lunedì, Settembre 16

La missione di Krafft von Dellmensingen

Il capo dell’Ufficio Operazioni dello Stato Maggiore austro-ungarico barone von Waldstätten a Kreuznach il 29 agosto 1917 espone a Hindenburg e Ludendorff, comandante e vice-comandante dell’esercito del Secondo Reich, il piano d’attacco di quella che sarà l’offensiva di Caporetto. I due vennero messi di fronte alla scelta definitiva, se venire o no in soccorso degli austriaci, in Italia.

Nessuno dei due era completamente convinto dell’utilità di questa offensiva perorata con l’enfasi della disperazione dall’alleato austriaco, al punto che decisero di prendere informazioni dirette dal fronte dell’Isonzo. Si decise intanto di delegare all’imperatore Guglielmo il compito di prendere tempo con il giovane imperatore austriaco Carlo. Il 2 settembre arriva la risposta conciliante ma prudente del Kaiser alla corte asburgica.

La fattibilità dell’offensiva contro l’Italia è subordinata al successo di un’altra offensiva in avanzato stato di preparazione sul ben più importante fronte orientale, in quel di Riga, da cui i tedeschi si aspettavano grandi cose contro l’esercito russo in fase di dissoluzione. “Puoi star sicuro che non solo il mio esercito, ma tutta la Germania giubilerà, se truppe tedesche insieme con i valorosi combattenti dell’Isonzo daranno addosso alla spergiura Italia. Dio voglia che anche quel giorno si stia avvicinando” scrive Guglielmo all’imperatore austriaco.

Intanto la conferenza del 29 agosto tra le due delegazioni militari si conclude con la necessità di effettuare ulteriori valutazioni sul campo. I tedeschi scelgono per questo delicato incarico, uno dei membri della loro delegazione, il generale Krafft von Dellmensingen. Di origine bavarese, nato nel 1862, all’epoca cinquantacinquenne, dal maggio 1915 al febbraio 1917, era stato comandante dell’Alpenkorps, lo speciale reparto di truppe di montagna che aveva combattuto contro gli italiani in Tirolo, prima di sbaragliare i rumeni sui Carpazi.

Krafft non viene scelto esclusivamente per la sua esperienza nel comando di truppe di montagna ma anche e soprattutto perché è un teorico delle battaglie di sfondamento che erano allora una novità, perché l’ortodossia strategica del Grande Stato Maggiore aveva sempre predicato l’aggiramento come unico modo per realizzare l’annientamento strategico del nemico. Krafft von Dellmensingen portò con se nella missione italiana il capo del suo Ufficio operazioni al gruppo d’armate, il maggiore barone von Willisen, che era con lui già dai tempi dell’Alpenkorps e che sarà l’estensore definitivo del piano d’attacco di Caporetto.

La missione italiana dei due alti ufficiali tedeschi durerà dal 2 al 6 settembre. Krafft von Dellmensingen parlò con i generali austriaci e ispezionò le linee portando in testa un berretto austriaco per “mascherare” la presenza di alti ufficiali tedeschi sul fronte italiano. Comunicarono in via preliminare al Quartier Generale tedesco che l’offensiva era possibile sia pure in un contesto generale estremamente complesso. Questo bastò a Hindenburg e Ludendorff per per informare il Capo di Stato Maggiore dell’esercito austriaco che l’offensiva era possibile, affibbiandole anche il nome in codice “Fedeltà d’armi“.

La spinta decisiva all’accettazione della richiesta austriaca fu probabilmente il clamoroso successo dell’attacco tedesco sul fronte orientale, il 4 settembre mentre la missione di Krafft era ancora in corso, l’esercito del Reich entrava in Riga. Adesso era davvero possibile trasferire a sud qualche divisione e provare a dare la spallata finale ai traditori italiani.

Il 5 settembre, in una lettera di risposta, Carlo d’Austria nel complimentarsi con il Kaiser Guglielmo per la vittoria di Riga, chinava il capo ed accettava con “gratitudine” la partecipazione diretta di truppe tedesche nella futura offensiva di Caporetto. L’8 settembre von Dellmensingen fa rapporto alle delegazioni militari degli Imperi Centrali e ribadisce la complessa fattibilità dell’offensiva in programmazione. Sottolineò la forza delle difese italiane, i gravi problemi di logistica, la ristrettezza del punto prescelto per sfondare che permetteva di ammassare al massimo 4 o 5 divisioni ma alla fine di questi distinguo, il succo fu che si “poteva fare“.

Adesso era giunto il tempo della preparazione militare dell’azione che doveva ribaltare le sorti della guerra sul fronte italiano.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Caporetto di A. Barbero

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Verified by MonsterInsights