Categories: Storia

La fine del governo Donitz

Dopo la capitolazione del Terzo Reich a Flensburg, sede del governo Dönitz si aprì una discussione se avesse ancora senso mantenere in vita questo simulacro del defunto potere nazista o passare la mano definitivamente alle potenze vincitrici ed occupanti.

Se si esclude la piccola enclave di Flesnsburg il governo Dönitz non aveva alcun potere né margine di manovra. Per le dimissioni dell’Esecutivo si pronunciò nettamente Albert Speer, l’ex architetto di Hitler forse perché riteneva che con le sue conoscenze nel settore degli armamenti aveva delle buone carte da giocarsi con gli Alleati.

In effetti, già il 15 maggio arrivarono al castello di Glücksburg i primi statunitensi per interrogarlo in modo approfondito. Speer fornì di buon grado le informazioni richieste, cominciando a impersonare il ruolo di un tecnocrate apolitico, succube per un certo periodo della fascinazione esercitata da Hitler ma che, verso la fine della guerra, si era opposto con coraggio ai suoi ordini di distruzione.

Schwerin von Krosigk, il facente funzioni di Cancelliere invece si oppose fermamente all’ipotesi di dimissioni del governo. Secondo lui il Presidente Donitz e il “governo provvisorio” erano “l’incarnazione visibile della sovranità e dell’unità del Reich”, la capitolazione era un fatto che riguardava soltanto la Wermacht.

Alla fine di questo dibattito surreale il grandammiraglio Dönitz si schierò con quest’ultimo e nel verbale della seduta dell’8 maggio si legge: “Le dimissioni costituiscono una decisione irrevocabile e pertanto non devono essere annunciate prematuramente”. Dönitz annuncerà questa decisione alle 12.30 dai microfoni di Radio Flensburg. Il grandammiraglio nel motivare questa decisione affermò che essa trovava radici soltanto “nell’amore per la Germania e nel senso del dovere” e che avrebbe ricoperto la sua funzione soltanto fino a quando non sarebbe stata lesa la dignità della sua persona.

La notizia della capitolazione generale aveva gettato nella costernazione la popolazione della parte orientale del Reich che viveva con terrore la dilagante avanzata sovietica. Alle 20 dell’8 maggio il comando supremo annunciò la resa incondizionata su tutti i fronti a partire dalla mezzanotte del 9, quello stesso giorno in In Curlandia finirono prigionieri dei sovietici 180.000 soldati, nella Prussia orientale 150.000 che fra l’altro contravvenendo agli ordini dell’OKW avevano distrutto gran parte degli armamenti in dotazione.

Nonostante gli Alleati avessero rifiutato ad un certo punto la strategia di Dönitz di una serie di capitolazioni parziali per guadagnare tempo, nella prima settimana di maggio il governo provvisorio e la Wermacht erano riuscito a salvare 1.850.000 soldati spostandoli dal fronte orientale a quello occidentale. Nelle mani dei sovietici e degli jugoslavi caddero circa 1.500.000 di soldati del Reich.

Sempre il 9 maggio, in un discorso tenuto a Flensburg davanti a degli ufficiali, Dönitz batté sullo stesso tasto: “Non abbiamo niente di cui vergognarci. Ciò che la Wehrmacht ha ottenuto in sei anni di battaglie e che il popolo ha patito in sei anni di sofferenze non ha precedenti nella storia e nel mondo. È un eroismo senza pari. Il nostro onore di soldati è immacolato”.

Nasceva così il mito di una Wermacht pulita, non compromessa con gli orrori del nazismo, un mito che si svilupperà ampiamente nel dopoguerra e che risulterà coriaceo, quanto falso, fino al 1995 e al 2001 quando due mostre organizzate dall’Istituto per la ricerca sociale di Amburgo lo demoliranno completamente.

Nel frattempo non si verificò nessun riconoscimento formale del governo di Flensburg da parte delle potenze vincitrici in quei giorni convulsi. Il 12 maggio un rappresentante del Comando alleato in Germania  incontrò Dönitz per ordinargli di arrestare il  feldmaresciallo Keitel come ritorsione per la mancata cessazione delle ostilità da parte di alcune unità tedesche entro i termini posti dall’atto di resa. Il giorno seguente Keitel venne arrestato e consegnato agli Alleati per essere incriminato per crimini di guerra.

Il 23 maggio 1945 la Commissione alleata di controllo sciolse formalmente il Governo di Flensburg e ordinò l’arresto di Dönitz, di Schwerin von Krosigk e dei suoi ministri.

Nella foto l’arresto del governo provvisorio di Flensburg


Fonti:

alcune voci di Wikipedia

8 giorni a maggio, di V. Ullrich

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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