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La seconda battaglia di Ypres

Nei primi mesi del 1915 la Germania aveva dovuto per esigenze strategiche spostare una serie di divisioni dal fronte occidentale a quello orientale. Il Capo di Stato Maggiore Generale Erich von Falkenhayn (Graudenz, 11 settembre1861 – Potsdam, 8 aprile1922)  però non si perse d’animo e decise di sferrare un’offensiva coprendo la partenza delle sue divisioni dal fronte occidentale.

Non avendo uomini e munizioni sufficienti per impensierire le difese del saliente di Ypres affidate alle forze britanniche, Falkenhayn decise di usare la nuova arma segreta dei tedeschi: il gas. Alle 17:00 del 22 aprile 1915, la sua Quarta armata lanciò un attacco contro Ypres impiegando qualcosa come 168 tonnellate di cloro rilasciato sotto forma di vapori da 5.730 bombole per un fronte di oltre sei chilometri.

Le truppe tedesche erano dotate di semplici maschere antigas, ma – nonostante le informazioni piuttosto accurate ricevute dai servizi segreti – gli alleati non avevano preso la cosa troppo sul serio, preferendo credere che i tedeschi non si sarebbero abbassati a tanto. (L’uso del gas era stato espressamente vietato dalla Convenzione dell’Aia del 1907.) Il risultato fu che la 45ma divisione (algerina) e la 87ma divisione (territoriale) che presidiavano il settore settentrionale del saliente furono colte del tutto alla sprovvista e senza maschere antigas.

Il risultato fu drammatico, il cloro provocò ustioni e lesioni ai polmoni, oltre a tremende irritazioni agli occhi. Il colonnello Henri Mordacq, ufficiale di stato maggiore della 45a divisione, racconta le sconvolgenti fasi successive all’attacco con i gas dei tedeschi:

La scena era ben più che triste, era tragica. I fuggitivi erano ovunque: territoriali, joyeux (così venivano chiamati i soldati delle colonie africane), tiratori, zuavi, artiglieri – disarmati, smarriti, i cappotti sbottonati o gettati via –, che correvano come pazzi, implorando dell’acqua con alte grida, sputando sangue, alcuni persino rotolandosi a terra nel disperato sforzo di respirare. In particolare, non mi abbandonerà tanto facilmente l’immagine di un joyeux che, tremante, chiedeva a gran voce dell’acqua e, vedendomi, gridò: «Colonnello, quei bastardi ci hanno avvelenato!». Non facemmo alcun tentativo di fermare quei frastornati fuggitivi. Ben presto ci rinunciammo. Non si trattava più di soldati in fuga, ma di povere anime che avevano perduto il lume della ragione. La stessa scena si produceva lungo tutto il canale: incurante delle pallottole e dei proiettili, su entrambe le rive si era radunata una folla di sfortunati alla disperata ricerca di acqua che alleviasse le loro sofferenze.

Se questo attacco non si concluse con una disfatta totale e generalizzata del saliente difeso dal BEF (il Corpo di Spedizione britannico) molto è dovuto al coraggio della 1a divisione della Canadian Expeditionary Force (CEF), appena arrivata, che ripiegò immediatamente e attraversò per tentare di chiudere il varco che minacciava la sicurezza dell’intero saliente riuscendovi al prezzo di perdere il 75% dei suoi effettivi.

La scarsità delle riserve tedesche giocò un ruolo importante per evitare quello sfondamento totale che avrebbe aperto la strada per Parigi. Gli attacchi non sarebbero ripresi fino al 24 aprile, quando i canadesi erano riusciti in qualche modo a riorganizzarsi e avrebbero combattuto brillantemente per arginare l’ondata. Gli inglesi mobilitarono le riserve per sostenere la Seconda armata di Smith-Dorrien, che aveva la gran parte di responsabilità del saliente di Ypres.

Con il passare del tempo le truppe inglesi ricevettero le maschere antigas, che all’inizio erano inutili, ma si fecero via via più efficaci. Il gas divenne solo un’altra delle tante armi nell’immenso arsenale della grande guerra. Gli inglesi, a dispetto delle loro iniziali obiezioni morali, avrebbero cominciato a usare il gas prima della fine dell’anno. I combattimenti scatenati a Ypres non cessarono per mesi: ufficialmente, la battaglia si protrasse dal 22 aprile al 31 maggio, e in questo periodo le perdite inglesi arrivarono a 60.000 uomini mentre si stima che le perdite tedesche raggiungessero le 35. 000 unità.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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