lunedì, Settembre 16

La nascita dell’agricoltura

Secondo recenti studi di origine molecolare ed archeologica l’agricoltura è iniziata in modo indipendente in una vasta serie di siti comprendenti almeno 11 regioni del Vecchio e del Nuovo Mondo. Il primo sviluppo è datato intorno a 11.500 anni a.e.v. nella regione della cosiddetta Mezzaluna fertile e nella regione del Chogha Golan nel moderno Iran, dove orzo selvatico, grano e lenticchie sono stati coltivati e dove le forme domestiche di grano sono apparse circa 9800 anni a.e.v.

La produzione autonoma di cibo e la raccolta di prodotti spontanei sono state due strategie alimentari in contrapposizione tra loro anche se a partire dal 10.000 a.e.v. anni la tendenza è stata evidente: i cacciatori-raccoglitori sono diventati in massa agricoltori. Ma quali sono state le ragioni della supremazia degli agricoltori sui raccoglitori-cacciatori che centinaia di migliaia di anni avevano assicurato la sopravvivenza delle varie specie umane?

La prima causa è da ricercarsi nel declino delle risorse naturali. Negli ultimi 13 000 anni vivere di caccia e di raccolta era stato sempre piú difficile, perché le specie su cui si poteva contare erano diventate (soprattutto gli animali) sempre meno numerose, o scomparse del tutto. Ci sono anche esempi relativamente recenti di questo processo, i polinesiani ad esempio si convertirono ad una forma di agricoltura intensiva soltanto dopo aver sterminato i moa e le foche in Nuova Zelanda, nonché numerose specie di uccelli.

Un secondo fattore è stato il progressivo aumento del numero delle specie vegetali domesticabili rispetto a quelle selvatiche. Ad esempio, i cambiamenti climatici avvenuti alla fine del Pleistocene nel Vicino Oriente ampliarono in modo considerevole l’areale di diffusione dei cereali selvatici, che potevano essere raccolti molto facilmente e in grandi quantità dalle popolazioni locali. Il passo successivo fu relativamente breve e semplice, ovvero la domesticazione di grano ed orzo.

Un terzo fattore è da ricercarsi nel progresso tecnologico relativo alla trasformazione e conservazione del cibo. Questi mezzi apparvero rapidamente nella Mezzaluna fertile a partire da 11.000 e.e.v.

Furono inventati tra l’altro falci dalla lama di selce e dal manico di legno o di osso; cesti per trasportare il raccolto verso casa; mortai, pestelli e mole per liberare i grani dalla pula; metodi di essiccazione per evitare che i semi germogliassero dopo la raccolta; e grandi silos sotterranei, alcuni dei quali intonacati per renderli impermeabili.

Un quarto fattore è da ricercarsi nel rapporto tra la crescita della densità della popolazione e la crescita della produzione di cibo. La densità cresce a poco a poco, e questo accresce i bisogni alimentari; chi riesce (casualmente) a procurarsi piú cibo è favorito, e l’agricoltura è piú efficiente in questo senso. Una volta iniziata la vita sedentaria, gli uomini possono fare piú figli, la popolazione aumenta ancora e c’è un bisogno di cibo ancor maggiore. Insomma si crea un circolo virtuoso in cui causa ed effetto si ribaltano continuamente.

Solo qualche migliaio di anni prima i cacciatori-raccoglitori, in numero inferiore, trovavano ancora più conveniente cacciare o raccogliere i frutti spontanei della natura. L’ultima causa che portò al definitivo trionfo dell’agricoltura risiede nel vero e proprio conflitto culturale, demografico e probabilmente anche militare che si scatenò nelle zone di confine tra popolazioni di agricoltori e popolazioni di cacciatori-raccoglitori.

I primi, come abbiamo visto, erano piú numerosi, e grazie alla cruda forza del numero (a cui poi si aggiunsero la superiore tecnologia, le malattie, gli eserciti permanenti ecc.) riuscirono a uccidere o scacciare i secondi. Tra i popoli di cacciatori stanziati nella stessa area, chi si convertí all’agricoltura sopravvisse, gli altri semplicemente furono spazzati via.

Soltanto in alcuni casi, favoriti dall’isolamento geografico, piccoli gruppi di cacciatori-raccoglitori riuscirono a sopravvivere. I casi esemplari che si possono citare sono tre: gli indiani della California, che il deserto ha tenuto isolati dalle tribú di agricoltori dell’Arizona; i khoisan del Sudafrica, il cui habitat di tipo mediterraneo ostacolato l’arrivo delle colture tropicali dei vicini bantu; e gli aborigeni australiani, separati dal mare dalle comunità agricole dell’Indonesia e della Nuova Guinea.

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