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L’assalto nazista alla cultura

Le dimissioni del leader centrista Fanz von Papen, apertamente sfiduciato dai nazisti, induce il vecchio Presidente Hindenburg ad affidare ad Hitler, il 30 gennaio 1933 l’incarico di formare un nuovo governo costituito da una totalità di ministri conservatori e reazionari con von Papen come vice cancelliere.

Quella data segna la definitiva presa del potere nazionalsocialista con l’infiltrazione sistematica e spesso violenta in tutti i gangli vitali della società tedesca. L’epurazione ebraica per motivi razziali del regime ebbe una particolare influenza nel mondo scientifico, culturale ed artistico della società tedesca.

Direttori d’orchestra e musicisti come Bruno Walter e Otto Klemperer vennero rimossi dai loro incarichi e le loro esecuzioni artistiche annullate. Radio ed industria cinematografica furono epurate non soltanto dagli ebrei ma da tutti coloro che professavano anche una debole opposizione al regime. I giornali non allineati dovettero chiudere i battenti o passare sotto il rigido controllo dei nazisti mentre il sindacato dei giornalisti e l’associazione degli editori si posero supinamente sotto il controllo del potere hitleriano.

Agli intellettuali di sinistra o semplicemente liberali come Bertolt Brecht e Thomas Mann fu impedito di pubblicare. Molti di loro furono costretti a lasciare il paese. Hitler, artista fallito, fu particolarmente animoso contro gli esponenti dell’arte contemporanea come Paul Klee, Max Beckmann, Vasilij Kandinskij. Non riusciva a dimenticare il futuro Furher come prima della Grande Guerra l’Accademia delle Belle Arti di Vienna avesse respinto la sua richiesta di ammissione giudicandolo privo di talento.

I direttori di musei e gallerie d’arte vengono allontanati e sostituiti con zelanti servitori del regime che mettono al bando le opere degli odiati artisti contemporanei. Complessivamente circa 2.000 persone attive in campo artistico lasciarono la Germania nel 1933 e negli anni successivi, praticamente la quasi totalità di quelli con consolidata fama internazionale.

L’anti intellettualismo nazista si riversò con feroce spietatezza anche in ambito universitario. Anche qui i docenti di origine ebraica furono immediatamente licenziati. Personaggi del calibro di Albert Einstein, Gustav Hertz, Max Born, Erwin Schrodinger furono costretti a lasciare la Germania così come una ventina di altri futuri o passati Premi Nobel.

Nel 1934, 1600 docenti universitari su 5000 furono costretti ad abbandonare le loro cattedre, in parte perché ebrei ed in parte in quanto oppositori del regime nazista. La cosa grave fu che negli atenei tedeschi furono soprattutto gli studenti con l’appoggio di una piccola minoranza di docenti ed intellettuali pro-nazisti come il filosofo Heidegger ad essere protagonisti di queste epurazioni.

Il 10 maggio del 1933 in diciannove città universitarie tedesche gli studenti mettono al rogo tutte le opere ritenute “rosse” o giudaiche. L’obiettivo di questa controrivoluzione culturale è forgiare l’anima del perfetto e puro tedesco ed a questo compito viene chiamato il MInistro della Propaganda, uno dei fedelissimi di Hitler, Goebbels.

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