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La forza del gruppo: la società dei Suricati

La prima cosa che colpisce, vedendoli in un documentario televisivo, è forse quello stare ben diritti e alzati sulle zampe posteriori, molto attenti a scrutarsi attorno; a volte, qualcuno appoggia anche una zampa anteriore sulla spalla di un compagno vicino. Inoltre, sono senza dubbio tra i vigilanti più attenti e rigorosi del mondo animale: i Suricati, non scimmie, ma Erpestidi, come le manguste.

Ma ci sono tanti altri aspetti interessanti del loro comportamento, che contribuiscono a farne società molto efficienti e organizzate.

Piccoli (60 cm di lunghezza, con la coda) e leggeri (fino ad un massimo di 1200 g di peso), mammiferi carnivori, vivono in zone molto calde e aride, come il deserto del Kalahari. Il marrone chiaro del pelo li mimetizza sul terreno e il nero attorno agli occhi impedisce il riflesso solare. Perciò, in queste condizioni difficili, hanno stabilito tra loro una unione solida e compatta.

Le loro società arrivano ad una trentina di esemplari, appartenenti a 3 o 4 nuclei familiari. Al vertice, affiancata da un maschio alfa, c’è una femmina dominante, dopo una lotta violenta con altre, che guida gli altri ai posti di sosta e di caccia. Sono gli unici componenti a riprodursi in una famiglia, mentre talvolta i piccoli di altre femmine purtroppo vengono uccisi.Possono aversi anche 4 parti all’anno, ognuno con 3 o 5 piccoli, che restano per un paio di settimane ben protetti e allattati dalla madre.

Quando questa va fuori per procurarsi il cibo, intervengono le femmine senza figlie, vere e proprie baby sitter, che la sostituiscono con cura, proteggendoli da eventuali predatori. I piccoli poi vengono addestrati dai genitori ed anziani alla caccia con piccole prede,come scorpioni, prima solo mostrate, poi morte e ferite; in un secondo momento, possono uscire sul territorio, seguiti da adulti, per il cibo da trovare e la difesa da nemici. Si nutrono soprattutto di insetti, ragni, scorpioni, termiti e larve di formiche, ma anche di rettili e piccoli roditori, e nello scavo, persino di tuberi e radici.

Dopo una perlustrazione del territorio, individuata una preda, si avventano su di essa; se essa si nasconde sotto terra, essi scavano in fretta con le loro robuste unghie, aiutati anche dal potente olfatto, fino a ragggiungerla. Sono divenuti indenni ai veleni di serpenti, letali anche per noi, e di scorpioni, di cui staccano il pungiglione del veleno, prima di ingerirli. I Suricati sono anche bravi architetti costruttori, capaci di scavare fino a 400 buche al giorno, tramite i loro artigli affilati sulle dita delle zampe, spostando un quantitativo di sabbia circa 50 volte il loro peso.

I nidi sono formati da varie camere, per la crescita dei figli e la difesa in caso di attacchi di predatori, collegate da molte gallerie, con più uscite. Essi vengono scavati ad una profondità che arriva ai tre metri, tale da garantire stabilità e mancanze di crolli. Sono dotati di molti ingressi, perfino una settantina, per avere molte più possibilità di uscita in caso di pericoli. I suricati possono ospitare nei loro nidi anche manguste gialle e scoiattoli, che hanno altre preferenze alimentari, per cui non competono con loro.

Separata dalla tana, c’è anche una stanza-nursey in cui la madre protegge e allatta i piccoli, nati ciechi ed inetti.Nonostante gli agi e la protezione da parte anche di tutto il gruppo, i maschi divenuti autonomi, esponendosi ai percoli esterni, si allontanano alla ricerca di femmine con cui accoppiarsi. Dopo piccole scaramucce con altri pretendenti e un breve spulciamento con la prescelta, avviene l’accoppiamento. Poi quasi sempre si separano, mentre solo la madre, con l’aiuto di altre, si occupa dei figli. Invece la coppia alfa resta unita per un periodo di tempo maggiore.

Meerkats live in large colonies and are naturally affectionate animals. (Photo Credit: © © Telse Meyer/ Dirk Blumbenberg/ NDR Naturfilm)

Quando escono dai nidi, sono sempre molto attenti ai possibili predatori e si guardano spesso anche alle spalle.Non ci sono individui specifici addetti alla sorveglianza: per un’ora al giorno, tutti hanno il compito di avvistare e segnalare i predatori agli altri. Il loro linguaggio è assai variegato: comprende 300 suoni diversi, con borbottii, mugolii e trilli, forse come parole corrispondenti ai vari tipi di predatori (rapaci, sciacalli e gatti selvatici), come succede tra i babbuini. Grazie alla loro ottima vista, appena intravedono un pericolo, un predatore, pure se molto distante, le sentinelle producono suoni acuti e tutti gli altri si rifugiano in tana, da cui escono solo quando finisce l’avvertimento. In certi casi, il maschio dominante chiama a raccolta i guerrieri, che si alzano in piedi, arruffano il pelo per apparire più grossi, spaventare e fare allontanare l’intruso. Quando questa intimidazione non basta, ingaggiano uno scontro violento diretto a base di morsi e graffi.

In comclusione,questi animali dimostrano dunque di possedere: una notevole coesione sociale, buone capacità pratiche nella  realizzazione dei nidi, un efficiente sistema di allarme e di lotta coordinata, una dedizione affettuosa anche verso i figli altrui, che si pensava fosse presente solo tra certe specie di scimmie, e uno spiccato senso di disciplina e controllo della situazione.

Crediti fotografici: best5.it / Sancara.org / dtt.it

Video: In viaggio alla scoperta degli animali. I Suricati.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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