Quando il caldo si fa intenso e opprimente, nel cuore dell’estate, cosa c’è di più dolce, rinfrescante e ipocalorico di una fetta di anguria o cocomero? Eppure siamo sicuri di sapere proprio tutto su questo alimento che troviamo nel reparto frutta di ogni supermercato o nei banchi del nostro fruttivendolo di fiducia? Vi sveliamo alcuni piccoli segreti dell’anguria, la regina dell’estate.
Il nome scientifico dell’anguria, Citrullus lanatus dovrebbe insospettirci sulla reale natura di questa grossa bacca. Contrariamente a quanto si pensi infatti l’anguria non è un frutto ma un ortaggio, appartenente alla famiglia delle cucurbitacee, ed è quindi strettamente imparentato con verdure come cetrioli, zucchine e zucche.
In Italia questo delizioso ortaggio viene chiamato in modi diversi in base alle zone geografiche del Belpaese. Il nome cocomero, prevalente in Italia Centrale, deriva dal latino cucumis, “cetriolo“; da qui deriva anche cucumbra, termine usato nelle Marche.
Il nome anguria, comune in Italia settentrionale, deriva invece dal greco tardo ἀγγούριον (angoúrion, “anguria”, “cetriolo selvatico”) ed entra nel lessico della lingua italiana in epoca bizantina attraverso l’Esarcato di Ravenna. Ci sono poi altre denominazione regionali per questo ortaggio, in Abbruzzo viene chiamato citrone, nell’Italia meridionale melone d’acqua o mellone d’acqua, nel Salento sarginiscu.
Il cocomero è una pianta annuale, con fusto erbaceo rampicante, foglie grandi e pelose (da qui l’aggettivo lanatus del nome scientifico) con tre lobi, fiori maschili e fiori femminili, frutto voluminoso rotondo oppure ovale; il peso varia da 10 a 20 kg.
Il frutto è una falsa bacca (peponide), assai massiccio; la crosta è liscia, dura e relativamente sottile, di colore verde con varie striature e chiazze più chiare, bianche o giallastre; l’interno è di colore rosso (o, meno frequentemente, giallo, arancione o bianco a seconda della varietà) e ricco di semi, che possono essere neri, bianchi o gialli.
La polpa è costituita per oltre il 90% di acqua e contiene anche un discreto quantitativo di zuccheri, soprattutto fruttosio, e vitamine A, C (8,1 mg per 100 g di frutto), B e B6.
Esistono ad oggi oltre 1200 cultivar di angurie. Ricordiamo che in agricoltura una cultivar consiste in un particolare genotipo isolato artificialmente e i cui caratteri sono fissi e ripetibili.
melone del deserto del Kalahari
Non è stato facile individuare l’area di origine di questo ortaggio, dopo una serie di indagini genetiche sembra ormai acclarato che l’anguria sia originaria dalle aree tropicali dell’Africa Occidentale. La prima fonte documentata della coltivazione dell’anguria risale a ben 5.000 anni fa ed è registrata in alcuni geroglifici dell’Antico Egitto.
Nel X secolo abbiamo riscontri della sua coltivazione in Cina, oggi il primo paese produttore di cocomeri al mondo.
Nel meridione d’Italia, l’anguria viene anche chiamata melone d’acqua e mai definizione sembra più azzeccata per descrivere la sua composizione. Infatti l’anguria è composta fino al 93% di acqua. Il cocomero non solo è incredibilmente ipocalorico, ma aiuta anche a eliminare dall’organismo i sali e l’acido urico in eccesso.
Cento grammi di polpa hanno soltanto 30 calorie, 0,6 grammi di proteine e solo 0,1 grammi di grasso, questo ci consente di poter fare un’autentica scorpacciata di questo rinfrescante ortaggio senza doverci preoccupare del nostro girovita.
Occhio però a non esagerare troppo altrimenti a causa della sua alcalinità potreste incorrere in qualche sgradevole mal di pancia.
Ma quali sono i principali produttori di cocomeri nel mondo e come si colloca l’Italia in questo contesto. La tabella sotto riportata risponde a questi interrogativi ed evidenzia alcune sorprese.
I 10 maggiori produttori di cocomero nel 2018 | |
---|---|
Paese | Produzione (tonnellate) |
Cina | 62.803.768 |
Iran | 4.113.711 |
Turchia | 4.031.174 |
India | 2.520.000 |
Brasile | 2.240.796 |
Algeria | 2.095.757 |
Russia | 1.969.954 |
Uzbekistan | 1.836.959 |
Stati Uniti | 1.771.051 |
Egitto | 1.483.255 |
La produzione italiana nel 2020 è stata di 677.727 tonnellate, di cui 568.326 da coltivazioni all’aperto e 109.401 da coltivazioni in serra.
Stabilito che la stagione elettiva per il cocomero è l’estate e più specificatamente il periodo che va da maggio a settembre. Soprattutto all’inizio o verso la fine di questo periodo si può incorrere nella scelta di un frutto troppo maturo o ancora acerbo.
Come evitare questo spiacevole inconveniente? Si può ricorrere alla collaudata tecnica di percuotere con le nocche la superficie del cocomero; se la buccia vibra leggermente emettendo un rumore sordo e profondo significa che è il momento di mangiarlo. L’elevato contenuto di acqua dei frutti maturi facilita infatti la propagazione del suono.
Assodato che mangiare delle sugose fette di anguria a fine pasto o durante la giornata, anche soltanto per dissetarsi è il modo più consueto di consumarlo, il cocomero è molto più versatile di quanto si possa credere. Frullato e mescolato insieme a del muesli, in macedonia con altra frutta di stagione, come gusto di un bel gelato artigianale, sono tutte ottime varianti per consumare questo frutto ipocalorico.
Il cocomero però è protagonista anche di numerose ricette in cucina, spesso con preparazioni veloci e risultati sorprendenti. Chiudiamo questo articolo sull’anguria, la regina dell’estate con due di queste ricette, la prima è un antipasto, la seconda un dolce.
Gli ingredienti sono pochissimi: anguria, feta, menta fresca, olio extra vergine d’oliva, sale e pepe q.b.
Il vostro antipasto iper veloce, fresco e stuzzicante è pronto.
Per questo dolce che si prepara in poco più di 20 minuti, vi alleghiamo la video ricetta che vi guiderà nella preparazione rapida di una variante non meno gustosa di uno dei dolci cardini della nostra cultura gastronomica.
Buon appetito!
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