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La drôle de guerre ed il crollo della Francia nel giugno del 1940

E’ il 3 settembre 1939 quando la Repubblica francese dichiara guerra alla Germania nazista e contrariamente a quanto era accaduto nella Grande Guerra dove i due eserciti si erano immediatamente e sanguinosamente scontrati avviene l’imprevedibile, per nove mesi sul fronte occidentale non accade quasi niente.

Una guerra surreale

Una calma surreale tanto che questo periodo del secondo conflitto mondiale venne successivamente battezzato dagli storici transalpini drôle de guerre (la guerra farsa o buffa) mentre i colleghi tedeschi la definirono Sitzkrieg (“guerra seduta”, un gioco di parole in contrapposizione con Blitzkrieg) e komischer Krieg (“guerra comica” o “guerra strana”, dal doppio significato della parola). Gli inglesi invece usarono il termine bor war, guerra noiosa.

Il risveglio per la Francia da questa guerra non guerreggiata, nel maggio del 1940, sarà però drammatico e porterà in poche settimane al crollo della Repubblica, alla disfatta militare ed all’occupazione tedesca. E’ durante la drôle de guerre però che il sistema politico ed istituzionale della Terza Repubblica collassò aprendo così una vera e propria autostrada alla vittoriosa e travolgente avanzata delle divisioni tedesche.

L’illusione di Parigi

Parigi passa questi lunghi mesi senza far niente, convinta della solidità della Linea Maginot (nonostante che sia i servizi segreti che gli alti comandi transalpini sappiano perfettamente che il piano d’attacco tedesco prevede il passaggio dal Belgio) e comunque convinta assurdamente che il territorio francese non reciterà un ruolo da protagonista nel teatro delle operazioni belliche.

Ad eccezione della Marina nessuno combatte. A dire il vero il 7 settembre alcune divisioni francesi irrompono nella Saar tedesca per otto chilometri senza incontrare resistenza, occupano una ventina di villaggi ed una settimana dopo si ritirano tornando sulle proprie posizioni, senza che questo ripiegamento sia dovuto ad un contrattacco nemico.

Da questo momento le armi di oltre 3 milioni di soldati francesi tacciono. Schierati lungo il Reno i soldati annoiati fanno il bagno nel fiume, giocano a pallone e consumano una dieta ricchissima, il consumo di carne è quattro volte quello degli inglesi e sette volte quello dei tedeschi. La razione di vino è generosa mezzo litro al giorno per soldato che salirà fino a 3/4 di litro. Un vero e proprio fiume d’alcol per gli annoiati fanti transalpini, che vengono impiegati per piantare roseti lungo la Maginot e che partecipano ad un fittissimo cartellone di spettacoli teatrali organizzati dal Comando militare per lenire la noia della truppa.

Gli eserciti in campo

Questo immobilismo non dipende da una presunta inferiorità dell’esercito francese che aviazione a parte è un esercito imponente che conta 144 divisioni (contro le 141 tedesche), 13.974 cannoni (contro 7378), 3383 carri (contro 2245). I fattori sono altri e dipendono essenzialmente da una assordante mancanza di decisioni politiche. Ancora nell’autunno-inverno del 1939 le fabbriche automobilistiche continuano a sfornare migliaia di vetture da turismo invece che concentrarsi nella produzione di carri armati e blindati.

La vecchiezza culturale del paese stigmatizzata dal grande storico Marc Bloch contrapposta al dinamismo germanico è il prodotto dell’obsolescenza operativo dello Stato, del governo e delle amministrazioni. Il confronto con la guerra 14-18 è impietoso, l’allora Comandante in capo Joseph Joffre rivestiva un potere quasi assoluto, raffrontandosi soltanto con l’Eliseo, circondato da uno Stato Maggiore di generali a lui fedeli.

La frammentazione del comando

Nel 1940 il comandante di tutte le forze aeree e terrestri francesi Maurice Gamelin, pur avendo nel governo un amico e sponsor affidabile nel Primo Ministro Eduard Daladier di fatto ha il controllo del solo esercito, in quanto marina ed aviazione hanno due distinti quartier generali ed intrattengono rapporti diretti non soltanto con il ministero della guerra ma anche con gli alleati inglesi. Inoltre Gamelin soffre di un’esplicita rivalità con il generale Georges comandante del fronte nord orientale.

In questi mesi cruciali Parlamento e partiti sembrano perdersi in una logica autoreferenziale completamente avulsi da una realtà che entro poco porterà la Francia sull’orlo del baratro. Il 20 marzo del 1940, sette mesi dopo la dichiarazione di guerra, la Camera mette in minoranza il governo Daladier provocandone la caduta.

Gli intrighi politici

La sfiducia però soltanto apparentemente è dettata dall’anacronistica conduzione della guerra, in realtà il siluramento del radical-socialista Daladier è il frutto di analisi politiche completamente irrealistiche e tardive. Alcuni deputati conservatori come Pierre Laval e Pier-Etienne Flandin accusano il governo di essere entrato in guerra in modo precipitoso, senza una seria preparazione militare e soprattutto senza aver esplorato la possibilità di un’alleanza con l’Italia di Mussolini!

Altri rimproverano a Daladier di non aver preso in considerazione il progetto di un attacco all’Unione Sovietica (sic!). In realtà Laval sta tramando per spingere verso il premierato il vecchio generale Petain che gode di buoni rapporti con la Germania.

Ormai a poche settimane dall’attacco tedesco, in Parlamento durante la crisi di governo, si discute di possibili alleanze, come se il paese non fosse già in guerra e l’alleanza con la Gran Bretagna già operativa, o di rancori di singoli deputati e portavoce per incarichi negati o grette aspirazioni personali.

L’avvento di Reynaud

Il 21 marzo, la “volubile” Camera mettendo in minoranza destra e centro, da a fiducia con un solo voto di scarto (268 a 267), ad un energico sessantenne Paul Reynaud, antinazista, amico di De Gaulle ed in buoni rapporti con Churchill. La moribonda Terza Repubblica si contraddistingue per le trame di palazzo, il mescolarsi di pubblico e privato, l’estraniamento verso la dura realtà che si profila all’orizzonte.

Emblematico della decadenza delle strutture politiche ed amministrative del paese è il ruolo improprio ricoperto da Madame de Portes che è l’amante di Reynaud e partecipa attivamente all’attività politica del Primo Ministro o della marchesa di Crussol, amante di Daladier, forse meno invasiva ma altrettanto influente.

Anche se dettate da una forte misoginia le voci che corrono intorno al protagonismo delle due signore non fanno altro che gettare altro discredito su una classe politica che ha perso ogni contatto con la realtà. “Vi sono intrighi dappertutto” dirà Daladier al generale Gamalin il 13 aprile 1940 a pochi giorni dall’attacco tedesco. Reynaud tenta di sostituire Daladier alla Difesa e Gamelin come Comandante in Capo per evidente inadeguatezza nella conduzione della guerra ma il Presidente della Repubblica Albert Lebrun lo frenerà.

La fine della drole de guerre

Si giunge così alla fine della drole de guerre con la Francia completamente impreparata, molti soldati in licenza, diverse unità non ancora dislocate sul fronte belga, l’aviazione in grave ritardo, vagoni ferroviari per il trasporto di truppe e rifornimenti insufficienti. Il 9 maggio Reynaud convoca un Consiglio dei Ministri e ripropone la necessità di destituire Gamelin, ancora una volta Daladier si mette di traverso ed il Primo Ministro a questo punto informa che il governo si dimetterà.

Ma ormai non c’è più tempo il 10 maggio scatta l’offensiva tedesca ed il 14 giugno i nazisti occupano Parigi. Con la fine della drôle de guerre finisce anche la Terza Repubblica e sparisce dallo scenario del conflitto l’unico alleato su cui il Regno Unito poteva contare.

n.b. nella foto Paul Reynaud

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