giovedì, Settembre 19

La follia dei Respiriani

Nel vasto magma di teorie “alternative” o di credenze pseudo scientifiche il respirianesimo è forse la più assurda e pericolosa. In poche parole i respiriani o, in inglese, “breatharians”, sostengono di poter vivere senza cibo e senza acqua. Nutrendosi unicamente di luce e di aria oltre al cosiddetto “prana”, la presunta energia vitale, mutuata dall’induismo.

Gli adepti di questa sorta di setta religiosa sostengono di poter “riprogrammare” il loro corpo attraverso la meditazione così da poter fare a meno di acqua e cibo. Ovviamente è una sciocchezza colossale, il digiuno totale può giungere fino ad una settimana, dopodiché se continua può portare a gravi conseguenze fisiche fino all’inevitabile morte per deperimento.

Se poi al digiuno si associa l’astinenza dall’acqua la morte sopravviene in pochi giorni. Gli adepti di questa sconsiderata setta affermano di essere circa 3.000 in tutta Europa, ma quando anche fossero la metà, è certo che i cultori della luce e del prana mentono spudoratamente, alimentandosi di nascosto.

Chi non lo ha fatto, purtroppo, ci è rimasto secco. E’ il caso di Timo Degen, tedesco e insegnante d’asilo, nel 1997 venne a sapere del breatharianesimo da un sito web. Dopo tre settimane di digiuno, è entrato in coma ed è morto. Stessa sorte è toccata a Lina Marcia Roslyn Morris, una cinquantatreenne australiana che è stata “convertita” da una coppia ed ha iniziato ad alimentarsi di sola “aria”. Morale Lina è morta dopo sette giorni e la coppia è stata condannata per omicidio.

Nel 1999 la stessa crudele sorte è toccata alla scozzese Verity Lin che fattasi ammaliare da un sito web di respiriani ha deciso di aderire a questo impasto scellerato di pratiche meditative e religiose morendo a distanza di una settimana dalla sua “conversione”.

Raramente i “guru” del respirianesimo hanno messo alla prova pubblicamente l’efficacia della loro “religione”. L’unico caso documentato risale al 1999, quando la trasmissione australiana “60 minutes” seguì per una settimana intera una delle principali esponenti del “respirianesimo”, Ellen Grave, meglio nota come “Jasmuheen”.

Dopo soltanto 24 ore la donna manifestò evidenti sintomi di disidratazione. La Grave allora dichiarò di sentirsi disturbata dall’inquinamento, lo staff della trasmissione televisiva la trasferì in montagna, in una zona dall’aria decisamente più salubre.

Nonostante questo la disidratazione peggiorò e “Jasmuheen” iniziò a perdere sensibilmente peso ed avere problemi di linguaggio. Al quarto giorno di digiuno totale il programma è stato interrotto dai medici che temevano una grave compromissione renale e conseguenze ancora più drammatiche per la “guru” respiriana.

Come è possibile credere ad una simile assurdità che conduce se praticata seriamente alla morte in pochi giorni è un mistero. Gli stessi leader del respirianesimo si nutrono di nascosto, giustificandosi se vengono colti in fragrante come “scappatelle” occasionali ad un regime di vita che prevede per l’alimentazione soltanto aria, luce e prana.

Senza questi nutrimenti assunti in segreto non ci sarebbe più un solo respiriano sulla faccia della Terra. Anche in Italia la stampa ha dato un indebito risalto a questa follia. L’edizione torinese del Corriere della Sera online, l’11 aprile 2018 ha pubblicato la notizia di due donne torinesi che sostenevano di nutrirsi di energia, dando credito a quella che è una vera e propria bufala. Subissato da critiche e denunce il giornale ha fatto una precipitosa marcia indietro.

Tre anni prima la trasmissione televisiva di Italia 1, Openspace aveva dato ampio spazio al respirianesimo. E’ evidente la responsabilità dei media nel diffondere ambiguamente una pratica suicida ed anti scientifica.

Così come è altrettanto evidente che occorre una grande attenzione e prudenza quando si affrontano determinati argomenti giacché il profilo prevalente degli adepti di questa sorta di setta sono tutte persone che vivono in una situazione di fragilità psichica ed emotiva.

fonte: Il mondo sottosopra di M. Polidoro, alcune voci di Wikipedia

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