domenica, Settembre 8

La resa del Belgio e gli effetti sulla Corona

Ventisette maggio 1940. Da circa diciotto giorni il neutrale Belgio combatte l’invasione tedesca. I suoi 500.000 soldati sono allo stremo. Sul trono c’è il giovane sovrano, il trentanovenne Leopoldo III. Come da Costituzione egli ricopre il doppio ruolo di Capo dello Stato e Comandante in Capo delle Forze Armate.

I viveri iniziano a scarseggiare. Il 23 maggio cade Boulogne, il 26 Calais. Senza avvertire il comando belga che formalmente è sotto gli ordini degli Alleati, Churchill ordina a Lord Gort di occuparsi soltanto del reimbarco del Corpo di Spedizione britannico.

Il giorno dopo Leopoldo III, che è allo oscuro di questa decisione, firma la resa incondizionata. Finisce qui il sogno di un’impossibile neutralità del piccolo paese che si trovava ad essere scomodo cuscinetto tra le aspirazioni dell’aggressivo Reich nazista e la complicata alleanza franco-britannica.

Il sovrano belga firma la resa contro il parere unanime del suo governo. La decisione matura nel corso di una riunione ristretta che si svolge nel pomeriggio del 25 maggio alla quale partecipano anche tre membri del Governo, tra cui il Presidente del Consiglio Hubert Pierlot ed il Ministro degli Esteri. I rappresentanti del governo lo esortano ancora una volta a non arrendersi ed imitare la Regina d’Olanda ed il Re di Norvegia che dall’esilio continuano a svolgere le loro funzioni in attesa di una possibile vittoria alleata. Il re è irremovibile. “Ho deciso di rimanere, risponde Leopoldo, la causa degli Alleati è persa.”

Alle ore 17 del 27 maggio Leopoldo III invia il vice capo di Stato Maggiore dell’esercito belga presso il Comando tedesco chiedendo un armistizio. Il generale belga ritorna alle 22 con la perentoria richiesta nazista di una resa senza condizioni che il sovrano accetta alle 23, dopo appena un’ora di ulteriore riflessione.

Le reazioni alla scelta del sovrano belga sono dirompenti. Nel corso di una trasmissione radiofonica il Presidente del Consiglio francese usa espressioni durissime accusando Leopoldo III di aver gettato le armi in piena battaglia. Durante la stessa trasmissione il Primo Ministro belga Pierlot che con tutto il governo ha scelto la strada dell’esilio a Parigi dichiara con parole meno violente nella forma ma altrettanto dure nella sostanza che Leopoldo III ha rotto il legame con il suo popolo e non è più in grado di governare e che il governo proseguirà la propria lotta dall’esilio. Lo stesso Churchill dopo un’iniziale momento di comprensione per la scelta del giovane re belga si allineerà alla riprovazione generale.

Leopoldo III passerà i successivi anni di occupazione tedesca sempre più sopportato con diffidenza dai nazisti. Nel 1941 sposerà in segreto l’inglese Mary Lilian Baels che conosceva fin dal 1933. Leopoldo III, sentito sempre più dai nazisti come una figura pericolosa, venne prelevato dal palazzo reale di Bruxelles nel 1944 con tutta la famiglia su ordine di Heinrich Himmler e venne portato prigioniero dapprima al forte di Hirschstein, in Sassonia, ove rimase dal giugno 1944 al marzo 1945 per poi passare al campo di concentramento a Strobl, in Austria.

Leopoldo e la sua famiglia vennero liberati dai membri dell’United States 106th Cavalry Group all’inizio del maggio del 1945 ma proprio a causa della sua condotta durante la guerra, il re e la sua famiglia non furono in grado di fare subito ritorno in Belgio e dovettero trascorrere i sei anni successivi in esilio a Pregny-Chambésy presso Ginevra, in Svizzera. 

Tornato in patria il 20 luglio 1950 grazie all’esito di un referendum che con che con poco più del 50% di si, autorizzava il sovrano a rientrare in Belgio e riprendere le sue funzioni, Leopoldo III, allora quarantanovenne, dovette constatare amaramente come una parte significativa della popolazione lo detestava.

Per circa un anno si susseguirono rivolte popolari e manifestazioni tanto da far temere persino una guerra civile. Per risolvere la “Questione” come veniva chiamato in Belgio il controverso ritorno del sovrano, il Primo Ministro di allora, impose al re l’abdicazione a favore del figlio Baldovino I il 16 luglio 1951.

Leopoldo, pur cedendo la corona, influenzò il regno di Baldovino I fino al matrimonio di quest’ultimo con la contessa Fabiola de Mora y Aragón, avvenuto nel 1960. In seguito Leopoldo si ritirò a vita privata nel suo castello di Argenteuil, dedicandosi prevalentemente ai suoi studi di antropologia e ricerca scientifica sul campo, compiendo viaggi di esplorazione in zone tropicali del Venezuela, del Brasile e del Congo.

Leopoldo morirà nella notte tra il 24 e il 25 settembre del 1983.

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