Fumetti

“La vetta degli spiriti”: zero fantasia o nuova vita per storie iconiche di Tex?

Da tempo il fandom texiano è animato da un dibattito acceso e divisivo sul ripescaggio di vecchie storie che danno spunto a nuove avventure sulle tracce dei classici, soprattutto, di Bonelli padre. È il caso dell’ennesima saga di Mefisto, oppure il ritorno della Tigre Nera, fino ad arrivare all’albo del mese di maggio, “La vetta degli Spiriti” che si rifà ad un’avventura del lontano 1984.

Il tema della discussione è sostanzialmente se queste operazioni che si sono intensificate negli ultimi anni sono l’espressione di un esaurimento della vena creativa, comprensibile in una serie che dura da ben 75 anni, oppure un modo per dare nuova vita a classici della saga texiana.

Un mondo perduto

La storia narrata nell’albo numero 763 e iniziata nel numero precedente “Il mistero del monte Rainer” ha origine da una sceneggiatura di Gian Luigi Bonelli uscita in edicola il 1 aprile 1984 con il titolo “Un mondo perduto“. La sinossi della trama è la seguente, nel Grande Nord, un’ignota tribù scende dal Monte Rainier per rapire le donne dei Klamath e Gros-Jean, proprietario di una compagnia per il commercio di pellicce a Yakima, organizza una spedizione con l’aiuto di Tex.

Il gruppo, al quale si accoda Hans Steiner in cerca del padre sparito anni prima, è tallonato a distanza da brutti ceffi attratti dal miraggio di un giacimento aurifero, che vengono però sterminati da loschi figuri incappucciati. Raggiunta la vetta del Monte Rainier – fra misteriosi macchinari e arcane incisioni rupestri – i pards cadono prigionieri di orrendi uomini squamati come rettili!

I disegni di questa splendida avventura sono in parte del grande Erio Nicolò la cui scomparsa aveva costretto la Bonelli a far completare l’albo da Vincenzo Monti.

La vetta degli spiriti

Mauro Boselli si ispira in modo dichiarato al canovaccio narrativo di Gianluigi Bonelli e con il numero 762 “Il mistero del Monte Rainer“, il successivo 763 “La vetta degli spiriti” riprende ambientazione e tematiche di quella storia. Anche in questo caso morti violente, pietre sconosciute, giganteschi lupi neri.

Le foreste alle pendici della montagna sacra nascondono arcani segreti. Nonostante questo, a Tacoma è scoppiata una delirante febbre dell’oro e si sta allestendo una spedizione per salire sul Rainier. Tex e Gros-Jean hanno un gran brutto ricordo della loro precedente esperienza lassù e si domandano se tra  i ghiacciai e le rocce sotto la vetta vivano ancora i feroci e deformi Ghundar o qualche creatura ancora più terribile.

Operazione nostalgia?

Non trovo scandaloso che gli autori contemporanei setaccino i classici texiani se questa ricerca non si esaurisce in una deludente operazione nostalgia. Partire da una vecchia storia per conferirgli una vita nuova e “autonoma”, innervandola di elementi e personaggi inediti, scrivendola con l’evoluzione del linguaggio narrativo avvenuta in decenni di albi del Ranger più celebre del West si può tradurre nel confezionamento di un ottimo prodotto.

Boselli da questo punto di vista non tradisce e applicando una collaudata e profonda conoscenza del personaggio riesce nel difficile equilibrismo di coniugare la tradizione (al punto da ispirarsi ai classici) senza rinunciare ad un plot avvincente e che ha una sua autonoma dignità narrativa.

La valutazione

Soggetto e sceneggiatura: Mauro Boselli

Il Boss riesce a conferire alla storia una sua autonoma dignità pur nell’abbondanza di riferimenti e di ispirazione all’originale di Bonelli padre. La tensione narrativa non soltanto regge ma come nelle migliori avventure cresce con il numero delle pagine. Voto: 7.5

Disegni: Alessandro Bocci

Bocci da il meglio di se nell’illustrazione dei paesaggi dove si districa brillantemente dalle foreste del Grande Nord alla maestosità delle montagne. Spettacolare la mezza splash page che mostra il Monte Rainer al tramonto. Meno convincente per quanto mi riguarda nella caratterizzazione di Tex e degli altri pards. Voto: 7

Copertina: Claudio Villa

Il maestro sta attraversando un autentico stato di grazia, inanellando una copertina più bella degli altri. Quella de “La valle degli Spiriti” vede un Tex pistola in pugno, con alle spalle una nebbia lattiginosa da cui si erge un totem indiano inquietante. Semplicemente magnifica. Voto: 8

Media: 7,5

Natale Seremia

Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri e fumetti. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: "Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi."

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