C’è lo zampino di un grande fisico sperimentale italiano Giuseppe Occhialini (1907-1993) nella storia della prima fotografia di una particella di antimateria. Giuseppe Occhialini, detto Beppo dagli amici, professore di Fisica superiore all’Università di Milano dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, nel 1932, all’età di 25 anni, lui comunista convinto e tesserato al partito, lascia l’Italia fascista per approdare in quel di Cambridge, a lavorare con un grande esperto inglese di fisica delle particelle e dei raggi cosmici, Sir Patrick Blackett.
Si trattava di una coppia assolutamente scombinata e male assortita: Blackett uomo maturo e conservatore, allevato come ufficiale di marina e poi come scienziato dell’establishment imperiale britannico lavorava fianco a fianco con il giovane e squattrinato fisico italiano, di provata fede comunista, sempre a caccia di ragazze.
Per migliorare i rivelatori di raggi cosmici di Cambridge, Occhialini costruiva circuiti che, secondo Blackett, avrebbero funzionato solo «sputandoci sopra il venerdì santo». Invece questa strana circuiteria dell’italiano riuscì a insegnare alle particelle dei raggi cosmici a farsi dei «selfie», cioè a scattare le foto del loro stesso passaggio nel rivelatore. In questo modo, quasi per caso, Occhialini ebbe il privilegio di essere la prima persona al mondo a vedere la foto di una particella di antimateria al momento della sua creazione da parte di uno sciame di raggi cosmici
Così dopo una notte passata utilizzando le camere Wilson uno strumento di rivelazione di particelle elementari ideato da Charles Thomson Rees Wilson nel 1899 e successivamente perfezionata nel 1912, alle prime luci dell’alba, con ancora la foto gocciolante di fresca stampa in mano, uno scarmigliato ed eccitato Occhialini si precipitò all’abitazione di Blackett e dopo averlo svegliato, gli consegnò la prima foto di una particella di antimateria mai scattata prima di allora.
I due scienziati non vinsero il Nobel che arrise al solo Blanckett nel 1948, ma Occhialini conservò sempre nel suo ufficio dell’Università di Milano, fino all’ultimo giorno di insegnamento, la straordinaria prima foto di una particella di antimateria. In suo onore il satellite SAX primo satellite italiano per lo studio dei raggi gamma è stato rinominato “Beppo-SAX”.
Nella foto un giovane Beppo Occhialini.
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Beppo una persona eccezionale. Ho avuto l’ onore di laurearmi avendo lui come relatore