La traiettoria dei cicloni investe sempre di più le coste

Un ciclone è costituito da un violento movimento rotatorio di masse d’aria, combinato con un moto di traslazione, intorno a un centro di bassa pressione: il senso di rotazione è antiorario nell’emisfero nord e orario in quello sud, per effetto della rotazione terrestre. I cicloni possono assumere nomi diversi come uragani o tifoni a secondo dell’oceano in cui si scatenano.

Come si forma un ciclone

La formazione dei cicloni dipende da un complesso di fattori atmosferici che possiamo sintetizzare con alte temperature equatoriali che, in certe zone, creano centri di minima pressione e, quindi, di aspirazione. Verso tali centri convergono i venti, seguendo un moto a spirale che determina un vortice. I cicloni si distinguono in tropicali ed extra-tropicali.

Cicloni, tifoni, uragani sono tra le principali catastrofi naturali che infliggono pesantissime distruzioni e danni economici ingentissimi. Negli ultimi quaranta anni le loro traiettorie si sono spinte sempre di più verso le coste. Per limitarci ai soli Stati Uniti nel 2020 ben 12 tempeste hanno toccato le coste americane: Bertha, Cristóbal, Fay, Hanna, Isaias, Laura, Marco, Sally, Beta, Delta, Zeta ed Eta, e di queste 6 erano uragani. Inoltre, 7 cicloni tropicali nominati hanno raggiunto il suolo statunitense prima di settembre, come record aggiuntivo. Sono stati battuti tutti i record precedenti.

Più cicloni colpiscono le zone costiere del pianeta

Adesso un’analisi statistica effettuata dai fisici dell’atmosfera dell’Imperial College di Londra, pubblicata su Science ha rilevato come l’espansione delle fasce tropicali, provocate dal cambiamento climatico, e la conseguente migrazioni dei cicloni verso i poli del pianeta ha innescato una maggiore frequenza di questi violenti fenomeni atmosferici sulle coste.

Il loro impatto sulle zone costiere della Terra, dove risiede circa 1/3 della popolazione mondiale, è però ancora non del tutto compreso. Gli esperti dell’Imperial College hanno esaminato i cicloni tropicali che tra il 1982 e il 2018 hanno sferzato le coste terrestri. I risultati hanno dimostrato che questi fenomeni raggiungono le aree litoranee con una frequenza aumentata di circa due unità per ogni decennio.

Inoltre la distanza tra la terraferma e il punto dove i cicloni raggiungono la massima intensità si è ridotta, nello stesso arco temporale, mediamente di 30 km. Lo studio riferisce ancora di uno spostamento significativo, dal punto di vista statistico, verso ovest dei percorsi dei cicloni nell’Oceano Indiano e dei tifoni nell’Oceano Pacifico.

Fonti:

Le Scienze, marzo 2021, ed. cartacea

www.focus.net

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Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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