giovedì, Settembre 19

L’affondamento del Vasa

Può una nave da guerra, la più grande dell’epoca, costruita per intimorire le potenze navali europee, affondare miseramente durante il varo inaugurale? E’ quello che accadde al Vasa,  un vascello svedese dotato di 64 cannoni, costruito per il re Gustavo II Adolfo di Svezia tra il 1626 e il 1628.

Il nome di quella che doveva diventare una temibile nave da guerra era Regalskeppet Vasa derivante dall’omonimo casato dei Vasa, che governava la Svezia all’epoca della costruzione del galeone, e significa “Nave di Sua Maestà” Vasa (o “Regia nave” Vasa).

La progettazione e la costruzione di questo vascello fu segnata da numerose e pesanti intromissioni di re Gustavo II che in particolare pretese un sensibile allungamento della chiglia per battere in lunghezza tutte le navi delle marine militari europee. Il re volle inoltre un secondo ponte di cannoni che facevano del Vasa la nave più armata d’Europa.

Queste modifiche però portarono il Vasa ad essere troppo lungo e soprattutto troppo alto rispetto alla larghezza; le masse ingenti ad alta elevazione, rispetto al baricentro, lo resero pericolosamente instabile. Un aumento di stabilità fu ottenuto aumentando la zavorra, ma al prezzo di una maggiore immersione dello scafo.

Si giunge così al 10 agosto 1628, il giorno del varo. Il comandante Hansson ordinò di issare le vele del Vasa. Era un limpido pomeriggio d’estate e nel porto di Stoccolma soffiava una leggera brezza da sud-est. I portelli dei cannoni erano aperti e le bocche da fuoco pronte a sparare a salve per festeggiare l’inaugurazione della nave più grande e potente della sua epoca.

Il Vasa riuscì ad allontanarsi dal porto soltanto 130 metri. Una raffica di vento fece inclinare pericolosamente la nave da un lato. Il timoniere fu abile a riprenderne il controllo ma una seconda raffica non diede scampo al Vasa. L’acqua iniziò a penetrare dai portelli aperti dei cannoni della batteria bassa e il vascello affondò nelle acque fredde del porto di Stoccolma.

Fu una vera catastrofe nazionale, perché il vascello da guerra, progettato sotto l’attenta supervisione del re e destinato a rinforzare la presenza svedese nel Baltico, era colato a picco di fronte ai tanti diplomatici stranieri giunti per assistere al varo. Il re furente pretese una commissione d’inchiesta che indagasse sul disastro che era costato la vita a 40 delle 130 persone imbarcate.

La commissione ovviamente non potendo neppure indirettamente incolpare il re per le modifiche imposte al progetto che ne avevano minato la stabilità, non giunse ad alcuna conclusione. Un notabile maliziosamente interpellato da un diplomatico straniero sulle cause del disastro pare abbia risposto: «Solo Dio […] ed il re, possono conoscere le cause...».

Nell’ottobre del 1663 una parte dei preziosi cannoni in bronzo furono recuperati grazie ad un mirabile intervento di ingegneria idraulica coordinato dall’italiano Francesco Negri. Il relitto del Vasa venne interamente recuperato soltanto nel 1956, restaurato perfettamente, è esposto dal 1990 nell’omonimo Museo.

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