giovedì, Settembre 19

La mente quantistica

La psicologia e la meccanica quantistica sono le due scienze di nascita più recente, e anche per questo quelle che forniscono le novità più sconcertanti e controintuitive, la prima riguardo la mente umana, la seconda riguardo il microcosmo.

E nonostante gli ambiti di competenza possano apparentemente risultare lontanissimi tra loro, sempre più voci suggeriscono che, in realtà, l’una può dirci molto riguardo all’altra, e che collegamenti tra esse siano anzi necessari da fare se si vuole una più esatta comprensione di ciò che la ricerca di entrambe le scienze sta portando avanti.


In particolare, a avvicinare le due scienze, è stata la scoperta, in ambito fisico, che la realtà è la risultanza tra osservatore e osservato. L’Interpretazione di Copenaghen ha definitivamente dato validità al principio per il quale l’universo presenta un numero infinito di possibilità sovrapposte, tutte presenti contemporaneamente come possibili, e l’osservatore ne influenza il comportamento con la sua semplice presenza, determinando così cosa viene osservato.

Conseguenza di ciò è che diviene impossibile separare l’osservatore da quanto viene osservato, piuttosto esso va considerato come parte integrante dell’esperimento.


Il fatto che la mente ha un ruolo fondamentale in ciò che la fisica osserva ha convinto molti scienziati che psicologia e meccanica quantistica dovessero procedere nella stessa direzione. Due pionieri di questa nuova concezione furono Wolfgang Pauli, premio Nobel per la fisica nel 1945, e Carl Gustav Jung, uno dei padri della psicologia analitica e teorizzatore della cosiddetta “psicologia del profondo”.


Il primo incontro tra i due avvenne nel 1932 quando il fisico, turbato da sue problematiche personali dovute a fallimenti in ambito sentimentale, chiese aiuto a Jung. Quest’ultimo rimarrà profondamente colpito dal materiale onirico di Pauli, e vi intravide una conferma della teoria che stava portando avanti: ossia l’esistenza di un inconscio collettivo contenente gli archetipi, modelli o “forme a priori” primordiali presenti nelle diverse culture.


Questa esperienza porterà Pauli a credere in una possibile unione tra psiche e materia e a affermare che “per la scienza del futuro la realtà non sarà né psichica né fisica: in qualche modo essa sarà entrambe le cose e nessuna di esse”. La conclusione di Pauli, e anche di Jung, fu che l’essere umano, pur essendo una realtà a sé stante, in realtà è parte integrante di un sistema più vasto, costantemente in connessione con tutte le sue parti.


Il concetto che più di tutti lega meccanica quantistica e psicologia del profondo è quello di sincronicità. Jung la definisce come la correlazione di eventi, che avvengono in contemporanea, non legati tra loro da alcun nesso di causa e effetto, ma da risonanza reciproca: idee o fatti aventi in comune uno stesso contesto o significato si attraggono reciprocamente.

Per lo psicanalista, essa è un fenomeno connesso ai processi dell’inconscio, dove i concetti di spazio e tempo, su cui, invece, si basano i processi che avvengono a livello della coscienza, sono assenti.
L’esempio per eccellenza di sincronicità riguardante il mondo fisico, è rappresentato dal fenomeno dell’entanglement quantistico, dove una particella influenza lo stato di un’altra, anche se le due si trovano a enorme distanza. Come per l’inconscio, anche qui i concetti a noi familiari di spazio e tempo perdono tutta la loro valenza.


A seguito del confronto con Pauli, Jung concluse che, così come avviene nell’entanglement, anche gli eventi sincroni della vita umana non si verificano per caso, ma sono legati a un evento non direttamente osservabile.


Infine, tutti e due gli studiosi pongono l’accento sul ruolo dell’osservazione; così come nella mente umana, attraverso l’osservazione critica, i processi inconsci possono diventare consci, così nella fisica l’intervento dell’osservatore fa sì che ciò che prima era un’onda senza localizzazione e forma precisa, diventi una particella riconoscibile.


La realtà che viene fuori da queste considerazioni non prevede quindi una separazione fra materia e psiche, ma vi è un Unus Mundus, per usare le parole di Jung, in cui esse sono originariamente parte di un tutt’uno….


Fonti:
www.wisesociety.it
www.metadivenirepensando.it

2 Comments

  • Antonio

    Tematica molto complessa che mi richiede un po ‘di tempo per valutare o almeno formulare un parere su una tematica così complessa. Non vorrei essere frettoloso influenzato da impostazioni crociane che destano perplessità sul carattere scientifico della psicologia. Darò un parere a presto, ma non frettoloso come merita un articolo così impegnativo e divulgato con chiarezza. Complimenti comunque per aver affrontato una tematica così complessa con la consueta serietà e rigore.

  • Mario Giordano

    A rigore, l’osservabile in MQ è associato ad una equazione contenente le coordinate di spazio e tempo, in assenza delle quali, ( vedi concetti di psiche, anima, ecc.) la MQ si riduce al paradosso ( il gatto di Schrodinger, l’amico di Wigner). Non vedo molta relazione tra fisica della materia e psicologia…

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