Ambiente e Clima

A quando la fine del mondo?

Ognuno di noi è consapevole della limitatezza della propria esistenza biologica, ma la razza umana nel suo insieme si nutre dell’errata convinzione di un progresso continuo e inarrestabile del mondo come lo conosciamo. Una vita, ma anche qualche decina di generazioni, sono però un tempo molto limitato sotto il profilo geologico del nostro pianeta e addirittura irrilevante rispetto alle ere cosmologiche.

In realtà il mondo come lo conosciamo potrebbe avere il tempo contato e dal punto di vista meramente probabilistico possiamo dare quasi per certa l’estinzione della civiltà umana e perfino di Homo SapiensQuali sono i fattori concreti che sostanziano questa tesi? Iniziamo da quelli astrofisici di carattere catastrofico.

La fine viene dallo spazio

No, non ci riferiamo ad un’invasione aliena che distrugga in men che non si dica la civiltà umana. La prima spada di Damocle sul futuro della Terra sono due stelle, due giganti rosse, Antares e Betelgeuse, la prima distante 600 anni luce dalla terra, la seconda tra i 600 e i 640 anni luce. Le due giganti rosse concluderanno il loro “ciclo vitale” esplodendo come supernove  tra 10.000 e 100.000 anni da oggi. La loro relativa vicinanza farà si che imponenti ondate di radiazioni, dagli effetti non propriamente salubri per la vita biologica, investiranno il nostro pianeta per diversi mesi.

La distanza tra queste due giganti rosse e la Terra, associato all’azione di schermo del campo magnetico terrestre impedirebbe di fatto però un esito altamente drammatico per la vita sul nostro pianeta.

“Proiettili” spaziali

Se non bastassero questi eventi a mettere KO la vita sulla terra, ci penseranno le inevitabili collisioni con asteroidi grandi più di un chilometro statisticamente certi in un range temporale tra 200.000 e 500.000 anni da oggi. A meno che, ovviamente, il progresso scientifico e tecnologico dell’uomo non ci permetta di neutralizzare questi corpi celesti molto prima che concludano la loro folle corsa sulla superficie terrestre.

Altri fenomeni astrofisici, apparentemente di minor impatto, avrebbero comunque riflessi pesantissimi sul delicato equilibrio dell’ecosistema terrestre. Come ad esempio una variazione della luminosità della nostra stella o possibili tempeste solari di forte intensità. Questi eventi sono frequenti se osservati su scale temporali di appena qualche centinaio o migliaia di anni.

Episodi in grado di scatenare violentissimi fenomeni elettromagnetici, non letali, ma in grado di “friggere” qualunque cosa utilizzi energia elettrica. Una tempesta solare di grandi proporzioni e diretta verso la Terra potrebbe far precipitare nell’arco di pochi minuti la nostra civiltà ad un’era pre-tecnologica.

Una vera catastrofe per una società avanzata che non avesse ancora messo in atto le possibili contromisure. Se spostiamo poi lo “sguardo” da poche centinaia o migliaia di anni a periodi di 500.000 o 1.000.000 di anni, non devono essere sottovalutati gli effetti climatici al netto delle ricadute del cambiamento climatico di origine antropocentrica.

Una nuova era glaciale

La variazione della distanza dal Sole, l’interazione Terra-Luna, il vulcanismo, la precessione dell’asse di rotazione terrestre, l’attività delle placche tettoniche, la quantità di CO2 presente nell’atmosfera sono tutti elementi che nel corso dei miliardi di anni della vita del nostro pianeta hanno ciclicamente modificato le condizioni globali climatiche con particolare riferimento a quelle che chiamiamo ere glaciali. 

L’ultima grande glaciazione risale a circa 10.000 anni fa. E quasi certo che indipendentemente dagli effetti causati dai nostri danni inferti all’ambiente, è ragionevole attenderci entro 50.000 anni una nuova era glaciale che come le altre potrebbe durare molte migliaia di anni.

E’ evidente che l’impatto progressivo di una nuova glaciazione porrebbe di fronte alla civiltà umana sfide enormi, mettendo seriamente a repentaglio la stessa sopravvivenza come specie vivente.

Il pericolo “interno”

A questa lista di fattori che potrebbero inficiare la presenza umana e in ultima analisi anche la vita in senso lato sulla terra, non dobbiamo omettere i rischi derivanti dai processi geologici, a cominciare dai fenomeni vulcanici catastrofici. Ci riferiamo ai cosiddetti “supervulcani” le cui esplosioni già in passato hanno avuto effetti devastanti sull’ecosistema come nel caso della caldera di Yellostowne che nell’ultima grande eruzione di 600.000 ani fa impattò in modo globale sulle condizioni climatiche dell’intero pianeta.

La probabilità quindi di esplosioni di supervulcani che provochino ingenti danni regionali e modificazioni globali del clima sono estremamente alte in un arco temporale che oscilla tra i 10.000 ed i 100.000 anni da oggi.

Conclusione

In questa sintetica carrellata a volo d’uccello sugli eventi catastrofici di origine astrofisica o geologica che potrebbero spazzare via il mondo come lo conosciamo non abbiamo preso in considerazione il “fattore umano” che potrebbe drammaticamente accorciare la scala temporale di un possibile scenario da fine del mondo.

E se dovessimo scommettere su cosa metterà fine alla civiltà umana sul pianeta, io non esiterei a “puntare” sull’opera dell’uomo come fattore più probabile.

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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