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La pratica religiosa nel Medioevo

La società medievale è fortemente influenzata dalla religione, una parte preponderante della popolazione, che sia nobile o plebea, crede ad una vita dopo la morte, giudicata da Dio, in base a come si è vissuto, nel rispetto della fede e delle pratiche religiose che via via vengono codificate dalla Chiesa.

Dalle città alle campagne

Inizialmente la religione è essenzialmente un fatto urbano che però, progressivamente, dal VI all’XI secolo si estende anche alle zone rurali. Nelle chiese parrocchiali si svolgono i momenti essenziali della vita cristiana battesimo, messa, comunione e riti funebri. Il fatto che la società medievale sia pervasa da una diffusa religiosità non ci deve fuorviare sui comportamenti concreti dei fedeli. Quando si tratta di rispettare le pratiche religiose, non sono pochi, ad iniziare dalla nobiltà, a disattendere i corretti comportamenti.

Un boccale val bene una messa

Il quarto Concilio Lateranense del 1215 ha reso obbligatoria per i fedeli la frequenza della messa domenicale, così come di altre feste religiose, che possono variare da diocesi a diocesi. In questi giorni, i cristiani devono astenersi dai lavori servili e ascoltare la messa. Tale obbligo è spesso però ignorato. Jonas, vescovo di Orléans all’inizio del IX secolo, si lamenta del fatto che i signori preferiscono andare a caccia, piuttosto che presenziare alla messa.

Le cose non vanno molto meglio nel Basso Medioevo, il cavaliere di La Tour, Landry descrive puntigliosamente l’atteggiamento poco rispettoso di certe persone. I ritardi sono ricorrenti. I signori del villaggio arrivano talmente tardi in chiesa che il curato non può dire la messa. Alcuni uomini escono durante il sermone per andare a bere e tornano quando tutto è finito.

Sono soprattutto i giovani a “marinare” le funzioni, come asserisce Nicolas des Clamanges (1363-1437), teologo e umanista francese, che scrive “è raro che la gioventù varchi la soglia della chiesa, tranne che nei giorni di festa e soprattutto per contemplare lo spettacolo delle donne, che portano sul capo, per vezzo di eleganza, delle vistose acconciature di capelli”.

Sermone e omelia

Il sermone del prete è il momento centrale della messa (spesso però è anche il momento meno seguito) ed è a volte utilizzato anche per divulgare avvenimenti di una grande rilevanza e che meritano di essere a conoscenza del numero più vasto possibile di persone. Come ad esempio accade il 28 giugno 1431, quando Enrico VI, chiede ai Vescovi francesi, di diffondere la versione ufficiale sulla vita e la morte di Giovanna d’Arco.

Dal punto di vista funzionale occorre distinguere tra sermone e omelia. Dalla fine del IV secolo sermo è il nome più comune per la predicazione ed è sinonimo di tractatus, che indica principalmente un’esposizione erudita; homilia invece indica un discorso rivolto a un ampio pubblico e non un testo studiato e preparato in privato. L’omelia è normalmente inserita in un contesto liturgico, mentre il sermone è pensato per fornire istruzioni morali e per insegnare la dottrina base della Chiesa ed è quindi organizzato attorno a un tema piuttosto che a un passaggio della Scrittura come l’omelia.

Un’altra ricorrenza fondamentale dell’anno cristiano è la Pasqua. È obbligatorio partecipare alla messa pasquale nella propria chiesa parrocchiale. Sempre il quarto Concilio Lateranense introduce l’obbligo della confessione e quello della comunione, almeno una volta l’anno. Il digiuno quaresimale, anch’esso obbligatorio, ha il compito di preparare il fedele alla resurrezione di Cristo.

Il sacramento più importante

Tra tutti i sacramenti, il più importante è certamente il battesimo che cancella il peccato originale. Inizialmente i cristiani lo praticano con l’immersione totale nell’acqua, poi, anche per non danneggiare la salute degli infanti, passano alla cerimonia di aspersione. Se il bambino muore prima di averlo ricevuto, prima del XII secolo si ritiene che sia dannato, come scrive verso l’850 Lupo Servato, abate di Ferrières, “per la colpa ereditaria commessa dalla volontà del padre”.

Soltanto verso la fine del 1100 e gli inizi del 1200, si individua nel limbo (dal latino limbus, orlo, bordo) la condizione temporanea delle anime appartenute a persone buone morte prima della resurrezione di Gesù (Limbo dei Padri o Sheol), e quella permanente dei bambini morti ancora non battezzati, che non hanno commesso dunque alcun peccato, ma non sono stati liberati dal peccato originale attraverso il battesimo (Limbo dei Bambini).

Il predominio religioso delle città

Dal 1200 si assiste ad un diverso radicamento della fede in città rispetto alla campagna. La presenza del Vescovo nei borghi più importanti e l’azione predicatoria degli ordini mendicanti che privilegiano la concentrazione urbana favorisce una presa più salda della Chiesa sulle comunità cristiane cittadine. Anche se le città esercitano un netto dominio, pure in ambito religioso, sul mondo rurale, il cristianesimo sopravvive, sia pure in forme con un ossequio alla pratica religiosa diversa rispetto alle città.

Fonti:

Treccani.it

Alcune voci di Wikipedia

Verdon, Jean. La vita quotidiana ai tempi del Medioevo

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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