L’alba della geologia moderna

A Edimburgo il 26 marzo 1797 moriva James Hutton, uno dei padri fondatori se non il fondatore della geologia moderna. Scozzese, nato nella stessa città il 3 giugno 1726, laureato in medicina e poi passato alla chimica e soprattutto alla geologia, di famiglia benestante poté coltivare senza costrizione alcuna i suoi interessi per le discipline scientifiche.

 Le sue teorie sull’evoluzione della crosta terrestre, rivoluzionarie per i tempi in cui furono concepite, costituiscono il punto di partenza per molti settori delle scienze della Terra. La sua morte, paradossalmente si rivelò una fortuna per la nascente geologia moderna, poiché Hutton per quanto capace di intuizioni rivoluzionarie (come l’importanza degli agenti esogeni e del tempo nel rimodellamento del nostro pianeta) era un pessimo scrittore.

La prosa con cui scrisse la sua opera più importante  la Teoria della Terra (Theory of the Earth, 1785) era letteralmente incomprensibile anche per gli addetti ai lavori. Eppure, quasi da solo, e in modo assolutamente geniale, Hutton inventò la geologia e trasformò la nostra comprensione della Terra.

Hutton fu il primo a intuire che era il calore interno della Terra a creare nuove rocce e continenti, si può dire senza tema di smentita che le implicazioni di questa intuizione del geologo scozzese furono pienamente comprese soltanto 200 anni dopo, quando si affermerà la teoria della tettonica a placche. A salvare le idee rivoluzionarie di Hutton, dopo la sua morte, fu John Playfair, professore di matematica presso la Edinburgh University e suo caro amico che cinque anni dopo la scomparsa dello scozzese pubblicò un’esposizione semplificata dei principi di Hutton, intitolata Illustration of the Huttonian Theory of the Earth.

Intanto nell’inverno del 1807 tredici personaggi animati da una passione irresistibile per la geologia fondarono un club denominato Geological Society. L’idea era quella di riunirsi una volta al mese per scambiarsi conoscenze geologiche in occasione di una cena conviviale, estremamente costosa per l’epoca (15 scellini) per preservarne l’esclusività. Nonostante questo, in meno di dieci anni, la Geological Society raggiunse i 400 iscritti e rivaleggiò con la Royal Society, quale associazione scientifica più importante del Regno Unito.

Gli iscritti comprendevano accademici e business men interessati alle prospezioni minerarie ma soprattutto gentleman con tempo e denaro sufficienti per dedicarsi a un hobby a livello più o meno professionale. Nel 1830 erano già diventati settecentoquarantacinque membri. La passione per la geologia contagiava il diciannovesimo secolo. Per comprendere la fame di conoscenza sulla genesi e l’evoluzione del nostro pianeta è utile citare un paio di episodi che conferiscono l’indice di questa autentica mania.

Nel 1839, Roderick Murchison pubblicò The Silurian System, un ponderoso studio su un particolare tipo di roccia, la grovacca: era un libro scritto se possibile ancora peggio delle opere di Hutton e carissimo per l’epoca, ben otto ghinee a copia, eppure se ne stamparono in poco tempo quattro edizioni. Quando il grande Charles Lyell, nel 1841 andò in America per tenere una serie di conferenze a Boston, fece il tutto esaurito stipando ogni volta tremila persone nel Lowell Institute.

In questo secolo di grande fermento per la nascente geologia moderna molte sono le figure, alcune davvero improbabili, che lasciarono un segno nell’evoluzione di questa disciplina, come il già citato Roderick Murchison che fino ai trenta anni di età passò gran parte del suo tempo cacciando e giocando a carte, ma poi fulminato “sulla strada di Damasco” dalla geologia, vi si appassionò al punto di diventare uno dei più importanti pensatori del secolo.

Un’altra figura singolare fu James Parkinson, socialista, autore di pamphlet rivoluzionari che nel 1794 si trovò implicato in una cospirazione per assassinare re Giorgio III, riuscito per il rotto della cuffia a evitare di essere imbarcato come galeotto direzione Australia, Parkinson sviluppò un forte interesse per la geologia tanto da essere uno dei membri fondatori della Geological Society, nonché autore di un importante trattato: Organic Remains of a Former World, che continuò a essere ristampato per mezzo secolo.

Oggi ricordiamo Parkinson però non per la sua attività come geologo ma per il suo studio fondamentale sulla malattia allora conosciuta come «paralisi agitante», ma in seguito ribattezzata in suo onore «morbo di Parkinson».

Su tutti però giganteggia la figura di Charles Lyell (1797-1875), scozzese come Hutton, anche lui di famiglia agiata, si appassionerà alla geologia a Oxford, influenzato del più eccentrico dei geologi del secolo, il reverendo Buckland. Lyell nel suo capolavoro Principi di geologia (Principles of Geology), sviluppò nella sua versione definitiva la teoria dell’uniformitarismo, concepita inizialmente da James Hutton, ponendo le basi della moderna geologia.

L’Uniformitarismo (o Attualismo) è il principio secondo il quale i processi naturali che hanno operato nei tempi passati sono gli stessi che possono essere osservati nel tempo presente. Il suo significato metodologico può essere riassunto dall’asserzione: Il presente è la chiave per il passato“.

Fonti:

alcune voci di Wikipedia

Breve storia di quasi tutto di B. Bryson

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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