Secondo un noto detto inglese, alla quercia, dallo sviluppo lento. occorrono “tre secoli per crescere, tre secoli per mantenere il suo massimo splendore e infine altri tre per morire”. La più antica quercia, con un’età stimata superiore ai 900 anni, è denominata “Demetra” e si trova in Calabria (Aspromonte). Insomma, un albero forte e tenace, che ha alimentato tutta una serie notevole e suggestiva di miti e leggende. Presso i Greci, i Romani, e non solo, ma anche Celti Germani, venivano dedicati persino santuari alle querce e ai loro dei.
Tra le tante specie di quercia (leccio, cerro, rovere, roverella, farnia, sughera), diffusi da noi e nel resto d’Europa, alcune sono sempreverdi, altre a foglie caduche. Possono assumere anche aspetti maestosi ed essere alquanto longeve. La maggior parte presenta le caratteristiche foglie dai margini lobati, ma altre (sempreverdi) le hanno ellittiche e senza lobi. Tutte producono ghiande, che non si aprono a maturità, sorrette da una piccola cupola, che ne avvolge un’estremità. Sulla stessa pianta sono presenti fiori maschili molto piccoli (amenti) e pendenti, che dal vento possono arrivare a quelli femminili, fecondandoli.
Nella Grecia antica, la quercia era consacrata a Zeus, re degli dei. A Dordona (Epiro), c’era un oracolo, gestito da sole donne profetesse. Chi veniva per consultarlo, si avvicinava alla quercia e dall’agitazione delle sue fronde esse carpivano le risposte di Zeus ai quesiti sottoposti. Inoltre si riteneva che le querce ospitassero due specie di ninfe, le Driadi e le Amadriadi.
Mentre le prime potevano abbandonarle, per cui ne era proibito l’abbattimento, le altre morivano con la quercia e, se era in pericolo, emettevano lamenti minacciosi. I nativi americani mangiavano le ghiande, ritenendo la quercia dono di Wy-ot, primogenito della Terra e del Cielo. Ancora oggi in Inghilterra si festeggia il 29 maggio il Giorno della quercia reale , per commemorare la restaurazione di re Carlo II, che si rifugiò sotto una quercia, nella fuga dall’esercito di Cromwell.
Nella sua “Quercia caduta” Pascoli esprime la sua tristezza inconsolabile davanti ad una quercia abbattuta, per ricavarne legno, con i suoi piccoli nidi primaverili pendenti e l’immagine affranta di una capinera che non trova più il suo. Eppure l’ombra della quercia dava sollievo e protezione, offriva un ambiente accogliente a famiglie di uccelli, tutto vanificato dalla indifferenza e mancanza di sensibilità da parte dell’uomo.
Fino a circa 5.000 anni fa, le querce formavano vaste foreste in pianure e alture di tutta Europa, poi sono state via via in gran parte distrutte, oltre che per usi del legno, anche per dar spazio a pascoli, coltivazioni e abitazioni. Eppure le ghiande sono stati tra i principali e primi alimenti umani. Paradossalmente, gli antichi Romani forse le proteggevano di più, conservandone e tutelandone le foreste, anche per la loro sacralità, sentimento che si è in gran parte perso nel mondo attuale. Inoltre oggi un serio e costante pericolo è rappresentato purtroppo anche dagli incendi, che danneggiano larghe fasce della macchia mediterranea.
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