Categories: MedioevoStoria

La liturgia dell’investitura cavalleresca ed i tornei medievali

La cavalleria nel Medioevo assume le caratteristiche di un ceto sociale chiuso ed esclusivo appannaggio dell’aristocrazia ma anche, sebbene in misura minore, dagli appartenenti alle classi cittadine più agiate. Sulla cavalleria medievale si costruirà nel tempo una retorica che espugnerà il potere coercitivo su cui si basava, mitizzando oltre misura un codice cavalleresco con il quale i cavalieri si professavano protettori dei deboli, delle vedove e degli orfani, devoti ad una domina (da cui il nostro donna) alla quale prestavano giuramento di fedeltà e in nome della quale compivano le proprie gesta.

Uno degli elementi per così dire “liturgici” dell’investitura di un cavaliere era la vestizione con i suoi riti come il bagno purificatore del giorno prima o la consegna della spada da parte del Signore a cui si giura fedeltà. Di questa liturgia si impossessa anche la letteratura dell’epoca creando un alone mitologico intorno a questo momento. Un poema della prima metà del Duecento “l’Ordene de Chevalerie” riporta con dovizia di particolari i momenti e i significati della vestizione che finirà per assumere valore persino negli ambienti musulmani, attratti anch’essi dalla funzione carismatica della cavalleria occidentale.

Nel XII secolo con la crescita d’importanza della cavalleria nella società feudale la Chiesa cattolica ritenne opportuno intervenire con un ruolo autonomo rispetto a quello dei sovrani e dell’alta aristocrazia. Il momento più significativo di questo rinnovato ruolo della Chiesa è il pronunciamento di Papa Urbano II che nel 1095 nel corso del Concilio di Clermont, si rivolge direttamente ai cavalieri incitandoli alla conquista della Terra Santa, senza passare attraverso la mediazione dei monarchi.

L’appello conclusivo della chiamata alle armi contro gli infedeli (Dio lo vuole!) è il segno di come la Chiesa intenda assumere su di se il compito di guidare la cavalleria uniformandola ai valori cristiani ed al contempo dotandosi, sia pure in maniera indiretta, di un corpo armato. Il più antico rituale ecclesiastico conosciuto relativo alla vestizione risale al XII secolo e si colloca nel Mezzogiorno d’Italia, una zona ricca di feudatari normanni fra cui molti sono vassalli del papa.

Fortemente connessi con l’attività “sociale” e con lo status della cavalleria sono i tornei, dove i cavalieri scontrandosi simulano le azioni che compiranno in battaglia. E’ difficile stabilire chi ha “inventato” il torneo, alcuni ipotizzano che si tratti di un costume derivante da feste tribali germaniche presenti già nel XI secolo, ma è soltanto un secolo dopo che il torneo si afferma in tutta la cristianità in modo strutturato e significativo.

Prima del 1200 i tornei cavallereschi non si discosteranno molto da vere e proprie azioni di battaglia. I partecipanti si dividono in due piccoli eserciti con tanto di scudieri, arcieri e garzoni. Ognuno è libero di scegliere con chi stare e quindi non è raro che ci possa essere un grosso squilibrio numerico tra i due schieramenti.

Il torneo non ha una durata fissa prestabilita ma certamente dura più giorni. Nelle prime giornate ci sono azioni per così dire preliminari propedeutiche alla “mischia” che si compone di diversi momenti: assalti, sortite, imboscate, attacchi frontali e fughe simulate. Le gare si svolgono ovviamente a cavallo e i cavalieri sono protetti da corazze e scudi e armati di tutto punto.

Anche se la violenza fino al 1200 è dominante l’obiettivo non è quello di uccidere l’avversario ma di vincere. Questo non impedisce che durante i tornei si verifichino vittime anche illustri e un buon numero di cavalieri al termine della manifestazione riporterà ferite più o meno gravi. Oltre alla “squadra” vincitrice, in omaggio al valore dei singoli, ogni torneo onora oltre alla compagine anche il migliore torneatore o vedetta di cui i menestrelli canteranno a lungo le imprese, infiorettandole adeguatamente.

La conclusione dei tornei oltre ad un buon numero di feriti e qualche vittima lascia anche un carico di risentimenti e rancori che seguiranno i protagonisti di torneo in torneo e non raramente anche nella vita sociale e militare del tempo. Molti sovrani non apprezzeranno per queste ragioni queste manifestazioni, per esempio la proibiranno Enrico II Plantageneto e Luigi IX il Santo; altri però pur non apprezzandola non la ostacolano come Luigi VII e Filippo II Augusto di Francia. Altri sovrani addirittura addirittura si prodigheranno per favorirla.

fonte:

Il medioevo giorno per giorno, di L. Gatto

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

Recent Posts

Zuccheri e alimentazione

Una fonte nutritiva essenziale per il nostro organismo è costituita dagli zuccheri o carboidrati. Tra…

1 giorno ago

Una questione di concentrazione

Troppo spesso leggiamo sui giornali o sui social network di alimenti o sostanze con mirabolanti…

2 giorni ago

Piante di ieri, piante di oggi

L'evoluzione dei vegetali è stata lunga e complessa, con un passaggio fondamentale, quello dall'acqua alla…

2 giorni ago

27 settembre: Notte Europea dei Ricercatori, il progetto CO-Science

Nell’ambito del programma Horizon Europe è stato finanziato, per il biennio 2024 e 2025, dalle…

1 settimana ago

NASA punta al mondo che potrebbe essere abitabile oggi

La sonda spaziale Europa Clipper ha superato un traguardo fondamentale. Ciò porta la missione sulla…

1 settimana ago

Piante pericolose

Alberi killer Il suo appellativo è piuttosto minaccioso, “fico strangolatore”, e per certi versi si…

2 settimane ago