classico prodotto hollywoodiano.

Una società che cambia

Le case di produzione sono ancora in buona parte guidate dai tycoons dell’epoca classica, figure leggendarie come Jack Warner e Darryl Zanuck, che però ormai anziani, hanno perso la capacità di tastare il polso della società che cambia. I giovani che contestano la guerra del Vietnam, fumano erba, propugnano l’amore libero, sono alieni per questa vecchia e gloriosa classe dirigenziale dell’industria cinematografica statunitense.

Nel 1954, sei anni dopo la “Paramount Decision“, lo studio system è definitivamente morto e il cinema americano assisterà all’emersione di nuove case di produzione indipendenti che smuoveranno le acque stagnanti del cinema americano.

Hollywood però non rimarrà con le mani in mano e darà il via ad una breve ma feconda stagione di nuovi film e nuovi autori in grado non soltanto di rappresentare meglio una società in tumultuosa evoluzione ma anche di dissacrare il sogno americano con tutte le sue stridenti ed ipocrite contraddizioni.

Si tratterà della cosiddetta Nuova Hollywood, di cui parleremo in un prossimo articolo.

Per saperne di più:

Cleopatra, il kolossal che quasi fece fallire la 20th Century Fox

Il cinema americano classico

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Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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