La scoperta dei sulfamidici

La salute umana deve moltissimo all’ìndustria dei coloranti. Un passo avanti decisivo verso la sintesi di farmaci in grado di contrastare infezioni batteriche che fino a quel momento erano state tra le cause principali di morte fu compiuto dagli studi di Paul Ehrlich (1854-1915) eccentrico medico ed immunologo tedesco, padre della chemioterapia.

Erlich fumava 25 sigari al giorno e pare spendesse molto del suo tempo libero in birrerie discutendo di questioni filosofiche con perfetti sconosciuti. Questa eccentricità non gli impedirà di vincere nel 1908 il Premio Nobel per la Medicina. Erlich aveva notato che alcuni coloranti derivati dal catrame di carbon fossile coloravano alcuni tessuti ed alcuni micro organismi e non altri. Egli ne dedusse che questo comportamento avrebbe potuto permettere ad un colorante tossico di uccidere un tessuto che lo assorbiva senza danneggiare il tessuto che lo rifiutava. E questa proprietà poteva essere traslata anche nei confronti dei micro organismi.

Erlich ebbe il primo successo con un colorante chiamato rosso Tripan I che si comportò come sperava il medico nei confronti di alcuni protozoi parassiti che infestavano dei topi da laboratorio. Questo successo però non servì a curare la malattia del sonno africana che l’immunologo tedesco sperava di guarire. Ehrlich rivolse allora il suo impegno verso la cura della sifilide, che fino ad allora era curata da almeno 400 anni con una terapia a base di mercurio che però aveva pesantissimi effetti collaterali sul paziente, fino a provocarne frequentemente la morte per avvelenamento.

Nel 1909 dopo aver sperimentato ben 605 farmaci diversi, Ehrlich mise appunto il composto n. 606 che era ragionevolmente efficace contro la spirocheta della sifilide e sostanzialmente innocuo. Nel 1910 il colosso chimico produttore di coloranti Hoechst con il quale il medico tedesco collaborava brevettò questo farmaco con il nome di Salvarsan. Nonostante alcuni marginali effetti collaterali ed il fatto che non riuscisse a curare tutti gli ammalati di sifilide il Salvarsan rappresentò un enorme passo in avanti nella terapia della malattia e la Hoechst fece affari d’oro.

Dovettero passare però quasi una ventina d’anni prima di un ulteriore salto in avanti nella produzione di farmaci ancora più efficaci contro i batteri. Ed il merito va ascritto ad un medico che lavorava per il colosso chimico tedesco IG Farben che aveva una figlia gravemente malata per un’infezione streptococcica contratta per una banale puntura di spillo. Gerhard Dogmak, questo il nome del medico, decise di utilizzare un colorante chiamato Prontosil rosso che aveva avuto un qualche successo nell’inibizione della crescita degli streptococchi nelle cavie da laboratorio.

Dogmak somministrò una dose orale del composto ancora sperimentale alla figlia che migliorò e guarì completamente nell’arco di pochi giorni. La potente azione antibatterica non era una qualità intrinseca al colorante ma derivava dalla scomposizione della sua molecola nel corpo umano che portava al rilascio di sulfanilammide, la sostanza con le vere proprietà antibiotiche.

Erano nati i sulfamidici, antibiotici che salveranno decine di milioni di vite umane nel corso degli anni a venire.