Scienza

La Grande Macchia Rossa di Giove forse da ridatare

La Grande Macchia Rossa di Giove forse da ridatare. La tempesta gigante potrebbe in realtà non essere quella originale scoperta 350 anni fa. L’astronomo Giovanni Cassini ha osservato la “macchia permanente” di Giove nel 1665. Nuove ricerche però suggeriscono che quello osservato nel 1665 potrebbe essere un vortice diverso dall’attuale Grande Macchia Rossa. Nel 1665, l’astronomo italiano Giovanni Cassini, ha osservato una gigantesca macchia scura su Giove, che ha definito una “macchia permanente”.


Un altro scienziato, l’inglese Robert Hooke potrebbe aver scoperto la grande macchia di Giove un anno prima, quindi nel 1664. Nonostante gli astronomi abbiano misteriosamente perso le tracce della macchia per secoli, abbiamo sempre ritenuto che l’originale “macchia permanente” potesse essere la Grande Macchia Rossa visibile oggi.


La grande macchia rossa e il nuovo studio


La formazione attualmente visibile è un’enorme tempesta presente sulla superficie di Giove. Un nuovo studio, sulla Grande Macchia Rossa, sta mettendo in discussione ciò che sappiamo, suggerendo che molto probabilmente si tratta di una tempesta più recente e decisamente più giovane.

Ma rivediamo insieme ciò che è noto storicamente. Dopo che la “macchia permanente” fu osservata per la prima volta nel XVII secolo, ne abbiamo perso le tracce. L’ultima osservazione di quel punto infatti risale al 1713. Quindi sarebbe passato più di un secolo prima che potessimo avvistare nuovamente la macchia, una formazione che si trovava alla stessa latitudine dell’originale. La macchia, scoperta nel 1831, è l’odierna Grande Macchia Rossa.

Agustín Sánchez-Lavega, planetologo dell’Università dei Paesi Baschi a Bilbao, che ha condotto la ricerca, ha affermato in un comunicato che: “Dalle misurazioni delle dimensioni e dei movimenti, abbiamo dedotto che è altamente improbabile che l’attuale Grande Macchia Rossa fosse la ‘Macchia Permanente‘ osservata da Cassini. La ‘macchia permanente’ probabilmente scomparve tra la metà del XVIII e il XIX secolo. Se così fosse si potrebbe affermare che la longevità della macchia rossa supera i 190 anni”.


Conclusioni

Agustín Sánchez-Lavega e i suoi colleghi, attraverso i dati raccolti relativi ai cambiamenti della Grande Macchia Rossa nel tempo, hanno eseguito delle simulazioni al computer. Ciò per stabilire come si sarebbe potuto formare il vortice. La teoria principale è l’instabilità del vento che alla fine ha prodotto la “cella atmosferica allungata” che vediamo oggi.

Ciò che sappiamo per certo della Grande Macchia Rossa è che si sta restringendo. Un’osservazione del 1879 collocava la dimensione della macchia a 39.000 chilometri lungo il suo asse più lungo. Attualmente invece si estende per 4.000 chilometri sul suo asse più lungo. Il team di ricerca condurrà ulteriori simulazioni, ciò per prevedere se la Grande Macchia alla fine scomparirà, oppure no, come la Macchia Permanente di Cassini. Forse poi per ricomparire alcuni secoli dopo come un nuovo vortice.

FONTE:

https://www.livescience.com/space/jupiter/is-jupiters-great-red-spot-an-impostor-giant-storm-may-not-be-the-original-one-discovered-350-years-ago

Fabiana Leoncavallo

Laureata in architettura, mi ritengo una persona piuttosto poliedrica. Grande appassionata di scienze, astronomia, storia, letteratura, cinema e serie tv, tutti argomenti che amo descrivere nei miei articoli, che si basano su ricerche valide. Inoltre, amo molto effettuare studi sulla natura, sugli animali, sui cambiamenti climatici, sulla salute e l’alimentazione.

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