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L’annuncio della morte di Hitler

Tra le 21 e le 22.25 del 1 maggio 1945, Radio Amburgo, con le emittenti minori di Flensburg e Brema, per tre volte annuncia che di li a poco sarà comunicata una notizia molto importante. Tra un annuncio e l’altro vengono messe in onda brani di Wagner tratti da Tannhäuser, L’oro del Reno, Il crepuscolo degli dei e dalla settima sinfonia di Bruckner.

Improvvisamente la musica viene interrotta da un cupo rullo di tamburi e poi la voce concitata di uno speaker annuncia: “Il Quartier Generale del Führer comunica che il nostro Führer Adolf Hitler è caduto per la Germania oggi pomeriggio al suo posto di comando della Reichskanzlei, combattendo contro il bolscevismo fino all’ultimo respiro. Il 30 aprile il Führer ha nominato suo successore il grandammiraglio Dönitz”.

Al popolo tedesco viene nascosto il suicidio del dittatore e si fa intravedere una morta eroica intervenuta nel corso della disperata battaglia per Berlino. Quindi prende la parola il successore di Hitler che avvalorando l’inganno sulla morte del capo del nazismo pronuncerà un discorso imbevuto dalla solita retorica hitleriana.

“Uomini e donne tedeschi, soldati della Wehrmacht! Il nostro Führer Adolf Hitler è caduto. In profondissimo lutto e venerazione il popolo tedesco si inchina alla sua memoria. Da lungo tempo egli aveva riconosciuto il terribile pericolo del bolscevismo e consacrata la sua vita a questa lotta a cui pone fine, suggello di una vita diritta e integra, la sua eroica morte nella capitale del Reich. La sua esistenza è stata dedicata tutta al servizio della Patria; la sua azione nella lotta contro la tempesta bolscevica valeva non solo per l’Europa ma per tutto il mondo civile.”

Dönitz cerca di trasformare una guerra di conquista e di annientamento dell’Unione Sovietica in una lotta contro la “barbarie del bolscevismo” per la difesa dei “valori” dell’Europa. Contro questo “mostro” che sta divorando la Germania, il nuovo Presidente del Reich, giustifica la prosecuzione della guerra con queste parole: “Mio primo compito è di salvare i tedeschi dallo sterminio dell’avanzante nemico bolscevico. Fino al giorno in cui gli inglesi e gli americani ci impediranno di eseguirlo, noi dovremo combattere anche contro di loro: ma gli anglo-americani in tal caso non continuerebbero più la guerra per i loro popoli, ma per l’espansione del bolscevismo in Europa”.

Il tentativo patetico è manifesto, far arrivare agli alti comandi alleati il messaggio che senza una resa organizzata ad ovest, Stati Uniti e Gran Bretagna faranno il gioco di Stalin. Dönitz conclude il suo discorso promettendo di impegnarsi “fino al limite delle [sue] forze a rendere sopportabili le condizioni di vita delle nostre valorose donne, dei bambini, e dei cittadini tutti”, infine con un ribaltone a 360° dello spirito laico, se non ateo. dello stato totalitario, rivolgendosi ad un’entità superiore conclude: “Se faremo tutto ciò che è nelle nostre forze, anche Dio non ci abbandonerà dopo tanto dolore e tanto sacrificio”.

Al termine del suo discorso va in onda l’inno nazionale e lo Horst-Wessel-Lied, cioè il secondo inno dei nazisti. Seguirono tre minuti di silenzio, dopodiché furono trasmessi brani di musica funebre, tra i quali uno tratto dall’Eroica di Beethoven. Infine ormai nel cuore della notte tra il 1 e il 2 maggio, uno speaker saluterà gli ascoltatori con queste parole: “Salutiamo i nostri ascoltatori in Germania e all’estero, i nostri soldati di mare, di terra e dell’aria con il saluto tedesco: Heil Hitler!”.

In questo modo il popolo tedesco apprendeva della morte del Furher e di fatto del regime che aveva portato la Germania ed il mondo intero nel più spaventoso conflitto bellico della storia dell’umanità.

Valmont57

Diversamente giovane, fondatore di Wiki Magazine Italia, (già Scienza & DIntorni), grande divoratore di libri, fumetti e cinema, da sempre appassionato cultore della divulgazione storica e scientifica.

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