giovedì, Settembre 19

La rivoluzione della refrigerazione

Ciclo del frigorifero

Per millenni il problema della conservazione del cibo assillò le popolazioni del pianeta. Un ruolo essenziale per impedire che le derrate alimentari deperissero troppo velocemente fu affidato alle spezie ed al sale e successivamente anche al ghiaccio. Si fa risalire l’avvento dell’era della refrigerazione al viaggio transatlantico della nave Frigorifique che salpò con un carico di carne congelata da Buenos Airese, nel 1877, con direzione Europa. Vedremo successivamente che le cose non stanno esattamente così e che forse questo primato della Frigorifique deve essere attribuito ad altri vascelli.

La refrigerazione, contrariamente all’utilizzo del ghiaccio, implica la presenza di due fasi, una liquida ed una di vapore. Un liquido evaporando assorbe calore dall’ambiente circostante. Il vapore prodotto per evaporazione viene poi restituito allo stato liquido per compressione. La refrigerazione ha quindi la necessità di un composto che subisca il ciclo evaporazione/compressione. Dobbiamo attende il 1851 quando James Harrison, uno scozzese emigrato in Australia, costruì per una fabbrica di birra un refrigeratore basato sul vapore d’etere compresso.

Pochi anni dopo, nel 1859, un francese Ferdinand Carrè, utilizzò invece l’ammoniaca come refrigerante. Il nostro intraprendente Harrison non era rimasto con le mani in mano e nel 1873 tentò di refrigerare per conto dell’industria di carne australiana una nave attraverso un sistema di compressione dell’etere. Durante la traversata il sistema però entro in avaria ed il carico di carne che la nave trasportava si deteriorò. Harrison non si perdette d’animo e sei anni dopo, nel dicembre del 1879, ci riprovò con il piroscafo Strathleven che partito da Melbourne, con 40 tonnellate di carne bovina ed ovina congelata, arrivò a Londra due mesi dopo con la merce in perfette condizioni.

Nel 1887 il piroscafo Paraguay partito dall’Argentina con un carico di carne congelata, utilizzando questa volta il sistema di Carrè basato sull’ammoniaca come mezzo refrigerante, arrivò a Londra con ottimi risultati di conservazione della merce imbarcata.

Al di là del tentativo storico di attribuire il record di prima nave refrigerata a quella o questo vascello, nell’ultimo ventennio del Diciannovesimo secolo si apriva una nuova era per la conservazione degli alimenti. Ammoniaca, etere, cloruro di metile si candidavano come mezzo refrigerante ottimale. I primi frigoriferi per uso domestico si resero disponibili dal 1913 ma fu dal 1920 in poi che le vecchie ghiacciaie iniziarono ad essere sostituite sistematicamente.

Le molecole utilizzate fino ad allora presentavano però problemi di tossicità ed addirittura di potenziale esplosione per questo motivo due ricercatori Albert Henne e Thomas Midgley jr. si dettero da fare per individuarne una che ovviasse a tali inconvenienti.

Il risultato fu la messa punto dei clorofluorocarburi (noti come cfc) che soddisfacevano tutte le condizioni di stabilità, atossicità e per le industrie produttrici bassi oneri di produzione. I CFC sostituirono in breve tempo le varie sostanze utilizzate in precedenza come refrigeranti per frigoriferi e condizionatori d’aria tutte tossiche e potenzialmente esplosive. I CFC furono usati anche per la produzione di propellenti per aerosol, materiali espansi e solventi per la pulizia di componenti elettronici.

Peccato che si scoprì nel 1975 che i clorofluorocarburi producevano guasti irreversibili allo strato di ozono mettendo a repentaglio in prospettiva la vita di tutti gli organismi viventi del pianeta. Ci vollero però altri dieci anni per la messa al bando totale dei CFC sostituiti adesso da composti che non danneggiano l’ozono anche se costano il 3% in più in termini energetici.

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