giovedì, Settembre 19

L’affermazione del castello nel Medioevo

Tra il X secolo ed il 1300 in tutte Europa ci fu un proliferare di costruzioni fortificate che trovarono la loro massima e maestosa espressione nel castello. I castelli potevano appartenere ad almeno quattro diverse categoria di proprietari: il maggior numero di essi era nella disponibilità dei sovrani, altri erano di proprietà dell’aristocrazia più elevata che controllava intere regioni (duchi, baroni, conti), altri ancora erano affidati dal re o dai Signori a vassalli di ordine inferiore ed infine una parte residuale poteva appartenere a singole famiglie non di origine aristocratica.

Per avere un esempio della prima tipologia il re di Francia, Filippo Augusto, possedeva un centinaio di fortificazioni, quarantacinque dei quali nella sola Normandia. Nel 1154, l’Inghilterra di Enrico II Plantageneto possedeva 45 castelli reali e ben 225 castelli appartenenti all’aristocrazia inglese.

Particolarmente intenso fu il processo di incastallamento in Italia tanto che l’intero paesaggio fu segnato dalla presenza di castelli, città e villaggi fortificati. Questa tendenza così impetuosa nella nostra penisola era caratterizzata dalla forte urbanizzazione italiana rispetto al resto d’Europa e dalla molteplicità di conflitti, grandi e piccoli, tra le diverse città e regioni che rendevano indispensabile l’approntamento di adeguate strutture difensive.

In Italia nel 1300 si contavano cinque città con popolazione tra i 50.000 ed i 100.000 abitanti, otto tra i 25.000 ed i 50.000 abitanti e quindici tra le 10.000 e le 25.000 anime. In Europa le concentrazioni urbane di cospicue dimensioni erano pochissime: Parigi, Gand, Bruges e nella Spagna mussulmana Cordoba e Granada.

Il castello era un’espressione del potere dei signori locali sulla popolazione dei loro domini, dichiarazione di forza verso i vicini e tacita espressione di autonomia verso il potere centrale del sovrano. La fortificazione delle località isolate indebolivano il controllo centrale dei re che però non riuscirono a governare questa tendenza, per alcuni secoli inarrestabile.

L’edificazione dei castelli però non era soltanto una manifestazione di antiche volontà di indipendenza ed autonomia regionale ma corrispondevano a precise esigenze di difesa rispetto alle scorrerie di Vichinghi, Magiari e Saraceni che costituirono per secoli un fattore endemico sia del Nord che del Sud dell’Europa.

Inizialmente nei secoli X e XI i castelli venivano costruite su motte, un monticello rialzato di terra alto cinque o sei metri e con un diametro di circa 30 metri, come una piccola collina, solitamente artificiale, sormontata da una struttura di legno o di pietra. La terra per il monticello viene presa da un fossato, scavato intorno alla motte o intorno all’intero castello. La superficie esterna del monticello può essere ricoperta di argilla o rinforzata con supporti di legno.

Dapprincipio il castello poteva essere costituito dal solo mastio, fondamentalmente una torre di forma quadrata che dalla fine del XIII secolo assunse forme circolari o poligonali. Successivamente alle motte i castelli vennero costruiti in posizione strategiche naturali, sulla sommità di una collina o a ridosso di un corso d’acqua. Lo scopo era evidente: controllare una vasta parte di campagna e godere di una maggiore efficacia difensiva in caso di attacco.

A partire dalla metà del XII secolo i castelli di legno furono sostituito da costruzioni di pietre o di mattoni. Le nuove costruzioni del XII secolo divennero più complesse e visivamente più imponenti.

I castelli furono dotati di merli (rialzi in muratura eretti a intervalli regolari che coronano le mura), caditoie (aperture praticate nei pavimenti da cui si gettavano proiettili, pietre, ecc., per impedire agli assalitori di aprire brecce ai piedi delle opere difensive o la scalata alle mura) e barbacani (antemurale, che serviva come opera di sostegno o di protezione aggiuntiva rispetto al muro di cinta o alla fortezza vera e propria).

Le torri oltre ad assumere forme circolari o poligonali furono erette a distanze molto più ravvicinate le une dalle altre rendendo obsoleto il mastio. La pianta infine venne semplificata, assumendo una forma concentrica che permetteva di stabilire più linee difensive in caso di assedio o attacco nemico.

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