lunedì, Settembre 16

La tragica fine della famiglia Frank

Da maggio 1942 la situazione degli ebrei in Olanda si fece drammatica. Allo scoppio della guerra vivevano ad Amsterdam poco meno di 80.000 ebrei dei 140.000 sparsi sul territorio nazionale, di cui circa 7000 emigrati dalla Germania. Tra questi la famiglia di Otto Frank, di sua moglie Edith e delle loro figlie Margot e Anne che era scappata dalla Germani nel 1933.

I Frank vivevano nella zona sud di Amsterdam al numero 37 di Merwedeplein ed avevano assistito al progressivo peggioramento delle condizioni di vita degli ebrei. Dopo lo sciopero del 25 febbraio proclamato in difesa di 400 ebrei rastrellati dalle forze filo naziste olandesi che si era concluso con la fucilazione di una quindicina di persone, Seyß-Inquart il  Reichskommissar dei Paesi Bassi, il 12 marzo in un discorso pubblico annunciò: “Colpiremo gli ebrei ovunque li incontreremo, e chi starà dalla loro parte ne pagherà le conseguenze”.

Le misure antisemite si inasprirono ed agli ebrei fu proibito di entrare in numerosi esercizi pubblici, né frequentare le scuole pubbliche o i luoghi di cultura come teatri e cinema. Il 12 giugno 1942 Anne Frank ricevette per il suo tredicesimo compleanno in regalo dal padre un diario. Anne non poteva saperlo ma quel diario che riportava la paura, la speranza e le considerazioni di quel drammatico periodo diverrà la testimonianza più toccante del genocidio perpetrato dai nazisti.

Nella sua innocenza, qualche giorno dopo aver ricevuto quel regalo, Anne scriveva: “che un domani né a me né a nessun altro potranno interessare le confidenze di una ragazzina tredicenne”. Si sbagliava clamorosamente. Il 5 luglio 1942 furono inviate le prime chiamate per l’“impiego di manodopera” in Germania, come eufemisticamente veniva definita la deportazione nei campi di concentramento. Il giorno stesso anche Margot Frank ricevette l’ordine di presentarsi presso l’ufficio centrale.

Otto Frank capì di non avere più tempo e si rifugiò con la famiglia in un nascondiglio già predisposto da tempo sul retro del fabbricato dove aveva sede il suo ex ufficio, al numero 263 di Prinsengracht. Nei giorni successivi si unirono a loro i coniugi Hermann e Auguste van Pels con il figlio Peter, e infine il dentista Fritz Pfeffer.

Intorno a loro le deportazioni andavano avanti a ritmo serrato. Nel loro nascondiglio i Frank resistevano nella speranza che gli alleati finalmente sbarcati in Normandia potessero liberare Amsterdam in tempo per salvarli. Purtroppo il 4 agosto 1944, un Greif kommando, unità adibita al rastrellamento e alla cattura dei clandestini, guidato dall’Oberscharführer delle Ss Karl Josef Silberbauer fece irruzione nell’Alloggio segreto di Prinsengracht e arrestò gli otto clandestini.


Quando Miep Gies la giovane olandese che a rischio della vita in tutti quei mesi aveva rifornito di cibo la famiglia Frank entrò nel nascondiglio lo trovò vuoto ed in disordine. Fu lei a recuperare il diario di Anne. Nel frattempo dopo quattro giorni di reclusione i Frank furono deportati a Westertbrock. Il 3 settembre 1944 un trasporto trasferì un migliaio tra uomini, donne e bambini e tra questi la famiglia Frank al lager di Auschwitz- Birkenau. Alla fine di ottobre, Anne e Margot Frank vennero evacuate nel campo di Bergen-Belsen. Le condizioni erano catastrofiche e le due ragazze non sopravvissero. La madre Edith perse la vita ad Auschwitz il 6 gennaio 1945.

Otto Frank fu l’unico dei rifugiati dell’Alloggio segreto a sopravvivere ad Auschwitz. Il 3 giugno 1945 tornò ad Amsterdam. “Questa è l’eredità che le lascia sua figlia Anne,” furono le parole con cui Miep Gies gli consegnò il diario.

Fonte:

8 giorni a maggio, di V. Ullrich

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